La contrapposizione carattere/uomo vs. personalità/daimon è precisamente illustrata nella
Teoria della Monade e della Stabilizzazione: non so se tu abbia tratto spunto da quel topic o se sia giunta autonomamente alle medesime mie conclusioni, però conviene alla chiarezza del dibattito farvi esplicito riferimento.
L'introspezione è una via irta di difficoltà, fallimenti, passi falsi e vicoli ciechi: le migliori premesse non garantiscono il pieno svelamento della sfera più nascosta della psiche, dunque di quel nucleo esistenziale che chiamiamo daimon e che rende ciascuno portatore di un modo di essere unico, esclusivo e non replicabile. La ricostruzione della personalità, la scoperta totale del proprio daimon, non è un
dato di partenza, ma il
traguardo (mobile) di un cammino perenne. Le informazioni su cui possiamo basarci per iniziare lo scavo sono quelle relative al carattere, al modo di porci nella vita sociale: il resto è frutto di un'opera incessante di autoanalisi, volta a rimuovere gradatamente tutte le alterazioni e le distorsioni all'immagine ed alla considerazione che ciascuno di noi ha di se stesso. La mia modesta opinione è che un cammino così insidioso non possa intraprendersi con sufficienti speranze di successo, a maggior ragione da parte di persone inesperte di psicologia, senza un libretto di istruzioni preliminari. Ho grande fiducia negli autodidatti, che si cimentano nell'apprendimento di una disciplina facendosi maestri ed allievi ad un tempo, ma gli autodidatti hanno dei libri su cui fare affidamento e - questo è il punto determinante - possono riscontrare oggettivamente i propri progressi, per esempio ascoltando la fluidità del canto o della sonata di chitarra o sfidando il computer in una partita a scacchi. Il daemian è doppiamente svantaggiato: non ha libri strutturati, ma solo topic, guide e
vademecum che sono il prodotto di esperienze soggettive non necessariamente corrispondenti od estensibili alla particolare sensibilità o attitudine introspettiva del novizio, e non può verificare con sicurezza i passi avanti compiuti, atteso che nella psiche l'oggettività è una merce rara, gli autoinganni si contano a migliaia ed i filtri, che il daemian si prefigge di rimuovere, potrebbero essere la causa della sua falsa percezione di miglioramenti meramente apparenti.
Le Analisi entrano in gioco come rimedio all'estrema vaghezza di un approccio introspettivo che, al di là di facili consigli sull'ambiente adatto per essere avviato (silenzio, quiete interiore...), dev'essere riempito di
sostanza, di
contenuti e metodi concreti e puntuali. Cosa significa, in soldoni, fare introspezione? Vuol dire scandagliarsi dentro; rilevare desideri, sogni, attitudini, frustrazioni, paure e traumi; accettarli senza censure moralistiche o divagazioni autoassolutorie; indagarne le cause, ripescando dalla memoria tutti gli elementi a conforto e tentando di arginare i
bias mnemonici in cui tutti, fisiologicamente, incappano; risalire infine al nucleo primigenio del proprio essere e raccogliere la volontà necessaria per rispettarlo, amarlo ed attuarlo senza lasciarsi inibire dalle aspettative sociali o dalla cultura dominante e, ad un tempo, senza mancare di rispetto agli altri né violare la legge. Meraviglioso, fantastico e sublime, ma
come si mette in pratica questo contorto gioco dell'oca? Sono sinceramente convinto di questo: la conoscenza è potere, giacché la paura consapevole di qualcosa è più gestibile ed aggredibile della finta indifferenza per quel qualcosa, che cela invero una paura nascosta. Posto che l'
essenza del daimon non coincide con la sua forma (esattamente come il sottoscritto,
travestito da Jedi o
atteggiantesi come un Jedi, non per questo
sarebbe un Jedi), allora non v'è contraddizione tra
il daimon che è personalità e
la forma del daimon che allude simbolicamente al carattere.
Le Analisi, per chi ne riconosce la validità:
1) ti instradano, a misura che ti costringono ad un sincero e dettagliato esame di coscienza (non in senso morale, bensì esistenziale), ad un approfondito interrogarti su come ti comporti e su cosa provi interiormente (fattori apparentemente scontati e già dati, ma in realtà molte persone vivono senza neppure porsi il problema di come vivono!);
2) ti suggeriscono, alla luce della forma desunta dall'analisi inversa o avvertita come tua propria a seguito della lettura di più analisi dirette, una serie di
tratti caratteriali ulteriori rispetto a quelli che riconosci (razionalmente) ed ammetti (moralmente ed emotivamente) di possedere, inducendoti così ad un'indagine sulla loro effettiva esistenza e, in caso di risposta affermativa, sulla misura in cui sono presenti.
A mio avviso, un conto è chiedere ad un bambino di scoprire dei sassi cubici o sferici nella spiaggia e mandarlo allo sbaraglio, un altro conto è mostrargli prima l'immagine abbozzata e grossolana di un cubo o di una sfera (e stimolare così la sua capacità di associazione, la sua astrazione figurativa, la sua abilità logica) e soltanto dopo inviarlo in perlustrazione. Poi, magari, si fermerà a cubi e sfere o, invece, avrà l'acume necessario per notare le analogie tra un sasso tetraedrico ed il cubo (spigoli, facce piatte...) o tra un sasso ellissoidale e la sfera (superficie smussata, schiacciamento simile...), ma una cosa è sicura: non sarebbe andato lontano senza un indizio su come avviare la ricerca, senza la possibilità di paragonare il modello proposto su carta e le varianti reperite sul campo.