pagina su fb
guarda gli mp!
L'articolo di Anna è semplicemente perfetto così com'è:
Genealogia Filosofica del Daimonismo
Così come ad un certo punto della storia del pensiero si viene a formare un equilibrio tra cosmo e individuo, nel quale ordine il cosmo è regolabile e pensabile solo grazie al suo nucleo nel pensiero umano, così nell'essenza più intima dell'uomo si crea una tripartizione metodologica della mente, dove l'Io assume, al contrario di quanto si pensasse precedentemente, solo una minima parte nella mente sconfinata ed inesplorata. Platone, il filosofo dal quale attingiamo gran parte delle notizie ritenute vere su Socrate (primo a parlare di daimon in termini di anima, ed interiorità) applica una divisione dell'indole umana in tre parti:
Epithymetikòn (desiderio materiale avido e irrazionale); thymoedeìs (forza collerica e gloriosa); loghistikòn (razionalità e sapienza, anima).
Qualche secolo dopo il filosofo e primo psicanalista Freud leggendo il dialogo “La Repubblica” identificherà le tre indoli in termini psicologici: il continuo desiderio materiale sarà definito ES, ovvero l'inconscio inaccessibile ed infinito, intrinseco e buio, la forza collerica sarà l' IO, ossia la parte di noi che viviamo coscientemente ogni giorno nel nostro vivere sociale, infine la razionalità dell'anima sarà definita dal filosofo SUPER-IO, cioè la parte eticizzante dentro di noi che ci suggerisce cosa fare e non fare, come comportarci moralmente per star bene con noi stessi.
Ed è proprio a quest'ultima parte della psiche umana che il daimonismo dona una centralità oltremodo importante: l'autocoscienza e il rapporto libero con se stessi si sviluppa nella consapevolezza dell'intima moltitudine in noi.
Il daimon è nella tradizione filosofica quella “voce” che permette all'umano di prendere coscienza di cosa siamo davvero, di quel che dobbiamo fare, intimo consigliere delle nostre più intime confessioni, perché nel dialogo con se stessi si è sempre sinceri, si è profondi, non si teme giudizio improprio, non si ha paura.
Siamo noi che giudichiamo noi stessi, riflettiamo simbolicamente la nostra essenza, ci specchiamo in essa, raggelando dall'amore che può scaturire dall'interiorità che conosce, finalmente, se stessa.
Se è questo il fine ultimo al quale tendiamo: Conoscenza intima di noi e del mondo che ci circonda. Senza conoscere la nostra più noumenica essenza, mai saremo in grado di comprendere quel che c'è di esteriore.
L'uso che si fa della tripartizione è semplicemente a scopo metodologico per comprendere l'essenza più assoluta e invisibile che risiede dentro di noi:
il mondo occidentale ha sempre lasciato pochissimo spazio all'introspezione poiché sempre volto ad atti esterni che se non aiutati dal contatto dell'uomo con se stesso confondono fino ad annullare ed alienare la vera essenza che porta alla libertà di essere ed esprimere al massimo noi stessi.
Molto spesso il Daimonismo è accostato a religioni di sorta, idolatrie di totem o spiriti magici; esso non è niente di tutto ciò, ma è semplicemente una filosofia ed uno stile di vita che viene ben descritto in una frase di Giordano Bruno che dice: “Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.”