Premessa: io e Irene abbiamo pensato di raccogliere testimonianze di filosofi riguardo al daimonismo. Pubblicheremo in diversi post le informazioni raccolte per ciascun filosofo preso in esame.
Daimon in Socrate
Il termine daimonismo deriva dal greco daimon ( δαίμων ) , demone.
-Deve la sua prima formulazione al filosofo ateniese Socrate, che sarà prima processato e poi condannato a morte con l'accusa di corruzione dei giovani e pubblica empietà. Ci soffermeremo proprio su quest'accusa: in che modo il filosofo si contrapponeva alla religione greca? Cita Meleto, il poeta accusatore
<< Socrate è fuorilegge: primo, corrode la gioventù, secondo non ha fede negli déi di Atene, ma in divinità strane, tutte sue.>> (Capitolo XI Apologia, Platone)
-Per sottolineare la natura divina del daimon socratico, il filosofo risponde così all'accusa del poeta
"Socrate è fuorilegge perché agli déi non crede ma agli déi crede. Roba da burloni." (Captiolo XIV Apologia, Platone)
-Socrate sostiene la natura divina del daimon:
"Quanto a spiriti, la mia fede è certa. Se d'altro canto questi spiriti sono figli di déi, quale mente umana può pensare che esistano figli di déi, déi no? Sarebbe assurdità pari a pensare che esistono figli di cavalle e asini, i muli, ma cavalle e asini no, non esistono." (Capitolo XV Apologia, Platone)
=>Il demone secondo Socrate è un intermediario tra dimensione divina e quella umana. Il demone non è perfetto, ma grazie alla sua natura intermedia ha la possibilità di acquisire ciò che gli manca. Un esempio di demone è costituito da Eros o Amore, nato da Penìa (Povertà) e Poro (Espediente) la cui storia è narrata nel dialogo Simposio.
-Nel capitolo XIX Socrate dà la prima definizione chiara e inequivocabilmente vicina al nostro sentire di daimon:
"Lo ammetto, può sembrare stravaganza il fatto che io, a tu per tu, distribuisco moniti alla gente, qua e là, faticando non poco, e in pubblico non me la sento invece di saltar su a suggerire il meglio alla città, davanti a tutti voi ammassati. Responsabile è quella cosa di cui mi avete sentito parlare spesso e in più di un posto: il fatto che mi nasce dentro un che di divino, di soprannaturale. (nota pag 225) L'ha segnato anche Meleto, nel suo atto, per farvi ridere un po'. Per me questa cosa, cominciatami da ragazzo, è come voce nata dentro: ogni volta che nasce, invariabilmente mi svia dalla cosa che sto per attuare. Mai che mi sproni. "
-NOTA EDIZIONE MONDADORI DELL'APOLOGIA DI SOCRATE, PLATONE (a cura di Ezio Savino):
"È il celebre daimon socratico, la cui azione sull'interiorità del filosofo è efficacemente descritta nelle righe successive. La presenza in Socrate di questo demone
(entità profondamente personale e, per di più, volta a distogliere da un'eventuale azione, non a spronare) non poteva rappresentare un serio capo d'accusa in un processo di corruzione dei giovani. Socrate ha qui facile gioco per sgretolare l'imputazione mossagli da Meleto."
-È particolare notare come Socrate fronteggi l'idea della morte. Proprio perché la sua "fedele voce" non si è intromessa in alcun modo, egli considera questo un segnale positivo. La morte dunque, non può essere un male.
"A voi, che considero gente di famiglia voglio illuminare ciò che m'è avvenuto oggi, il suo significato. Si, giudici -chiamandovi giudici, uso rettamente il titolo (ndr. si rivolge qui ai cittadini presenti al processo che hanno votato per la sua assoluzione)- m'è capitata una stranezza. Quella mia fedele magica voce, sapete, quella del mio spirito: in tutta la vita era stata sempre puntuale, sempre a dirmi "no" anche in faccenduole minute, se solo m'accingevo ad un gesto poco retto. Ebbene, oggi m'è capitato un guaio, lo vedete bene anche voi stessi, di quelli che una persona considera normalmente pena estrema. Il segnale del dio non m'ha ostacolato mai: né sta mattina nell'uscir di casa; né mentre entravo qui nel tribunale; né durante la mia difesa, in nessun punto, aprendo la bocca per parlare.
Quante volte, invece, in occasione di altri discorsi, mi bloccò la frase sulle labbra!
Oggi invece, per tutta la durata della causa, non m'ha ostacolato mai: né in concreto atto, né in parole. Che ragione potrei supporre? Voglio darvela.
State a vedere che quello che m'è capitato oggi è un premio, e che forse non è corretta la nostra supposizione, di noi che vediamo lo stato della morte come negativo. Io ho a disposizione una prova decisiva.
Escludo che non mi avrebbe ostacolato il mio fedele segno, se non avessero dovuto fruttar bene, le mie mosse."
-Si conclude così drammaticamente il processo, con la condanna a morte del grande filosofo.
"Ma ormai è ora di partire: io verso la morte, voi verso la vita. Chi di noi cammini a una meta superiore, è buio per chiunque. Non per il mio dio."
-Inoltre si attribuisce a Socrate la dottrina del calcolo dei piaceri dell' "eudemonismo" col significato di "buon demone" (cioè "essere accompagnati da un buon demone").
Nb: si ricorda che, non possedendo testi scritti direttamente da Socrate (poiché era fondamentalmente contrario alla divulgazione filosofica scritta) tutte le fonti di cui disponiamo sono attribuibili a suoi contemporanei tra cui Senofonte, Aristofane e in particolar modo Platone, suo discepolo (fonte più attendibile).