1) ai daemian novizi;
2) ai daemian veterani che hanno già pubblicato il proprio Vademecum in versione definitiva.
Tutti gli altri hanno l'obbligo di chiudere questa pagina senza proseguire nella lettura! L'ordine è categorico ed imperativo e non ammette eccezioni di sorta!
I motivi del divieto sono spiegati QUI. Se siete tentati di leggere di nascosto, magari da semplici ospiti, al fine di non lasciare tracce, sappiate questo: non fate un dispetto a me, che potrei anche sentirmi onorato nel sapere che il mio Vademecum ha incuriosito ed ispirato molti utenti, ma fate il danno vostro, dei novizi e del Daimonismo tutto, perché compromettete l'originalità del Vademecum che scriverete in futuro, perciò siate seri ed onesti e lasciate perdere i giochini infantili.
Sei sicuro di essere autorizzato a continuare? Altrimenti esci da questo argomento seduta stante!
Questo è l'ultimo avviso: se non hai i requisiti per leggere, non fare il poppante curioso!
Mostra. Vademecum di Claudio e Olyandra .
Ehi, novizio, sì, dico a te, questo Vademecum è un regalo dal più profondo del cuore, che mi sento di farti per rendere più bello, facile e consapevole il tuo cammino di daemian (cioè, di aderente al Daimonismo).
1) Grazie per il pensiero, Claudio, ma cos'è il Daimonismo?
Il Daimonismo è una filosofia introspettiva, mio caro ragazzo. C'è un luogo ancora più misterioso della volta celeste, con le sue galassie, i suoi buchi neri, i suoi fenomeni prodigiosi, le sue forze colossali: la psiche umana. A volte penso che rivolgiamo troppo spesso lo sguardo verso fuori, ma, dimmi, ha senso girare il mondo se non si conosce casa propria? Voglio aiutarti a cogliere al volo il nocciolo del Daimonismo e dell'introspezione, perciò ti faccio un esempio molto intuitivo. Nel corso della tua vita ti sarà senz'altro capitato di dare agli altri un'impressione diversa da quella che volevi, no? È brutto quando tu vuoi esprimere qualcosa e i genitori, i parenti, gli amici ed i professori capiscono tutt'altro: ci si sente incompresi, intrappolati in una gabbia in cui non si riesce a portar fuori quello che si è veramente. Ebbene, prima di rimproverare l'ascoltatore di essere stato disattento ed aver frainteso, devi verificare di aver parlato chiaramente, senza ambiguità, senza reticenze, senza falsità. E qual è il segreto per raccontare bene quello che si pensa (razionalmente) e si prova (emotivamente e sentimentalmente)? Facile! Occorre conoscere alla perfezione i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri sentimenti. Quando qualcuno non riesce a spiegarsi, forse ha le idee un po' confuse. Il Daimonismo serve a questo, ad esplorare dentro la propria mente, alla ricerca dei pensieri, delle emozioni e dei sentimenti genuini che rendono ciascuno di noi una persona unica, speciale, insostituibile!
2) Ho capito, ma potresti essere più preciso?
Sono qui per questo. Il Daimonismo è una filosofia che prende le mosse da un dato fondamentale: l'apparire non coincide quasi mai con l'essere. Il modo in cui ognuno - bambino, ragazzo, giovane, adulto o vecchio - si mostra agli altri non corrisponde all'idea che egli ha di se stesso. Ciò dipende dagli equivoci in cui cadono le persone con cui abbiamo a che fare, ma anche dalla difficoltà di mettere in pratica i nostri desideri e bisogni più profondi... Parafrasando un noto proverbio, tra il pensare ed il fare c'è di mezzo il mare! E questo mare ha tanti nomi. Molti sono i motivi che ci impediscono di agire come vorremmo e di manifestarci con franchezza.
Il primo è il condizionamento sociale. L'ambiente in cui cresciamo e viviamo nutre aspettative su di noi: può trattarsi di aspettative sul tuo percorso scolastico, universitario o lavorativo (i genitori vogliono che tu frequenti il liceo classico, mentre a te piace il linguistico; oppure ti vorrebbero medico e tu preferisci l'arte e la musica; oppure desiderano che tu frequenti l'università, mentre la tua passione è diventare un bravo falegname...), sulle tue amicizie (alcuni amici della tua cerchia non vanno a genio alla tua famiglia...), sui tuoi atteggiamenti (ti criticano perché sei o sembri troppo scorbutico, troppo anticonformista, troppo asociale, troppo sognatore o, al contrario, perché sei o sembri troppo generoso, troppo ingenuo, troppo attaccato agli amici e poco ai libri, troppo cinico...), sulla tua vita sentimentale e sessuale (dicono che sei troppo giovane per stare con un/a ragazzo/a...), sui tuoi ideali etici, religiosi e politici (non ti piace un certo partito, non credi in una certa religione...) e su molte altre cose. Non c'è nulla di male in questo, a patto che tu rimanga padrone della tua vita. Ascolta con umiltà i consigli che ti vengono offerti e rifletti sulle ragioni di chi non è d'accordo con le tue preferenze, ma, alla fine, decidi con la tua testa, assumendotene la piena responsabilità: solo tu puoi conoscere qual è la strada giusta per te e per diventare adulto devi imparare piano piano a cavartela da solo. A ben vedere, non potersi comportare come si vorrebbe (nel rispetto degli altri, s'intende) non è il problema più grave: se oggi non riesci a trasmettere quanto tieni al collezionismo, domani puoi sempre ritentare e, a forza di insistere, darai la prova che la tua passione è seria e non un banale capriccio momentaneo. Il vero problema, il problema di tutti i problemi, è dimenticarsi quello che si vorrebbe: se cancelli la tua passione per il collezionismo, facendo finta che non ti interessi, allora vai incontro alla frustrazione, perché il desiderio che nascondi resta dentro di te e ti tormenta. Quando fai un compromesso con te stesso, cacciando dalla tua mente qualcosa che ti sta veramente a cuore, è come se chiudessi un neonato in una stanza per levarti l'incomodo di doverci badare: all'inizio credi di stare tranquillo e allegro, ma poi il suo pianto dirotto ti costringe a fare i conti con la realtà e ad accudirlo a dovere. Le frustrazioni, le inibizioni e le autocensure sono la stessa cosa: delle prigioni dove t'illudi di nascondere ciò che hai paura di vedere o non hai il coraggio di accettare, ma che prima o poi ti rovinerà l'esistenza. Abbiamo tutti una zona oscura, l'inconscio, e quello che vi dimora non è distrutto: agisce nell'ombra e ci condiziona subdolamente, senza che ce ne accorgiamo. Il Daimonismo è una filosofia preziosa per tutti quelli che non vogliono mentire a se stessi, che preferiscono la sconfitta alla rinuncia, che non sono disposti a restare succubi delle scelte altrui, che desiderano essere fedeli alla propria personalità autentica, che hanno la volontà di spezzare le catene del condizionamento sociale e di rivendicare la libertà di essere se stessi.
Il secondo è il vissuto remoto. Le esperienze del passato determinano la vita presente e possono ipotecare persino gli sviluppi futuri. Se non ricevi affetto, se vieni trattato come uno scemo o insultato, se gli altri ti isolano, se hai subito un brutto incidente, tutto questo avrà effetti molto forti sulla tua sensibilità, sulla tua autostima, sulla tua vita sociale e sulle tue fobie. L'uomo è una creatura dotata di meravigliose capacità intellettuali, ma non tutto cade sotto il controllo della ragione: esistono meccanismi istintivi, paure ataviche e sofferenze mai superate che stanno nello "scantinato" della mente, dove non puoi vederle e affrontarle di petto. Se è vero che le delusioni sono più formative del successo, perché ti insegnano a misurarti con l'insoddisfazione, con la sconfitta, coi limiti della realtà, al contempo possono segnarti per sempre e spingerti verso l'infelicità, la tristezza ed il vuoto interiore. Le esperienze spiacevoli sono inevitabili: ci passiamo tutti, prima o poi. La vera saggezza non consiste nella fuga dalle difficoltà: puoi fuggire quanto ti pare, ma i problemi resteranno lì finché non deciderai di prenderne atto e di reagire con forza di volontà e spirito di iniziativa. Non vergognarti delle tue debolezze, non lasciarti abbattere da una strada in salita: il Daimonismo insegna questo.
Il terzo è il senso di colpa. Quando si sbaglia e si fa torto a qualcuno, la coscienza rimorde: ti senti sporco, cattivo, incapace. Entro certi limiti è positivo: ti aiuta a comprendere la portata del tuo errore e ti spinge a rimediare concretamente, per avere il perdono della persona che hai ferito o fatto soffrire. Bisogna però fare attenzione a due trappole molto pericolose. La prima consiste nel sentirsi in colpa senza aver fatto male a nessuno: le regole troppo severe deprimono la libertà e creano il terrore di sbagliare ad ogni passo, una vera e propria ossessione che ti divora dall'interno. La seconda trappola è il giudicarsi con eccessiva durezza: è più facile essere perdonati dagli altri che da se stessi. Anche il criminale più incallito può cambiar vita, dopo un sincero e sofferto pentimento (e dopo aver scontato la giusta pena): quando ti dai per spacciato, quando credi di essere malvagio o inetto al di là di ogni speranza di salvezza, è proprio in quel momento che firmi la tua condanna alla tristezza ed alla depressione. Il Daimonismo ti aiuta a rialzarti dopo una caduta, ti dà una mano ad accettare che nessuno è perfetto e nessuno è un mostro.
Il quarto è l'ignoranza. Naturalmente, non mi riferisco ai voti che prendi o hai preso a scuola. L'ignoranza più nera è l'ignoranza di se stessi. Può succedere che un ragazzo abbia uno straordinario talento, una capacità sorprendente, e tuttavia non se ne accorga, perché non viene stimolato in quella direzione oppure non ha l'occasione di mettersi alla prova. Questo è un terribile spreco, come se tu avessi sotto il materasso un forziere traboccante di lingotti d'oro e mangiassi soltanto pane e acqua, ignorando di poterti permettere maggiori gratificazioni. Il Daimonismo è un modo per conoscersi meglio e scoprire qual è il proprio "cavallo vincente", che merita amore, dedizione, allenamento, impegno e pazienza, come tutti i "campioni".
Il quinto è il calcolo di convenienza. I bambini non si tirano indietro davanti a nulla, sono delle mine vaganti che non vedono l'ora di mettere il mondo a soqquadro. Man mano che si cresce, l'entusiasmo viene razionato e le energie dirette verso scopi sempre più pragmatici, immediati, realistici. Ancora una volta, siamo davanti ad una profezia che si autoavvera: se decidi che non è più il tempo dei sogni e dei grandi progetti, sei tu stesso che ne causi il fallimento. La chiave del successo è credere in se stessi e in ciò che si fa. Molte persone - troppe, in verità! - rinunciano alle sfide più emozionanti e ripiegano su attività più modeste, più sicure e meno costose, in quanto s'illudono che non ne valga la pena, che sia tempo sprecato, che occorra stare coi piedi per terra. Sì, è vero, coi piedi per terra, ma non sepolti sotto mezzo metro di fango. Non privarti mai della speranza, non arrenderti senza combattere, non gettare i tuoi sogni in nome della comodità. Ecco a cos'altro serve il Daimonismo: a non sacrificare se stessi sull'altare della pigrizia e della resa preventiva.
3) Siamo sicuri che il Daimonismo non sia una setta?
Il Daimonismo è un movimento filosofico essenzialmente, necessariamente ed intrinsecamente paritario, orizzontale e democratico. Non esistono dogmi (verità assolute), non ci sono capi né gerarchie (gli Amministratori ed i Moderatori gestiscono il Forum e lo tengono in ordine, ma non comandano e non sono padroni della dottrina) e non ha neppure lontanamente senso parlare di rituali, cerimonie e simili. All'interno di una cornice di princìpi condivisi, ogni daemian intende e vive il Daimonismo a modo suo: gli altri utenti del Forum possono dargli dei consigli, condividere le proprie esperienze affinché ne faccia tesoro, formulare teorie accattivanti, certo, ma l'unico che può sapere qual è la via più adatta per fare introspezione è il diretto interessato. Nessuno vuole farti il lavaggio del cervello, né fregarti quattrini o trascinarti in loschi complotti o chissà cos'altro: sei tra amici, non alla mercé di una masnada di delinquenti.
4) Cos'è il daimon e perché è importante?
Mi hai messo con le spalle al muro. Sai perché? Nessuno conosce la risposta esatta! Alcuni lo identificano con una parte della psiche, altri lo considerano un traghettatore tra i vari "piani" della psiche, talaltri vi ravvisano l'anima immortale... Ai miei occhi, il daimon è il nucleo più profondo dell'autocoscienza e della volontà, la fonte della libertà esistenziale, la personalità autentica, il sigillo dell'unicità ed irripetibilità di ogni uomo. Tu sei libero di concepirlo diversamente, anche alla luce delle particolari idee ed esperienze che ti appartengono. Ciò che conta di più non è descriverlo, ma comprendere il senso del confrontarsi con luii (la doppia i finale è una convenzione per indicare il riferimento al daimon). Il daimon è una componente essenziale della tua umanità e rappresenta il tuo vero essere: l'introspezione ti servirà a portarlo fuori, a prenderne consapevolezza ed a vivere nel segno della pace interiore. Non cerchi il tuo daimon per apparire figo, per sentirti un privilegiato, per svelare il sovrannaturale, per costruirti un amico immaginario nella solitudine, per fingere che i libri di Philip Pullman (La Bussola d'Oro, La Lama Sottile ed Il Cannocchiale d'Ambra) siano romanzi realistici: se queste sono le tue intenzioni, hai bisogno di schiarirti le idee o, addirittura, di azzerarle e ricominciare umilmente daccapo. L'introspezione è una pratica della filosofia e della psicologia, un'indagine seria, meticolosa ed incessante sui meandri della mente, finalizzata alla conoscenza interiore, al miglioramento di sé ed alla ricerca della felicità. Concentrati su questi tre obiettivi e la tua esperienza come daemian avrà un senso ed un'utilità molto forti.
5) Come funziona l'introspezione?
"Introspezione" vuol dire "guardarsi dentro". Sono sinceramente convinto che sia tra le attività umane più delicate (l'interiorità non offre gli stessi riscontri del mondo fisico), nondimeno questo - bada bene! - non mi impedisce di ritenerla alla portata di tutti. Dove sta il trucco? È delicata perché richiede pazienza, metodo e sensibilità, doti che chiunque, se debitamente motivato, può sviluppare. Non arrenderti, non giudicare l'impresa al di là dei tuoi sforzi: puoi farcela, e non occorre che tu sia un genio. Esistono vari approcci: ti spiegherò i più diffusi, senza con questo insinuare che siano gli unici validi.
La prima strada è il dialogo. Quando ti capita di stare solo, libero da preoccupazioni, ansie e distrazioni, con la mente sgombra e la calma intorno a te, puoi rivolgere mentalmente un saluto a te stesso, come se cercassi un vecchio amico che non vedi da lungo tempo. Tenta più volte, senza forzare i tempi con l'insistenza, la smania di risultati immediati o un'aspettativa spropositata. Ricordati, non stai cercando un varco spazio-temporale, non stai vagando tra le nuvole della fantasia, non stai sostenendo una prova per la quale verrai giudicato, quindi respira normalmente, non ti elettrizzare, non lasciare che i pensieri ti ingolfino il cervello. Cerca di percepire una voce remota, sopita, con un timbro diverso dal tuo, che sussurra parole spontanee, quasi incontrollabili, che parla con franchezza (finanche con sfacciataggine, sarcasmo o durezza), che sembra provenire da un posto imprecisato nella tua testa. Se avrai successo, ti sentirai invaso di gioia, come un bambino che riabbraccia il proprio fratello gemello dopo anni di separazione. Se non senti nulla, non demordere: tutti abbiamo un daimon, si tratta solo di imparare a percepirlo e ad interagire con luii. Riprova in altre occasioni, magari quando sei ancora più rilassato e spensierato. Ah, quasi dimenticavo: se credi di essere un mentecatto che parla da solo, non andrai lontano.
La seconda opzione è la comunicazione non verbale. Non differisce granché dalla precedente, eccetto che per un elemento: al posto del parlato, usi immagini, musica o altre sensazioni. Non è un approccio che mi vede molto ferrato, perciò non mi dilungherò solo per sembrare un ganzo onnisciente.
La terza via è praticare la visione (visualizzazione/proiezione). Consiste nel generare mentalmente la figura del tuo daimon, fissa o in movimento, e sovrapporla su uno sfondo nero (visualizzazione, ad occhi chiusi) o sulle immagini percepite dagli occhi (proiezione, ad occhi aperti). Richiede molta elasticità e molto esercizio. La mia esperienza mi porta a concludere che i poeti, gli artisti, i musicisti ed i sognatori sono agevolati in questa pratica, che invece risulta più ostica ai razionalisti, ai logici, agli astratti, ai pragmatici, e che i più giovani sono avvantaggiati sui meno giovani (se appartieni ai gruppi sfavoriti, potrai egualmente riuscire col dovuto impegno). Visualizzazione e proiezione sono artifici mentali: il daimon non occupa alcuno spazio fisico intorno a te, non può essere visto da alcuno, né ti abbandona. Semplicemente, la simulazione della sua corporeità può aiutare a rendere più concreto e piacevole un rapporto altrimenti (apparentemente) vago ed inconsistente, ed alcuni riferiscono di un grande benessere associato alla visione. Ora, il nocciolo della faccenda è: come fai a sapere quale figura devi generare? I daemian rispondono in due modi. Alcuni suggeriscono di affidarsi ad un Analista, sottoponendosi ad un'analisi inversa o consultando le tante analisi dirette già redatte, mentre altri affermano che ciascuno deve optare per la forma che sente intimamente propria.
La prima scuola del Daimonismo (prima per origine storica, non per qualità), detta Scuola Simbolica, sostiene che il daimon assuma una forma (perlopiù animale, ma non necessariamente) che simbolicamente rappresenti il carattere dell'uomo. E qui occorre una precisazione. Il carattere e la personalità non sono sinonimi, altrimenti la conclusione sarebbe una stupida tautologia (un circolo vizioso): il daimon assume la forma rappresentativa del proprio stesso modo di essere... Non avrebbe il minimo senso! La personalità è il daimon, il carattere è l'uomo; la personalità è l'essere, il carattere è l'apparire; la personalità è l'interiorità, il carattere è l'esteriorità. Perciò, il daimon - che è la personalità - assume una forma simbolica che richiama, tramite corrispondenze di tipo essenzialmente etologico, il carattere. Se il tuo modo di comportarti denota pigrizia, il tuo daimon assume la forma di un animale tendenzialmente pigro. Se sei vanitoso, è probabile che la sua forma alluda ad un animale vanitoso. Gli Analisti sono daemian esperti di etologia (comportamento animale), i quali cercano di umanizzare l'istinto e la vita sociale dell'animale, traendone corrispondenti tratti caratteriali. Non è un lavoro facile e non occorre che tu lo padroneggi. Il succo è che, se dall'analisi inversa (che dai punti caratteriali rimanda alla forma, tramite un questionario - a cui devi rispondere con sincerità, completezza e precisione - che viene esaminato da uno o più Analisti) riesci a scoprire qual è la forma del tuo daimon, allora consultando l'analisi diretta (che dalla forma appena scoperta rimanda ai punti caratteriali corrispondenti) puoi individuare se ci sono tratti caratteriali che neghi o ignori di possedere e concentrarti sulla verifica della loro effettiva esistenza. Poniamo che tu ti riconosca per l'ottanta per cento nell'analisi diretta del serpente, della faina o del gufo: l'analisi ti spronerà a studiarti dentro per appurare se il restante venti per cento dei punti del serpente, della faina o del gufo sia o no riconducibile al tuo carattere. Insomma, l'analisi ti suggerisce dove cercare e può essere un buon inizio per l'introspezione. Tre osservazioni si impongono, a questo punto. L'analisi non è la verità: tralasciando gli errori dell'Analista (che pure sono possibili), l'analisi è sempre una grossolana semplificazione, perché non si può racchiudere il carattere di una persona in qualche decina di punti. D'altronde, se il carattere coincidesse alla perfezione con l'analisi, allora due persone col daimon della stessa forma dovrebbero avere il medesimo carattere, e capisci bene che è assurdo. Inoltre, la forma del tuo daimon non ha alcun collegamento col tuo animale preferito e non devi giudicarla alla stregua di metafore folcloristiche, religiose o superstiziose (ad esempio, è ridicolo pensare che il serpente sia indice di malvagità, in quanto raffigurazione del peccato nella religione cristiana, o che il gatto nero sia un presagio di sciagure imminenti...).
La seconda scuola del Daimonismo (seconda per origine storica, non per qualità), detta Scuola Soggettivistica, rigetta le complesse associazioni etologiche tra forma (generalmente) animale del daimon e carattere dell'uomo e propende per una lettura diversa del fenomeno: non esiste una forma giusta in astratto, determinabile con le analisi, ma la forma che tu, singolo daemian, qui e adesso senti tua e sei convinto che ti agevoli nell'introspezione. Dunque, una forma intesa non come mezzo conoscitivo, bensì come mezzo comunicativo, completamente rimessa alle preferenze individuali. Mi spiace non saperti dire di più, ma troverai in giro sufficienti daemian soggettivisti per farti un'idea più chiara e precisa al riguardo.
Qualunque sia la scuola prescelta, il daimon, oltre ad una forma, può avere un proprio sesso, solitamente desunto dal timbro della voce con cui si esprime. E ti prego di non cascare in un equivoco tanto comune quanto insensato: il daimon del tuo stesso sesso non significa che sei omosessuale. Si tratta di una colossale fesseria!
6) Sei stato molto esauriente! Quali sono i tuoi consigli finali?
È presto detto.
Il Daimonismo non è una corsa verso un traguardo: accetta l'idea di correre vita natural durante.
Il Daimonismo non può, da solo, darti la felicità: ti aiuta ad identificare e ad imboccare la strada più adeguata per raggiungerla, strada che è diversa per ciascuno e che sta a ciascuno esplorare.
Il Daimonismo è un percorso individuale, da vivere in Comunità: nessuno ti impedisce di coltivarlo in solitudine, ma lo scambio di teorie, esperienze e pareri cogli altri daemian, nonché l'allegria propria dello stare in gruppo, ti darà una spinta notevole.
Il Forum è un luogo familiare, dove vige una regola non scritta, persino più importante del Regolamento (ed è grave che lo dica io, che sono un giurista! ): sii te stesso, non ti vergognare, non ti nascondere, non ti reprimere, non aver paura di chiedere delucidazioni, non esitare a proporre nuove argomentazioni o a confutare le teorie già consolidate (nessuno possiede la verità ultima, sacra ed immutabile), non temere la figuraccia né il giudizio, getta via le maschere che ti proteggono dalle ostilità (non ti servono!) e leggi, scrivi ed interagisci con piena, totale ed incondizionata libertà, nel rispetto degli altri e della dignità del movimento filosofico del Daimonismo italiano (sì, esistono altre Comunità nazionali, ma non sia mai ch'io faccia "pubblicità" alla "concorrenza"! ).
BUONA ESPLORAZIONE, AMICO!