Cronache degli Shanti - I Doni dei Draghi

tasso85

Messaggio da tasso85 » lun 17/mar/2008 12:12:00

Al sorgere del primo sole, Elyran si svegliò con la sensazione del freddo acciaio posato sulla sua gola. Aprì gli occhi, cogliendo i primi bagliori del nuovo giorno, immediatamente sveglio e vigile, e vide il giovane uomo che aveva salvato il giorno prima sovrastarlo, la spada in pugno poggiata sul suo collo scoperto. Per quanto il sangue dello stregone avesse guarito le sue ferite, egli era ancora debole, e si reggeva incerto sulle gambe, ma nei suoi occhi brillava un fuoco, e la sua espressione decisa non lasciava dubbi sulle sue intenzioni.
"Chi sei, e perchè mi hai salvato?" chiese Arthur, la voce ora forte nell'aria chiara del mattino
"Il mio nome è Elyran, e ti ho salvato perchè quando sono giunto nella radura eri l'unico ancora vivo. Mi dispiace non aver potuto fare niente per loro." rispose Elyran
"Ti DISPIACE?! Essi mi hanno attaccato nonostante io avessi chiaramente dichiarato di non aver intenzioni ostili, e che richiedevo di poter incontrare il capo del loro villaggio nella foresta. E, per tutta risposta, ho visto una salva di frecce piovermi addosso, che mi avrebbe trasformato in un puntaspilli se non mi fossi mosso velocemente!" disse il giovane, il viso arrossato per la rabbia.
"Ma adesso sei salvo, ed io non sono tuo nemico, quindi posa quella spada e consentimi di alzarmi." replicò lo stregone, rimanendo tuttavia disteso a terra, senza accennare movimenti bruschi o azioni inopportune
"Cosa sei tu? Non ho mai visto un uomo come te." gli domandò Arthur, ignorando le sue parole, e mantenendo la spada ferma sulla gola dell'uomo che gli aveva salvata la vita, "E perchè ti interessa la mia spada?" aggiunse, prima che Elyran avesse la possibilità di rispondere.
"Io sono uno Shanti, uno stregone, e..."
"Uno Shanti! E' per colpa di un tuo simile se io mi sono trovato in questa situazione: da un anno a questa parte, il capo di quel villaggio è proprio uno stregone, e da quando ha preso il controllo del villaggio, la foresta è diventata un luogo molto pericoloso." lo interruppe Arthur parlando con foga
"Uno Shanti? Qui? A capo di un villaggio elfico? Incredibile, siamo così pochi che non avrei mai creduto di trovarmi vicino ad un altro come me. Ma sappi che io non ho colpa per ciò che questo stregone può aver fatto. Io sono responsabile solo delle mie azioni." Replicò con calma lo stregone
"Non mi hai ancora detto perchè ti interessa la mia spada."
"Da quanto tempo ne sei in possesso, e da dove proviene?" gli domandò lo Shanti, svicolando la domanda del ragazzo.
"Appartiene alla mia famiglia da cinque generazioni, me l'ha donata mio padre per il mio sedicesimo compleanno. E non so da dove provenga. E ora, dimmi perchè ti interessa così tanto!"
"Lasciamela osservare da vicino, e risponderò alla tua domanda." propose Elyran
"Perchè non l'hai fatto prima, mentre ero moribondo? Avresti soddisfatto la tua curiosità." gli chiese Arthur, confuso dal comportamento dello stregone
"Perchè io non sono un ladro: tu eri vivo, e la spada ti apparteneva ancora, quindi non avevo alcun diritto di prenderla senza il tuo permesso." replicò Elyran, sorpreso dalla domanda
"E allora, perchè non l'hai semplicemente presa lasciandomi lì a morire?" insistette il giovane
"Non sono un assassino, io." rispose lo stregone, con aria offesa. "Posso alzarmi ora? Non cerco uno scontro, ma se è questo che vuoi, ti posso accontentare." aggiunse, un'espressione seria e determinata sul volto.
Arthur stette un attimo a riflettere, a valutare se poteva davvero fidarsi di quello strano uomo, ed infine ripose la spada nel fodero, consentendo ad Elyran di alzarsi da suo giaciglio.

Quando si fu alzato, lo stregone studiò con attenzione il ragazzo, notando il suo corpo forte e muscoloso, indice del fatto che lui era abituato ai lavori pesanti, e la scintilla di intelligenza e curiosità che brillava nei suoi occhi.
"Per la terza volta ti chiedo: perchè ti interessa la mia spada?" chiese nuovamente il giovane, ora più calmo
"Perchè potrebbe essere uno dei sei artefatti che vado cercando. Di più non posso dire, se non mi consenti di esaminare la spada." rispose Elyran
"E se anche lo fosse? Cosa ti aspetti che faccia? Che te la consegni?" domandò Arthur, preoccupato
"Ovviamente no, e nemmeno te la porterò via con la forza, se è questo che temi. Ma posso pagarla bene, quell'arma, se fosse ciò che vado cercando."
"Non mi serve il tuo denaro, e questa spada è il simbolo della nostra famiglia da cinque generazioni, non la cederò facilmente."
"Di questo, preoccupiamocene solo quando avrò stabilito se si tratta della spada che cerco." gli propose Elyran, tendendo una mano.
Arthur stava estraendo la spada dal fodero per porgergliela, quando lo stregone lo fermò allarmato.
"Fermo. Ascolta" disse, le orecchie tese a captare ogni minimo suono
"Non sento niente." replicò il giovane
"Zitto." bisbigliò Elyran di rimando, "Siamo in pericolo." aggiunse, e subito entrambi udirono distintamente il suono di molte frecce che vengono scoccate all'unisono.
"Aria, proteggici!" comandò lo stregone, ed attorno a loro si creò come una cupola fatta di aria più densa. Non era molto resistente, ma fu sufficiente a fermare le frecce, che altrimenti li avrebbero colpiti.
"Venite fuori e fatevi vedere elfi! Ormai è chiaro che ci siete. Non abbiamo intenzioni ostili, ma combatteremo se dovremo, e combatteremo per vincere!" urlò Elyran, rivolto verso la foresta, da cui emerse un singolo elfo, più basso dello stregone di circa una spanna, gli occhi a specchio che riflettevano i bagliori del secondo solo che era sorto da qualche tempo.
"Questo non è il tuo luogo, Shanti. Vattene ora, e non ti sarà fatto del male. Porta con te il ragazzo, ed entrambi avrete salva la vita" ingiunse l'elfo
"Chi sei tu, che ti permetti di darmi ordini?" replicò Elyran, senza mostrare traccia di paura sul suo volto
"Io sono Falar, figlio di Dalathin, capo del villaggio elfico nella foresta di Ather. Questo è il nostro territorio." gli rispose l'elfo
"Il figlio di Dalathin?" si chiese preoccupato Elyran, "Allora potrebbe essere un notevole problema." aggiunse tra sè e sè, poi disse ad alta voce: "Il giovane Arthur era venuto nella vostra foresta solo per incontrare te Falar. Ascolta ciò che ha da dire, e ce ne andremo in pace."
"Non ho tempo da perdere con un misero umano, stregone!" replicò Falar, irritato
"E invece mi ascolterai!" si intromise Arthur, "Perchè mia sorella è scomparsa proprio in questa foresta, insieme ad altri abitanti del nostro villaggio, ed io so che tu sai cosa è successo a loro." aggiunse
"MENZOGNA!" gridò Falar, il viso stravolto dalla rabbia e dall'odio, e subito aggiunse "Fuoco, a me!".
A queste sue parole, una sfera di fiamme comparve sul palmo della sua mano, e lui scagliò la sfera dritta contro il giovane, che osservava impietrito dal terrore quel prodigio magico, incapace di muovere un solo muscolo. Ma Elyran aveva previsto quella mossa, e subito la barriera d'aria che li circondava si mise a vorticare, così che quando la sfera arrivò a contatto con essa, la deviò lateralmente, mandandola ad esplodere nell'erba ad una decina di metri dalla loro posizione, e lo stesso accadde per le frecce che vennero scoccate dalla foresta subito dopo che Falar ebbe scagliato la sfera.
"Questo porterà solo ad un inutile spargimento di sangue, Falar! Rispondi alla domanda del ragazzo e ce ne andremo." propose Elyran, nuovamente calmo
"Essi avevano invaso il nostro territorio, e la pena per questo crimine è la morte. Le loro sentenze sono già state eseguite." replicò Falar, con un sorriso crudele sul volto
"NO! ASSASSINO!" gridò Arthur, il cuore straziato dal dolore e dalla rabbia. Subito estrasse la spada, la cui lama ora brillava di una strana luce rossa, e fece per scagliarsi contro lo stregone, ma Elyran lo bloccò
"Non è un avversario alla tua portata, temo, ed ancora non conosci i poteri dell'arma che impugni. Lascialo a me." gli disse, la voce gelida e decisa, gli occhi a specchio che brillavano di rabbia a stento controllata. Così dicendo, uscì dalla protezione della barriera d'aria, e si avvicinò di qualche passo a Falar, invocando il potere del fulmine e scagliandolo contro il suo avversario.
La battaglia era appena cominciata.

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Saphiry e Deianira
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Messaggio da Saphiry e Deianira » lun 17/mar/2008 20:41:00

CLAP CLAP CLAP *applausi*
Bellissima storia!!! Devi assolutamente continuarla!! *_*
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tasso85

Messaggio da tasso85 » lun 17/mar/2008 20:50:00

grazie :oops:

lo farò, forse subito domani il capitolo con lo scontro tra i due Shanti :D

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Messaggio da Bec *bory* » lun 17/mar/2008 21:41:00

Bravo! :D

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Messaggio da Luke e Kyriax » lun 17/mar/2008 21:49:00

Bellissima davvero :D :D
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(mi hanno detto così; però francamente non ne ho idea)

tasso85

Messaggio da tasso85 » mar 18/mar/2008 09:51:00

grazie! mi fate arrossire, davvero :oops:

ora che so che a qualcuno interessa, vedrò di proseguirla come si deve... se riesco, oggi pomeriggio stesso posterò il seguito, ma purtroppo non posso garantire di averne il tempo...

tasso85

Messaggio da tasso85 » mar 18/mar/2008 18:22:00

Elyran uscì dalla cupola di densa aria vorticante camminando lentamente, a testa alta, il passo altero, il portamento nobile, lo sguardo deciso. Mentre si avvicinava al suo nuovo avversario, invocando il potere del fulmine per scagliarglielo contro, le mani crepitanti di energia elettrica, si domandò se le cose sarebbero state sempre destinate ad andare così, se sarebbe sempre stato compito suo confrontarsi con esseri spregevoli come Falar, e portare con sè il fardello di dolore che ogni singola morte da lui causata gli provocava. Forse era giusto così, pensava, la giusta punizione per ciò che ho fatto quasi mille anni fa... Ma il tempo di pensare era finito, era il momento di agire.
Il fulmine accumulatosi nella sua mano si scagliò contro Falar con uno scoppio di tuono, dritto e veloce come una lancia di luce vendicatrice, ma Falar era pronto: dal nulla evocò dinnanzi a se un muro di acqua cristallina, che assorbì in sè la potenza del fulmine di Elyran, elettrificandosi, e lanciò a sua volta il muro d'acqua contro il suo avversario. Elyran non si era aspettato una reazione del genere, così veloce, ed anzi sperava di concludere quel duello con un singolo rapido colpo, ma non era deluso dal fatto di dover combattere duramente per la vittoria, e l'adrenalina scorreva a fiumi nelle sue vene, insieme al suo sangue permeato di potente magia. Un attimo prima che il muro si schiantasse su di lui, evocò attorno a sè una cupola di fiamme al calor bianco, che fecero istantaneamente evaporare l'acqua, per poi sparire, riportando la situazione in parità. I due avversari si fermarono, studiandosi l'un l'altro con rinnovato rispetto, ognuno ammettendo a sè stesso di aver sottovalutato il suo avversario.
"Sei bravo, Falar. Il degno figlio di tuo padre, direi." disse Elyran, prendendo fiato. Era infatti già lievemente affaticato, per lo sforzo di mantenere in vita la barriera d'aria a protezione del giovane Arthur, protezione che al momento pareva però inutile, visto che tutti gli elfi nascosti tra gli alberi ai bordi della radura non sembravano affatto intenzionati ad intervenire nella battaglia, e si tenevano in disparte.
"Non hai ancora visto niente, piccolo uomo!" esclamò Falar, spavaldo.
"E allora mostrami tutto ciò che sai fare. Mi sto annoiando." replicò Elyran, per provocarlo, sperando che la rabbia gli facesse commettere un errore fatale.
Con un urlo di rabbia, Falar sollevò le mani al cielo, e di fianco ad Elyran si innalzarono due muri di roccia e terra, e quando Falar battè le mani l'una contro l'altra, questi si mossero contro di lui per stritolarlo, ma Elyran fu più veloce, riuscì ad evitare di essere schiacciato. Approfittando del polverone creatosi in seguito all'impatto dei due muri, scagliò alla cieca cinque piccoli proiettili di pura energia magica, ed almeno uno doveva essere andato a segno, in quanto Elyran udì chiaramente un grido di dolore soffocato ed il tonfo di un corpo che cade. Uno dei proiettili aveva colpito Falar di striscio, all'altezza delle costole, provocando un foro bruciacchiato da cui usciva un rivolo di sangue, che andava a macchiare la tunica verde che lo stregone indossava.

"Maledetto! Pagherai per questo affronto con il tuo sangue!" urlò Falar, infuriato, e subitò reagì lanciando contro Elyran raggi di fuoco rovente, ma questi reagì ricorrendo alla stessa tattica mostrata poco prima da Falar, una barriera d'acqua che assorbì il calore dei raggi pur venendone distrutta, generando una gran quantità di vapore acqueo che andò a circondare i due duellanti, che ora non riuscivano a vedere ad un palmo dal loro naso, immersi in una fitta nebbia.
"Possiamo finirla qui, Falar, prima che qualcuno si faccia male." propose nuovamente Elyran, sperando in una risoluzione pacifica del duello
"MAI! Devi pagare per quello che hai fatto, a me e a mio padre!" replicò Falar, la cui voce vibrava di una nota di odio assoluto
"Cosa?! Cosa stai dicendo?" domandò Elyran, sorpreso
"So chi sei, Elyran Syan! O forse dovrei chiamarti con il tuo vero nome, Lothasar?" chiese Falar, sicuro di aver spiazzato il suo avversario, e nel frattempo iniziò a formulare un nuovo incantesimo
"TACI! Tu non sai niente di me! NIENTE!" gridò Elyran, e con una raffica di vento spazzò via la nebbia per poter nuovamente vedere il suo avversario. Ma Falar si aspettava una mossa del genere, e non appena fu in grado di vedere il suo avversario, lo investì con una scarica di proiettili di energia magica, tre dei quali andarono a segno, colpendolo al petto ed alla gamba destra e provocando profonde e dolorose ferite. Elyran non barcollò nemmeno, nonostante il dolore, e passò al contrattacco, evocando una gelida morsa di ghiaccio con la quale bloccò le gambe dell'elfo fino all'altezza dell'inguine.
Falar decise quindi di cambiare strategia, vedendo che ognuno di loro era in grado di contrastare con relativa facilità gli incantesimi dell'altro. Sciolse il ghiaccio che gli bloccava le gambe, e creò una spada di fiamma con la quale si scagliò contro Elyran, che arretrò scompostamente verso Arthur, non aspettandosi un tale cambiamento di strategia da parte di Falar.
"Ragazzo, la tua spada, presto!" gridò rivolto ad Arthur. Questi osservava stupito quella dimostrazione di maestria magica al sicuro all'interno della cupola protettiva che lo stregone aveva evocato, ma quando lo stregone lo chiamò chiedendogli la spada, prontamente reagì, lanciandola verso lo Shanti, che la prese al volo e si volse ad affrontare l'elfo.
Il duello fu terribile, l'abilità dei due contendenti praticamente identica, ma mentre la magia di Falar andava via via indebolendosi per lo sforzo di mantenere la spada di fiamma che aveva creato, quella di Elyran sembrava progressivamente rinforzarsi, e la lama d'acciaio tra le sue mani splendeva di una luce sempre più intensa, alimentata dalla rabbia di colui che la impugnava; infine, con un possente affondo, Elyran superò le difese del suo avversario, piantando la magica spada nel suo cuore. Falar cadde in ginocchio, gli occhi spalancati per lo stupore e l'incredulità, ed osservò vacuamente la ferita al petto da cui fluiva copioso il suo sangue lucente, che andava a cadere nell'erba, sulla quale anche lui cadde riverso, quando Elyran estrasse la spada con un violento strattone.
Lo scontro era finalmente finito, ed Elyran stette ad osservare l'elfo che aveva appena ucciso, il suo sangue, che spillava da numerose piccole ferite, si mescolava a quello dell'elfo, ed andava a bagnare la terra nella radura. Poggiata a terra la spada, Elyran tentò di ricomporre il corpo dell'elfo e, creata attorno a lui una bara di puro cristallo evocata per magia, che lo lasciò ancor più sfinito di quanto già non fosse, fece sì che il corpo fosse riassorbito nella terra per la quale aveva vissuto e lottato, in un segno di profondo rispetto per il suo avversario. Poi si inginocchiò a terra, di fianco al punto in cui il corpo di Falar era sprofondato, e pianse.

Dopo qualche minuto, tre elfi si avvicinarono, entrando nella radura con i loro archi a tracolla, le mani tese davanti a sè ed i palmi rivolti verso l'alto, a mostrare il fatto che non avevano intenzioni ostili.
"Salute a te, potente Shanti." esordì uno degli elfi, che sembrava molto vecchio anche per un elfo, i capelli grigi che cadevano fluenti sulle spalle, "Dobbiamo ringraziarti per quello che hai fatto." aggiunse
Elyran si rialzò da terra asciugandosi gli occhi umidi, e si rivolse all'elfo che aveva appena parlato:
"Tu mi ringrazi di aver stroncato un'altra vita? Non ne vado fiero, sappilo." rispose mesto Elyran
"Eppure tu ci hai liberati dal giogo dell'oppressore. Il nostro è solo un piccolo villaggio in questa verde foresta, ma da quando Falar era giunto tra noi, si è trasformato in un inferno. Egli era riuscito a salire al potere, divenendo il capo del villaggio, ed era, come hai sentito, estremamente crudele, non solo con noi, ma anche con tutti coloro che osavano entrare in quella che considerava la sua foresta. Tu ci hai salvati dal suo regno di terrore." replicò l'elfo, serio. Nel frattempo Arthur si era avvicinato, ed aveva udito le parole dell'elfo, a cui chiese: "E' vero ciò che ha detto? Che ha fatto mettere a morte quei miei compaesani che si erano avventurati nella foresta?"
"Purtroppo sì, giovane uomo. Ce ne dispiace veramente, ma non abbiamo potuto impedirlo in alcun modo." rispose l'elfo, una scintilla di tristezza negli occhi, "Ma una cosa posso dirti: egli ha mentito su tua sorella. E' vero che lei era entrata nella nostra foresta, ma non riuscimmo a catturarla, poichè lei fuggì verso ovest riuscendo a far perdere le sue tracce persino alla nostra pattuglia." aggiunse poi
"Dici sul serio?" domandò Arthur, il volto illuminato dalla speranza, "Ma dove si trova allora? Non è mai tornata a casa."
"A questo purtroppo non so rispondere."
"In ogni caso ti ringrazio, le tue parole riaccendono la speranza nel mio cuore." disse il ragazzo
"Non esistono scuse per ciò che ha fatto, e possiamo solo promettervi che da ora in poi i rapporti del nostro villaggio con il tuo popolo torneranno ad essere pacifici ed amichevoli come erano un tempo. Addio, amici." disse l'elfo, e si voltò per andarsene insieme ai suoi due compagni. I due uomini, ragazzo e stregone, rimasero soli nella radura, ed il primo sole si stava ormai avviando verso la fine del suo tragitto nel cielo.
"Prima, Falar ha detto di sapere chi sei. Ti ha chiamato Lothasar. Ti prego, dimmi che stava mentendo, che tu non sei veramente Lothasar!" domandò Arthur, la voce che suonava preoccupata e spaventata al tempo stesso.
"Purtroppo no, non mentiva. Se vorrai sedere con me, ti racconterò la mia storia, poichè è giusto che tu sappia con chi stai viaggiando." rispose triste Elyran, restituendo la spada al giovane.

tasso85

Messaggio da tasso85 » mer 19/mar/2008 11:12:00

I due uomini si sedettero su due rocce vicine, nella radura devastata dal duello magico, l'erba incenerita ed avvizzita, ed Arthur era preoccupato e spaventato al tempo stesso: aveva sentito tante storie terribili sul mago Lothasar, ma tutte le storie che aveva udito sembravano concordare sul fatto che il crudele mago fosse ormai morto da tempo. Eppure, ecco qui il suo salvatore, uno Shanti, che proclamava di essere proprio il temuto mago... non riusciva a crederci.
Quando si furono entrambi seduti, Elyran cominciò la sua storia.

"Il mio vero nome è Lothasar Mornsong. Sono nato quasi novecento anni fa nel perduto regno occidentale del Rashan. Il mio era un regno pacifico governato dal Re mio padre, e sotto il suo regno prosperavamo, tanto che anche il popolano più povero aveva un lavoro, una casa e del cibo nella dispensa. Ma ora tutto questo non esiste più, è stato distrutto dalla mia follia, e ciò che rimane non è che un deserto ove un tempo sorgeva il mio regno natio, che ora vive solo nel mio ricordo.
Fin da giovane, mostrai una grande curiosità ed anche una buona dose di talento per la magia, e mio padre decise di assecondare i miei desideri, consentendomi di studiare la Lingua Arcana sotto la guida del nostro mago di corte, un elfo di nome Aras, a patto che oltre a questo io mi concentrassi anche a studiare anche le arti del governo e della diplomazia, visto che ero l'unico figlio di mio padre, e che gli sarei succeduto al trono, quando lui fosse morto. Inutile dire che accettai subito le sue condizioni.
Così, ebbe inizio il mio addestramento, come mago e come futuro regnante, che mi avrebbe portato a diventare colui che nelle storie che si raccontano ai bambini è il temuto Re-Mago Lothasar... Ma all'inizio non vi era nell'aria sentore del pericolo a venire. I miei studi procedevano regolarmente, ed il mio maestro dell'Arte Arcana era stupefatto da quanto velocemente riuscivo ad imparare la lingua che consente di dominare la magia, e da quanto forte fosse la mia volontà, tanto che fin da giovane riuscivo a fare cose che un apprendista della mia età non dovrebbe riuscire a fare, come evocare uno dei sei elementi dal nulla, senza bisogno di trasmutare un elemento già presente.
Studiai con Aras per trent'anni, finchè un giorno mi presentai nella sua torre, come ogni mattina, e lui mi disse che non aveva altro da insegnarmi. Rimasi stupito dalla sua affermazione, poichè c'erano ancora molte cose sulla magia che non sapevo, o credevo di non sapere, ma se anche era così, lui mi aveva detto tutto ciò che aveva appreso nella sua secolare esperienza.
Da quel giorno, allora, continuai da solo lo studio della magia: conoscevo molto bene la Lingua Arcana, ma non mi bastava dominare la magia, io volevo CAPIRLA, capire cosa fosse nel suo intimo, da dove venisse, che cosa la creasse, come potevano delle semplici parole comandarla. Io volevo di più.
Con la benedizione di mio padre, intrapresi un viaggio che mi ha portato a visitare molti regni lontani, alcuni simili al nostro per cultura e tradizioni, altri completamente alieni, ed ovunque andassi, mi recavo presso maghi e sapienti dell'arte arcana, per apprendere da loro, e condividere il mio sapere. Venni così a scoprire molte cose che non avevo mai neanche lontanamente immaginato, sulla natura della magia e, soprattutto, sulla storia del nostro mondo. Ebbi anche la fortuna di parlare con un antico drago d'oro, vecchissimo anche per uno della sua specie, e da lui appresi il metodo per trovare le risposte alle mie domande senza bisogno di viaggiare, egli mi insegnò l'arte della divinazione.
Al termine del mio viaggio, che durò la bellezza di quindici anni, tornai finamente a casa, e trovai mio padre molto invecchiato, quasi fosse invecchiato di ben più di quindici anni durante la mia assenza, e molto malato. Aras aveva tentato di tutto per cercare di curare la malattia che lo stava distruggendo, ma invano, ed anche i miei poteri si rivelarono inutili. La vecchiaia, dopotutto, è una malattia inguaribile.
Sei mesi dopo egli morì. Non ricordo molto di quel giorno, tutto è velato dalla tristezza nei miei ricordi, sapevo solo che ora tutto il fardello che fino a quel momento era toccato a mio padre, doveva passare sulle mie spalle.
Cominciò così il mio periodo come regnante, ed all'inizio tutto andò bene. Avevo imparato da mio padre i modi giusti per regnare, e sapevo metterli in pratica con abilità, e la magia mi aiutava dove le mie carenze come diplomatico si facevano sentire maggiormente. Ma presto la gente cominciò a temere l'idea di essere governata da un mago potente, non so perchè, ma crebbe il malcontento. Eppure, il nostro regno era in pace e prospero come durante il regno di mio padre.
Ma è un dato di fatto che ero ancora ossessionato dalla magia, e sfruttando gli insegnamenti del drago, scrutai attraverso il tempo fino al passato più lontano, all'epoca in cui il mondo era giovane ed i draghi regnavano, e mi spinsi anche più indietro, fino ad osservare il momento stesso della nascita stessa del tempo. Tramite la divinazione, ho visto cose incredibili, che non avrei mai creduto possibili, ho visto la materializzazione di antiche leggende, come i Sei Draghi, i primi esseri viventi a popolare il nostro mondo... E scoprii la Profezia." a questo punto, Elyran si interruppe e chiese: "Conosci la storia dei Due Fratelli, giovane Arthur?"
"Mio padre me l'ha narrata molte volte quando ero bambino. E' la storia di due Dei, Infinito ed Eternità, che avrebbero creato tutto l'universo molto tempo fa... Ma ho sempre creduto che non fosse altro che una storia per bambini." rispose Arthur
"Oh no! Contiene molta verità quella storia, invece. Ma, visto che la conosci, posso proseguire il mio racconto."

"All'epoca, erano molto poche le creature viventi che fossero a conoscenza della Profezia, e nessuno la conosceva bene quanto me, che l'avevo vista crearsi con i miei stessi occhi. E dentro di me, immaginai lo splendore che il mondo avrebbe raggiunto quando la Profezia si sarebbe avverata, quando sarebbe finalmente giunto il Terzo Fratello, ed il mondo avrebbe conosciuto la Fine ed un nuovo, maestoso, Inizio. Così, cominciai a studiare ancora più duramente, per scoprire se c'era un modo per fare avverare questa profezia. E scoprii che un modo, forse, c'era...
Vedi, avevo scoperto che il sole che risplendeva sul nostro mondo, che ci garantisce luce e calore e vita, è composto nel suo nucleo di Caos puro, di pura magia! E pensavo che se fossi riuscito a fare mio quel potere, allora sarebbe stato possibile per me innalzarmi oltre il mio status di semplice uomo mortale, e raggiungere un livello di potere sufficiente a DIVENTARE io stesso il Terzo Fratello della Profezia, così da liberare il mondo dalla morte... Ambizioso, non è vero? Eppure, all'epoca, mi sembrava la scelta più logica. Oh, quanto sono stato cieco...
Presto, molti altri maghi, di regni vicini e lontani, si accorsero dei miei esperimenti magici. E come avrebbero potuto non accorgersene? Le magie che usavo per studiare la natura del sole, erano visibili a miglia e miglia dal mio palazzo, e l'eco del loro potere giugeva lontano, all'orecchio di chi sapeva ascoltare... Ed essi capirono che stava accadendo qualcosa di molto pericoloso. In molti si presentarono al mio cospetto, più vecchi, esperti e saggi, invitandomi a fermare questa pazzia, che non avrebbe condotto a nulla di buono. Ma io non volli ascolatare. Li scacciai dal mio regno, ed emisi una legge per cui tutti i maghi, escluso me ovviamente, erano banditi dal regno del Rashan con effetto immediato. Non volevo ostacoli sulla mia strada.
Tutti i maghi abbandonarono il mio regno, solo per rifugiarsi nel regno vicino, e lì preparare un piano per fermarmi. Al comando di un mago elfo di nome Dalathin, essi assaltarono il palazzo, potenti nella loro magia, e l'esercito di guardie che lo difendeva non aveva alcuna possibilità di resistere ad un tale assalto: non si erano mai visti tanti maghi uniti insieme in una causa comune. Dalathin stesso giunse fino al mio studio privato, con il fermo intento di fermarmi, ma io non avevo intenzione di arrendermi. Combattei contro di lui, e avrei perso miseramente lo scontro, quando decisi di tentare il tutto per tutto, e lanciai l'incantesimo che avevo elaborato, che mi avrebbe dato pieno accesso all'energia magica del sole stesso...
Ma non avevo fatto bene i miei calcoli. L'incantesimo funzionò alla perfezione, ed un potente flusso di energia magica cominciò a scorrere dal sole dentro di me, rendendomi più potente di quanto qualsiasi mago sia mai stato, ma non avevo considerato che il mio corpo non sarebbe stato in grado di reggere una tale quantità di energia. In un attimo, persi il controllo di quella terribile energia, ed una immensa esplosione devastò tutto nel raggio di centinaia di miglia, trasformando tutto ciò che toccava in polvere. Inoltre, un grande contraccolpo si ripercosse sul sole stesso, che si spaccò nei due soli che ora popolano il nostro cielo, e questo portò a grandi sconvolgimenti climatici, infatti i due soli sono più piccoli di quando erano uno, ed il nostro mondo è divenuto più freddo.
Solo io, e Dalathin, come scoprii in seguito, sopravvivemmo, e la grande energia a cui eravamo stati esposti ci aveva trasformato in quello che siamo ora, i primi due Shanti al mondo.
Da quel giorno, ebbe inizio la mia fuga nel dolore. Mi gettai alle spalle il mio nome, scegliendo per me il nuovo nome di Elyran Syan, e vivo con il solo scopo di cercare di porre rimedio all'immenso dolore che ho causato in questo mondo, poichè in quel singolo istante di follia, decine di migliaia di vite sono state spezzate a causa mia, ed io temo che se anche dovessi passare il resto della mia vita a far penitenza per ciò che ho fatto, ancora non sarebbe sufficiente.
Per ottocento anni ho vagato in lungo ed in largo per queste terre, portando con me il mio segreto ed il mio fardello di dolore, aiutando dove c'era bisogno di aiuto, mettendo le mie conoscenze e le mie capacità a disposizione di tutti, tentando di espiare le mie colpe. E questo mio vagabondare, ieri, mi ha condotto fino a te, ed ho avuto l'occasione di salvare una vita preziosa dalla morte.
E questa è la mia storia." concluse Elyran, ed i soli stavano ormai tramontando alle sue spalle.

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Messaggio da Bec *bory* » mer 19/mar/2008 15:00:00

Tu hai scritto 666 messaggi? Però ... :D

tasso85

Messaggio da tasso85 » mer 19/mar/2008 15:04:00

si, ma la nota non l'avevo messa per dire "guarda quanti messaggi ho scritto!" (che sarebbe cosa alquanto inutile), solo per far notare il particolare numero :D

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