La teoria dell'ostacolo: l'Antidaimon

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Nemo-Cassandra
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La teoria dell'ostacolo: l'Antidaimon

Messaggio da Nemo-Cassandra » gio 06/set/2012 23:34:40

LA TEORIA DELL'OSTACOLO: L’ANTIDAIMON.
Sottotitolo: Zichichi non chieda i diritti d’autore.

Introduzione:
L'incipit per la stesura di questa teoria è giunta con il constatare durante i miei studi, le mie osservazioni e le discussioni con novizi, veterani e “ignoranti” del Daimonismo, la difficoltà nell’attuare l’autoanalisi riscontrata nella maggior parte delle persone, sia in quelle che ho provato a condurre al Daimonismo che negli stessi daemian già avviati alla loro conoscenza interiore, o anche con persone avviate all’autocoscienza attraverso altri mezzi. Ovviamente, si considerano le persone come non influenzate da valori passeggeri quali stress, stanchezza ecc., ma una difficoltà perpetua e costante.
Si trattava di una cosa piuttosto curiosa. Da sempre, abbiamo definito il Daimonismo come incentrato sulla conoscenza del sé, una filosofia di vita e di approccio interiore, dunque una tale statistica risultava nondimeno interessante da studiare.
Chiedendomi il perché di questa difficoltà, ho ritenuto necessario dare più spiegazioni: sono importanti sia le singolarità della persona, che ovviamente non sono esprimibili in maniera generale, sia la condizione storico/sociale nella quale essa vive. Sono poi giunto a delle conclusioni più ampie, che sono poi divenute il corpus di questo testo, e a descrivere una nuova entità, sintesi delle problematiche esposte, che chiamo “Antidaimon”.

Motivazione storico/sociale:
Non è stato facile trovare una motivazione per quanto riguarda l'aspetto ambientale, ma si spera di essere giunti a una conclusione soddisfacente. La riportiamo qui sotto.

Studiando la storia delle società umane, è utile osservare come l'Occidente si sia occupato piuttosto tardi della Persona e dell'introspezione, rispetto all'Oriente che migliaia di anni prima con Confucio e dopo con Buddha e il Buddhismo è sempre stato avvezzo a questi argomenti (noi ci occuperemo dell'Uomo con Socrate prima, dopo con Empiristi/Razionalisti, poi Kant, i filosofi del dell’ottocento-novecento, poi le scienze umane, ecc.). Ultimamente si sta registrando una sorta di "inversione di tendenza", cioè il crescente interesse occidentale per l'introspezione (movimento nella quale collochiamo lo stesso Daimonismo), e una rapida industrializzazione e "credo nel materialismo" nell'oriente, che lentamente va’ perdendo le sue radici filosofiche.
Abbandoniamo per un secondo i nostri cugini asiatici, dei quali purtroppo ho pochi dati su cui discorrere, e ci concentriamo sulla popolazione occidentale: nonostante la precedente affermazione sulla nascita dell'interesse, la parte sinistra del mondo rimane piuttosto ancorata ad una visione materialistica e superficiale della vita che esclude o ostacola una ricerca del proprio Sé; l’aria che si respira rende la maggior parte delle persone impossibilitate o fortemente limitate in un approccio interiore, includendo ovviamente il primo approccio col Daimon e con lo sviluppo che ne deriva (parliamo di daemian novizi, ma anche di veterani). Le uniche organizzazioni finalizzate alla ricerca interiore sono gruppi con radici nella filosofia orientale, comunità religiose e gruppi incentrati sul cammino spirituale.
Per approfondire l’argomento del materialismo occidentale sopracitato, rimando all’ottima stesura dell’utente Claudio-Olyandra, che inquadra nel dettaglio il cedimento dell’Uomo alla macchina e la ripercussione che ha sulle sue capacità di giudizio e, in generale, della sua esistenza: “Società civile: condotte umane e ripercussioni daimoniane” (QUI il link).

Precedenti teorie sull’Antidaimon:
Prima di esporre la nostra teoria, è opportuno citare l'iniziale costrutto teorico di Luca-Shayla, esposto in questo topic nella Repubblica Antropodaimoniana (RAD), purtroppo mai portato a pieno compimento. In essa si ipotizzava l'esistenza di un'entità con pari valore ontologico rispetto al Daimon, da lui definito come l'Incoscienza, che esprime il "lato oscuro" di noi stessi.
Per agevolare la lettura, riprenderò dal topic sopra linkato i punti salienti (negli omissis vi sono elementi inutili ai fini dell'esposizione teorica):
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Appare evidente la tendenza al parificare Daimon e Antidaimon in termini di azione, attribuendo loro funzioni opposte e contrarie, legata ad una visione mistico/divina di influenza manichea delle due entità così definite (qui un riassunto del manicheismo).
Nulla vieta un credo in entità spiritiche, sia ben chiaro, né si vuole sminuire queste credenze. L’intenzione era di separare radicalmente la nostra definizione da quella di Luca-Shayla, poiché nessuna spiegazione mistica comparirà nel nostro studio, che proporrà una spiegazione con criteri di scientificità e di logica maggiori e (si spera) adeguati.

Definizione di Antidaimon:
È dunque lecito chiedersi, in virtù dell’allontanamento dai primi abbozzi teorici, che cosa è per noi l'Antidaimon.
Come accennato nell'Introduzione, si è reso necessario ad un certo punto supporre l'esistenza all'interno dell'Uomo di un qualcosa che ostacola l'introspezione e che rende difficoltoso l'approccio con il proprio Daimon in funzione della conoscenza di se stessi, a causa sia di motivazioni ambientali/sociali sia di possibili motivazioni soggettive e personali - d'altronde è chiaro che taluni abbiano grande difficoltà nel conoscersi o nel conoscere particolari aspetti di sé per via di personali blocchi psicologici, che ignorano l’ambiente o ne sono conseguenza. Inoltre, noi definiamo il Daimon come colui che, essendo in grado di individuare la totalità dei nostri processi interiori che definiscono la nostra personalità più profonda, ci aiuta a individuare la nostra identità. Non vedo perché, dunque, non dovremmo denominare, essendo esistente in ultima osservazione dei fatti, l'entità ostacolante questo processo. Ho deciso di chiamare questa entità “Antidaimon” in virtù di questa opposizione.
E’ opportuno precisare che l’Antidaimon non è uguale al Daimon, o anche solo lontanamente paragonabile ad esso. La sua essenza non è composta da impulsi/parole/immagini/pensieri finalizzati all'ostacolare il sostegno e aiuto psicologico-emotivo che il Daimon possiede. In verità, l’Antidaimon non si manifesta nemmeno, né è provvisto di capacità senzienti o recettibili dalla nostra psiche, cosa che invece il Daimon possiede.
Possiamo definirlo molto banalmente come una “intercapedine”: esso si interpone tra l'Uomo e la sua personalità (la sostanza che il Daimon cerca di renderci nota) e impedisce l'unione tra le due parti, rendendo così difficoltosa anche l'introspezione. L’Antidaimon non ci parla, né agisce in maniera normalmente recettibile proprio perché svolge un lavoro "dietro le quinte", con la sola funzione di ostacolo. Di nuovo, sottolineiamo come l'Antidaimon non agisca per il nostro malessere o per proporci soluzioni opposte alla nostra volontà: la sua unica azione è quella di interporsi tra Uomo e personalità e ostacolare il loro rapporto, rapporto monitorato e voluto dal Daimon che aiuta l’Uomo in questo processo. Definiamo quindi tre entità: Uomo, Daimon ed Antidaimon: i primi due cercano di scoprire la personalità in funzione del benessere della diade - inutile ricordare come Uomo e Daimon siano intrinsecamente legati, e separarli oltremodo impossibile -, il terzo invece ostacola il lavoro dei primi due.
L'Antidaimon è dunque un'entità derivata essenzialmente e quasi totalmente dall'esterno (ambiente/società) anche per quanto concerne i blocchi psicologici di ogni singola persona, poiché fuori da noi troviamo i principali limiti che ostacolano l’introspezione del singolo individuo, cioè quelli derivati dalla cultura, che raggruppati tutti insieme costituiscono la struttura dell’Antidaimon: pregiudizi, tradizioni, costumi, insegnamenti, educazione, etica sociale, falsi pensieri, blocchi psicologici, tabù, eccetera. L’Antidaimon non è, però, un’entità eterna, e risiede dentro di noi. Egli è aggirabile o cancellabile dalla maggior parte dei blocchi che egli costruisce dentro di noi, se la persona e il suo Daimon cooperano attivamente per la conoscenza della personalità e riescono a riscoprire la loro vera essenza trascendendo dall’esterno. Come vedremo nel paragrafo successivo sulle Stratificazioni dell’Antidaimon, l’azione di quest’ultimo si estende in più livelli di coscienza, e a seconda di questi livelli la sua presenza è più o meno invalicabile e/o necessaria.

Stratificazioni dell’Antidaimon e la “funzione benefica”:
Scoperta l’azione dell'Antidaimon, individuiamo il suo campo d'azione.
Siccome la sua funzione è quella di ostacolare il Daimon, si può facilmente intuire come che esso sia presente in tutta la profondità della nostra psiche esattamente come il Daimon. Ad ogni livello, egli si interpone in maniera direttamente proporzionale alla profondità: più si va nella profondità della nostra psiche, maggiore è la resistenza.
Una domanda già precedentemente considerata, ed alla quale cercheremo di dare la risposta più esauriente possibile, è: "Dunque l'Antidaimon è cancellabile o aggirabile?".
La risposta è: potenzialmente sì. L'Antidaimon, in realtà, ha due comportamenti differenti a seconda dei livelli di profondità in cui è stanziato:
1) Se l'aspetto di noi stessi che si tenta di comprendere non è estremamente radicato dentro di noi e quindi l’analizzarlo non causerebbe un dànno che non sia controllabile e sopportabile dalla persona, l'Antidaimon risulta aggirabile o anche cancellabile grazie al nostro potenziale, congiunto col Daimon, e alle nostre personali qualità introspettive. In parole povere, se si cerca di analizzare un aspetto dentro di noi, e l’analizzarlo non ci può fare del male, l’Antidaimon è rimuovibile da quel particolare elemento della nostra personalità.
Un esempio chiarificatore aiuterà la comprensione. Immaginiamo l'Antidaimon come se fosse una sostanza simile alla colla che si attacca con maggiore o minore intensità agli elementi della nostra personalità a noi sconosciuti, rendendo quest'ultimi più o meno difficili da analizzare. Il compito congiunto di Daimon e Uomo è “rimuovere la colla” al fine di osservare e studiare l'elemento interiore, razionalizzarlo e comprenderlo in tutta la sua essenza, per meglio conoscersi. Per farlo, è necessario non solo che si comunichi e si ascolti il Daimon (che di per sé sa come fare per "rimuovere la colla", poiché ci conosce e conosce i nostri blocchi), ma anche una consistente forza di volontà da parte dell'Uomo per “rimuovere” l'Antidaimon e abilità nell'introspezione per sapere come fare. E' un po' il discorso che si fa quando si dice che "ci nascondiamo qualcosa": semplicemente non rimuoviamo l'Antidaimon. Certamente, la capacità autoanalitica si ottiene nel tempo con l'esercizio e la costanza, ma senza la forza di volontà diventa un elemento vuoto e passivo, che poco può fare nella difficile arte della conoscenza di noi stessi.
2) Spiegato ciò, ritengo che ci siano degli elementi interni a noi che sono analizzabili solo parzialmente o che addirittura rimangano del tutto oscuri, nonostante la volontà e l'introspezione congiunte con l'azione del Daimon.
E qui si parla di azione benefica dell'Antidaimon.
Io ritengo che se dentro noi stessi vi siano degli aspetti inspiegabili, ciò non implica necessariamente che non riusciamo a raggiungerli perché non abbiamo abbastanza volontà e capacità introspettiva (anche se potenzialmente potremmo, ma richiede una dose di resistenza e abilità notevoli e talvolta sconfinate) poiché questi elementi sono parecchio dolorosi e dannosi per noi stessi, e quindi l’incapacità di razionalizzarli non è più ostacolo, ma istinto di sopravvivenza psichica. In questo caso l'Antidaimon non è un semplice elemento che ostacola, ma funziona come meccanismo interno di difesa dal dolore nascosto, al fine di mantenere la nostra salute psicofisica (gli psicanalisti parlano, appunto, di "meccanismi di difesa", di “censura” e di “rimozione”), ed è l'unico caso in cui la sua azione è benefica e preventiva.
Qualora, però, l’aspetto rimosso dall’Antidaimon che non riusciamo a razionalizzare facilmente influenza la personalità conscia della persona in maniera negativa e patologica (con nevrosi, fobie, etc.), è necessario cercare di rimuoverne l’azione oscurantista e di razionalizzare il dànno, anche parzialmente, e se da soli non si raggiunge un adeguato livello di consapevolezza e salute mentale, con il consulto di un esperto (psicologo e/o psicoterapeuta).

Riassumendo: l’Antidaimon è presente come e quanto il Daimon all’interno di noi, a più livelli di interiorità e in maggiore o minore intensità, a seconda dell’elemento che tenta di nascondere. Abbiamo osservato come, con una buona ed efficace analisi congiunta di Uomo e Daimon, si possa quasi sempre aggirare l’Antidaimon e conoscersi senza eccessive difficoltà, ma è da tenere sempre presente che più si scava, maggiore è la resistenza posta dall’Antidaimon, e in alcuni casi è una resistenza che va’ a beneficio e sopravvivenza dell’Uomo.

Azione congiunta: Daimon&Uomo contro l’Antidaimon:
Al di là del titolo ironico, si è resa necessaria la creazione di un paragrafo per spiegare questo aspetto già sottinteso nei precedenti paragrafi, ma che è bene esplicitare in quanto ritengo abbia un’importanza estremamente rilevante.
Abbiamo sottolineato l’attività congiunta dell’Uomo come entità a sé stante insieme al suo Daimon in contrasto con l’esistenza quasi sempre dannosa ed intralciante dell’Antidaimon. Ciò sottolinea come non solo l’Uomo e il Daimon siano entità distinte sebbene non separate ma che, oltre a completarsi e integrarsi, lavorano vicendevolmente per la conoscenza ultima della personalità dell'Uomo, personalità spesso occultata dall’Antidaimon per motivi o di futile entità o di necessaria sopravvivenza. In questo modo, evidenziamo ancora come il Daimon risulti parte integrante della scoperta della personalità dell’Uomo, scintilla fondamentale che accende il motore.

In termini di psicologia, la scoperta dell’Antidaimon sottolinea il quasi sempre presente conflitto interiore all’interno di un daemian (o di un daemian “in incognito”, ovvero chi comunica col suo Daimon pur non dandogli questa definizione, o senza saperlo completamente), conflitto che è spesso elevato e di una certa intensità. Ciò non è necessariamente un dànno, a meno che la persona non riesca a smaltire lo stress mentale derivato dal conflitto, ma anzi individua come la vita interiore di un daemian sia statisticamente maggiore rispetto a chi non intraprende una comunicazione col proprio Daimon in funzione di una ultima conoscenza personale.
In termini di filosofia, l’esistenza di due antipodi potrebbe facilmente essere accostata alla classica divisione tra bene e male, ma sarebbe riduttivo. Piuttosto, è interessante sottolineare come un dato di questo tipo individui come l’essere umano cerchi di elevarsi interiormente, per giungere ad un grado superiore di coscienza, e infine di manipolare e rendere a sua immagine il mondo esterno, che in ultima analisi è spesso una proiezione del proprio mondo interiore.

Confusioni semplici - Antidaimon ed "Headmate":
Sebbene spero che la spiegazione fatta sin ora abbia reso piuttosto chiaro il concetto di Antidaimon, penso sia comunque fondamentale discernere drasticamente tra l'Antidaimon e le entità che noi definiamo "Headmate": questi ultimi, per loro natura, sono elementi che si manifestano come disturbatori o come critici fini a loro stessi, nei diversi periodi più o meno lunghi della nostra vita generati perlopiù da stress, difficoltà, paure, paranoie. L'Antidaimon, invece, si tratta di un elemento unicamente mirato alla difficoltà introspettiva, ed è in antitesi ed ostacolo alla figura del Daimon, e costituisce l'elemento che separa Uomo e Daimon dalla conoscenza della personalità, ma non manifesta la sua presenza in alcun modo né si attiva se non stimolato, dunque radicalmente diverso da qualunque Headmate.

Conclusione:
La descrizione dell’Antidaimon apre una nuova frontiera nella ricerca introspettiva legata alla figura del Daimon: identificando l’insieme degli elementi che impediscono la ricerca introspettiva e collocandoli in un preciso contesto e modalità d’azione, possiamo renderci conto quando la nostra introspezione non è soddisfacente e non porta a risultati.
Di per sé, ovviamente, la descrizione di un concetto non ne costituisce la soluzione definitiva: nessuna teoria sostituirà l’introspezione personale come ultima forma di conoscenza interiore. Tuttavia, la teoria aiuta la pratica. La conoscenza approfondita di ogni aspetto di noi, anche quello che non vorremmo possedere, ci aiuta a comprendere fino a che punto dobbiamo spingerci e fino a che livello siamo giunti e in che direzione possiamo muoverci.


***
A voi la parola! :)
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Ross
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Re: La teoria dell'ostacolo: l'Antidaimon

Messaggio da Ross » ven 07/set/2012 00:33:47

Davvero un discorso bellissimo. Come ti ho già detto mi ha fatta riflettere tanto
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Cassandra e Sibilin
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Re: La teoria dell'ostacolo: l'Antidaimon

Messaggio da Cassandra e Sibilin » mer 16/gen/2013 01:55:32

Secondo voi, quale parte della psiche, seguendo le teorie psicologiche moderne, potrebbe essere parte/inclusa (scelta orrenda di parole, ma il succo è questa) in quello qui chiamato Antidaimon?
I'll shake the ground with all my might
I will pull my whole heart up to the surface
For the innocent, for the vulnerable
I'll show up on the front lines with a purpose
And I'll give all I have, I'll give my blood, I'll give my sweat-
An ocean of tears will spill for what is broken
I'm shattered porcelain, glued back together again
Invincible like I've never been

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Re: La teoria dell'ostacolo: l'Antidaimon

Messaggio da Claudio-Olyandra » mer 16/gen/2013 15:46:15

Un testo così pregevole merita la Vetrina, salvi gli approfondimenti ulteriori e le eventuali confutazioni. :)
Daimon uniuscuiusque humanitatis caput et fundamentum est semperque esto!

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