Facciamo chiarezza. Dio nella sua interezza di essere onnipotente, onnisciente e altro ancora è inconcepibile per la mente umana. Possiamo
pensare l'infinito (sotto vari aspetti: spaziale, temporale etc.), cioè cercare di intuirne la natura a livello concettuale, ma è impossibile, per degli esseri finiti quale l'uomo,
conoscere l'infinito, ossia fare esperienza di (e memorizzare) tutti gli elementi caratteristici dell'infinito, che sono anch'essi infiniti e perciò non percepibili né catalogabili, rispettivamente, dai sensi e dall'intelletto.
Questo vuol dire che l'uomo anziano ed austero con una folta barba bianca è un'iconografia convenzionale, una figura scelta di comune accordo perché, nell'immaginario collettivo, possiede quelle qualità che, all'ennesima potenza, crediamo appartengano a Dio (autorevolezza, affetto paterno, età venerabile, potere, maestà). Nel fare questa impropria operazione dimentichiamo che non è sufficiente prendere le caratteristiche umane che reputiamo migliori e dilatarle illimitatamente per avere Dio: esse, infatti, appaiono le migliori alla nostra mente imperfetta, ma chi ci garantisce che lo siano realmente? Conoscere Dio, anzi ricostruirne la natura partendo da empiriche esperienze umane, è solo frutto dell'arroganza sistematica di chi ignora i confini delle capacità dell'uomo.
Per tali ragioni reputo un daimon in forma di Dio assolutamente impossibile perché Dio è inconoscibile, ineffabile e non raffigurabile (ogni immagine porterebbe seco la limitatezza intrinseca dell'umana visione),
ergo nessuna persona può avere caratteristiche rappresentabili dalla divinità. Se ciò fosse astrattamente possibile, l'uomo non sarebbe più tale: una delle nostre qualità ontologiche è la libertà (faccio questo, ma potrei fare quell'altro, rinunciando a questo); se fossimo Dio (nel quale tutte le possibilità sono contemporaneamente attuali, como corollario dell'onnipotenza), non potremmo scegliere, perché scegliere significa sacrificare una possibilità ad un'altra e sacrificare qualcosa non è compatibile con l'onnipotenza (perderesti il "potere" legato a quel qualcosa che sacrifichi).
Mi spiace deludere i vostri sogni di gloria, ma temo che dobbiate abbandonare l'idea di avere per daimon il Signore.
Infine,
ad abundantiam, una considerazione etimologica: daimon vuol dire, in greco, "che partecipa del divino" (l'anima ha sempre qualcosa di ultraterreno), non "che coincide col divino", altrimenti si chiamerebbe
teos.