La questione del sesso non è affatto chiusa, anzi è uno dei tanti campi che sinora non abbiamo approfondito con la dovuta attenzione. Il sesso fa parte della forma e non può considerarsi in astratto da essa: come non ha senso domandarsi della "femmina" in generale, senza associare il genere ad una specie animale (o vegetale), così non si può comprendere la ragione della mascolinità o femminilità del daimon senza badare alla sua forma. La forma è un simbolo, un'immagine che racchiude in sé gli estremi della personalità umana: conoscere la forma vuol dire conoscere se stessi. Alla luce di questo, nelle forme corrispondenti ad animali che presentano un accentuato
dimorfismo etologico sessuale (cioè mutano comportamento in base al sesso) il genere è cruciale; mentre diventa marginale se discutiamo di meduse, lombrichi, ricci o pesci poco evoluti. Maggiore è la complessità della forma, maggiori sono gli elementi da soppesare per un'analisi corretta e completa (almeno in linea tendenziale: non esiste l'analisi corretta e completa per definizione), perciò entra in gioco il sesso, insieme alla vita di relazione e ad altri parametri che con gli invertebrati hanno poco senso e poca rilevanza.
Il sondaggio che hai condotto è ingannevole, perché le risposte provengono da non-daemian che non hanno presente la natura del daimon ed il suo rapporto con l'uomo; d'altro canto, parlando di spirito o animale guida, l'ascoltatore può essere facilmente traviato verso altre forme di spiritualità, ad esempio le religioni totemiche o comunque orientali. Senza contare che una risposta data di getto non è frutto di vera riflessione, ma di una sorta di pregiudizio, di intuizione non corroborata, scarsamente attendibile. Infine, non è una votazione di maggioranza a determinare la verità scientifica o filosofica: conta la persuasività degli argomenti e delle prove.
La ricchezza del Daimonismo risiede, fra l'altro, nel suo adattarsi all'individuo ed alle sue peculiarità caratteriali: chiarito che esiste un daimon avente certi connotati, le modalità di introspezione e contatto sono variegate e multiformi, come variegate e multiformi sono le menti umane, e ciascuno può fornire un proprio apporto personalissimo al movimento. Nessuno possiede la ricetta giusta, il dogma, la via infallibile. Sono le religioni, semmai, a fornire certezze incrollabili, ma il Daimonismo è una filosofia introspettiva e, perciò, uno sprone per l'incessante indagine. Essere daemian significa in primo luogo apprendere che non si smette mai di imparare qualcosa su se stessi: l'interiorità umana è assai più complessa, vasta ed affascinante di molti ecosistemi naturali: celata alla vista, è accessibile solo con gli strumenti dell'intelletto e del sentimento, cioè con le facoltà logico-cognitive e passionali-emotive. I meccanismi decisionali e reattivi, il modo di pensare, di intuire, di soffrire, di gioire, gli approcci al mondo e a se stessi sono propri e singolari di ogni persona, guidata dal suo daimon. Chiamiamolo anima, parte della mente, dimensione spirituale, semi-inconscio, ponte per l'inconscio, simbolo autentico della personalità, chiamiamolo pure nei modi più disparati, però una cosa è certa: l'unicità e l'irripetibilità dell'essere umano, la sua umanità, la sua autocoscienza, la libertà di bene e di male, la capacità di oltrepassare il mero istinto, tutte queste incommensurabili virtù sono frutto del daimon, o del rapporto uomo-daimon. Ciò che è chiaro come la luce del sole è che ciascuno di noi ha un suo marchio intimo di inconfondibilità, persino quando la natura fisica è identica (gemelli omozigoti), e questo marchio anti-contraffazione, che ci caratterizza, ci rappresenta, ci ispira, ci consiglia e, soprattutto, ci ama, è il daimon.
Questo è l'unico presupposto sul quale mi sento di avere certezze. Il resto, pur essendo oggettivo nel mezzo (tutti comunichiamo col nostro daimon), è soggettivo e variabilissimo nel metodo (ognuno comunica a modo proprio), perciò evitiamo posizioni manichee, certezze e verità inconfutabili.