A) i novizi;
B) i veterani che hanno scritto il proprio Vademecum.
MostraCos'è il Daimonismo
Il Daimonismo è una pratica filosofica attiva fondata nel 2003 negli USA. L'ispirazione di tale pratica proviene dalla famosa e discussa saga di libri scritti da Philip Pullman, Queste oscure materie, nel cui mondo fantastico ogni essere umano possiede un'anima tangibile e separata da sé nella forma di un animale senziente e parlante, tale daimon. Per quanto i libri di Pullman siano unicamente fantasia, l'idea di base ha affascinato numerose persone portandole a chiedersi come potrebbe essere avere accanto a sé il proprio lato più profondo nella forma di un animale, le cui caratteristiche rispecchiano alla perfezione quelle del carattere della persona. Ciò che rende intrigante questa idea è proprio il fatto di potersi dedicare all'introspezione in modo attivo, ricevendo risposte e supporto non dal mondo esterno, ma da sé stessi.
A distanza di dodici anni, quello che oggi è il Daimonismo è la conseguenza delle ricerche psicologiche e filosofiche improntate su tale idea basilare.
Il daimon
Il termine daimon proviene da dæmon, “demone”, la cui origine risale all'antica mitologia e filosofia greca. I daimon erano spiriti benevoli della natura, guide e consiglieri, concetto ripreso da Platone nel Simposio. Qui il daimon assume il ruolo di contatto tra umano e divino, ciò che permette all'uno di relazionarsi con l'altro, comprendendosi e perfezionandosi a vicenda (non a caso Platone definisce l'amore come “un grande demone”). Eraclito aggiunge a tutto questo un'idea fondamentale: il carattere è il daimon dell'uomo. La personalità è l'insieme di gusti personali, comportamentali ed etici tendenti all'evoluzione e al cambiamento, ma il carattere è ciò che lo rende unico ed inimitabile, il nocciolo duro e inattaccabile all'interno dell'uomo. Il daimon dunque è ciò che permette di relazionarsi con la parte più profonda di sé, un modo per trovare contatto con sé stessi e comprendere le proprie emozioni più intime, migliorando la coscienza di sé. Il Daimonismo adotta questo concetto aggiungendovi la simbologia animale.
Dialogo e proiezione
Se il daimon è il tramite tra l'uomo e il suo carattere, allora bisogna imparare a comunicarci attivamente. Il modo principale di comunicazione consiste nel dialogo, ovvero nell'ascoltare e interpretare tutti quei pensieri e parole apparentemente casuali che la nostra mente genera ogni giorno. Spesso ciò che vediamo e sentiamo causano una reazione inconscia nella nostra testa, portandoci alla mente immagini, sensazioni, ricordi apparentemente casuali o indotte. La parola “fiore” può richiamare una sensazione piacevole o un profumo, la parola “tortura” un senso di paura o una brutta esperienza passata e la conseguente rabbia. La parte più inconscia della nostra mente comunica costantemente con noi, dando il meglio di sé durante il sonno tramite messaggi onirici. Dialogare col proprio daimon potrebbe essere considerato un vero e proprio sogno ad occhi aperti, un modo per dialogare col proprio Super-io in qualunque momento della giornata. Spesso il dialogo avviene a parole, dando mentalmente voce ai propri pensieri e ascoltando le risposte. Quando il legame tra daemian e daimon diviene più solido e il primo comprende alla perfezione i meccanismi dietro al dialogo, questo può diventare anche molto fluido e iniziare dal daimon stesso, interpretando direttamente le sensazioni da esso provenienti in parole. Ma molti daemian sostengono di limitarsi al dialogo tramite immagini, suoni, persino tramite canzoni. Non esiste un modo preciso e stabilito per comunicare, ognuno sperimenta il tipo di scambio maggiormente idoneo a sé.
Oltre al dialogo in sé per sé, il secondo modo più utilizzato per comunicare col daimon è la proiezione. Con un piccolo sforzo di immaginazione è possibile “vedere” il proprio daimon interagire con la realtà attorno a noi, o anche solo sullo sfondo scuro dei nostri occhi chiusi. Normalmente, quando qualcuno presenta il daimonismo a qualcuno che non lo conosce si tende a precisare immediatamente che non si tratta di un amico immaginario come quello dei bambini, più che altro per non apparire dei cialtroni infantili, ma la verità è esattamente questa: il daimon è un amico immaginario. Lo vediamo accanto a noi, muoversi e parlare, ascoltando le sue parole nella nostra mente e osservando le sue conseguenti azioni come se ci fosse un vero animale accanto a noi, esattamente come i bambini immaginano di parlare e giocare con i propri amici incorporei. Ma questo comportamento è davvero stupido o infantile come appare in un primo momento? I bambini spesso creano i loro amici incorporei per riempire un vuoto affettivo, in assenza di genitori, amici o affini, così da sentirsi meno soli ed avere una costante fonte di stimoli. Gli adolescenti provano desideri diversi, ma spesso tendono a creare loro stessi dei compagni mentali, spesso sotto forma di amanti affettuosi e cantanti famosi per dar sfogo ai loro nuovi sentimenti. L'adulto è idealizzato, ci si aspetta che si comporti con razionalità in ogni momento e che affronti la vita con serietà e decisione, vincendo ogni sfida. Prova ansie e paure allo stesso modo di bambini e adolescenti, ma al contrario di questi l'adulto è schiacciato dalla pressione sociale che lo costringe a comportarsi da persona matura, responsabile, forte, senza concedergli il lusso della debolezza. L'adulto medio tende ad imbottigliare questi sentimenti, con il conseguente pericolo di contrarre patologie quali attacchi di panico e depressione. Il daimonismo in questo caso offre una valvola di sfogo: permette all'adulto di concedersi un po' di sana e spontanea fantasia, apre la sua mente concedendo alla sua immaginazione di correre libera e di sentirsi rassicurato da una presenza intima che lo comprende come nessun altro al mondo. E visto che il daimon non è altro che il tramite tra l'uomo e il suo carattere più profondo, aiuta ad accettarsi per quello che si è senza lasciarsi inquinare dallo stress e le pressioni del mondo esterno. Una volta che l'uomo conosce sé stesso, nessuno può davvero dominarlo.
Il perché della forma
Il daimonismo prevede che il daemian scelga una forma animale simbolica per il proprio daimon, così da dargli un volto e favorire la proiezione e spesso anche il dialogo. La scelta dell'animale di riferimento avviene tramite l'analisi della propria personalità, cercando di individuale le proprie caratteristiche sociali, affettive e comportamentali più basilari e profonde sviluppate durante il corso di tutta la propria vita. Una persona estroversa che ama stare tra la gente e lavorare in gruppo dovrà probabilmente valutare la forma di un animale che vive in branco, mentre una persona introversa che non sente la necessità di interagire troppo con chi gli sta accanto potrebbe valutare un animale solitario. Ovviamente le scelte sono infinite, quindi il nuovo daemian può rivolgersi agli analisti del forum per trovarne una che possa funzionare, dopo un'attenta descrizione delle proprie attitudini personali. L'analisi di un'animale avviene interpretando le sue peculiarità fisiche e comportamentali così da stilare un insieme di caratteristiche umane. Tuttavia, proprio perché si tratta di un'interpretazione non scientifica, essa può variare da analista e analista rivelandosi quindi non affidabile al 100%, dunque sta al daemian stesso valutare le possibilità e scegliere in base al proprio istinto, a volte con l'aiuto del proprio daimon.
La scelta della forma è un tema talmente variegato che nel tempo si sono formate due tendenze separate ma affini: secondo la teoria simbolistica la forma del daimon deve rispecchiare in maniera più fedele possibile il carattere e la personalità del daemian, mentre la teoria soggettivistica reputa inutile l'affidamento alle analisi per svariati motivi, tra cui per l'appunto la relatività delle analisi, i gusti personali del daemian o simili. Non sono neppure rari i casi in cui il daimon sceglie di non possedere una forma fissa o di non possederne affatto, reputando il dialogo come l'unica parte importante del rapporto col proprio daemian.
A conti fatti, sta al daemian trovare una forma che gli sia affine e rafforzi il legame col suo daimon.
Attività mentale
A questo punto, l'unica domanda che rimane è una sola: a che pro tutto questo? In poche parole, per mantenere attiva e vivace la propria mente. Tutti i daemian riferiscono di provare una sensazione distensiva nel dialogare col proprio daimon, in quanto sia dialogo che proiezione mantengono vigile e reattiva la loro immaginazione. Lo si può considerare una forma blanda di meditazione, in quanto aiuta chi lo utilizza a percepire attivamente la realtà esterna (proiezione) pur lavorando attivamente nell'introspezione (dialogo). Il beneficio è una sensazione di pulizia e leggerezza, una sensazione fisica molto simile a quella di un atleta che ha compiuto il suo allenamento fisico giornaliero scaricando così tensioni ed energie negative. Più la mente è stimolata e più il contatto col daimon diventa chiaro e profondo: le parole scorrono con vigore e l'immagine incorporea del proprio animale di riferimento diviene più realistica, i suoi movimenti più verosimili e si colgono tutti quei piccoli dettagli quali il modo in cui la luce dell'ambiente si riflette sul suo pelo o piume, il vento che li scompiglia e così via. Si diviene più consci sia del mondo esterno a noi che del mondo interno, accrescendo il senso di completezza tipico di tutte le pratiche meditative e rilassanti. Inoltre, sparisce quel senso di vuoto e solitudine che fin troppe volte tutti noi sentiamo nel corso della nostra vita, quel senso di impotenza che ci porta a vivere passivamente senza tentare di migliorarci. Sentirsi rassicurati dal proprio daimon equivale a sentirsi rassicurati dal fatto che esistiamo e che possediamo un'individualità perfetta e inattaccabile. Chi ama il proprio daimon ama sé stesso, e chi ama sé stesso vive senza paura.