Le Tre Tesi + la "Quarta Tesi" (by Nemo)

In questa sezione sono raccolti i frutti migliori della Comunità italiana del Daimonismo.
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Cassandra e Sibilin
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Re: Le Teorie di Nemo

Messaggio da Cassandra e Sibilin » lun 27/feb/2012 22:02:44

A questo punto, può darsi benissimo che anche la forma che tu chiami "intrinseca" sia "inventata". Nel senso, che soffra di influssi o di mistificazioni, ma questo è possibile con ogni forma, anche con la suggestione della forma animale. La forma di Sibilin, per esempio, non credo sia dovuta all'autosuggestione, in quanto conoscevo pochissimo la faina prima. ma credo che rimanere a parlare della forma sia riduttivo, credo che abbia bisogno di una forte capacità introspettiva per esplicitarsi completamente...
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Messaggio da Nemo-Cassandra » lun 27/feb/2012 22:06:48

E' ovvio che non si possa sfuggire alla mistificazione, solo prediligo quella che si manifesta interiormente, di qualsiasi tipo essa sia, perché rimane comunque un mero mezzo per agevolare l'introspezione, e quindi credo sia più efficace se essa si manifesta in maniera spontanea e naturale :).

Sono d'accordo, è riduttivo stare a parlare della forma (anche perché siamo su posizioni diverse, potremmo andare avanti all'infinito xD)
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Re: Le Teorie di Nemo

Messaggio da Cassandra e Sibilin » lun 27/feb/2012 22:19:07

Secondo me tu sopravvaluti l'essere umano, ma sono commenti esterni di filosofia spicciola u_u io accetto la tua teoria però, è valida come la mia. Sono solo prese diverse di posizione! u.u
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Messaggio da Nemo-Cassandra » lun 27/feb/2012 22:25:47

Che vuoi farci, sono un inguaribile filantropo ottimista, e la mia filosofia risente un po' di questa mia tendenza, nonostante io faccia il possibile per essere obiettivo al massimo, ma è impossibile per chiunque xD
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Re: Le Teorie di Nemo

Messaggio da Cassandra e Sibilin » lun 27/feb/2012 22:29:30

A cercare l'obiettività assoluta prima o poi si finisce in religione! xD
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Messaggio da Nemo-Cassandra » lun 27/feb/2012 22:31:33

Grazie a Dio, sono agnostico. xD
Siamo andati OT, così come scritto nel Regolamento (Art ?, par. !, comma §).
Attendiamo altre risposte inerenti alle teorie u.u
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Re: Le Teorie di Nemo

Messaggio da Claudio-Olyandra » mar 28/feb/2012 00:38:49

Nemo-Cassandra ha scritto:Sottotitolo: perché anche lui, ogni tanto, pensa.

(Ante Scriptum: Si ringrazia Ranieri per avermi rotto i c*****ni e avermi così convinto a postare. Ti voglio bene :mrgreen:)

Salve popolo!
Come promesso, qui di seguito stenderò il frutto di riflessioni, discussioni filosofiche, esperienza personale ed esperienza diretta con tantissimi novizi che ho cercato d'avvicinare al daimonismo e di chiacchierate con daemian veterani.
Dispostissimo a discutere e ritrattare ove mi sembrerà opportuno e convincente xD.
Si attende molta partecipazione, e si invita la folla a non linciarmi u_u.
Non occorre specificare che di questi lavori preparatori ti sarà chiesto conto e rendiconto in separata sede. :P
Nemo-Cassandra ha scritto:LA PRIMA TESI: L’ESISTENZA VITALE INDIPENDENTE
Semplicissimo, senza troppi fronzoli: il daimon c’è, a prescindere se l'uomo lo sente presente o meno.
Poniamo ad esempio coloro che non ascoltano loro stessi: il loro daimon è comunque presente, non li abbandona né tantomeno scompare, semplicemente i segnali che dà per confermare la sua esistenza hanno meno risonanza nella coscienza della persona che, ignorandolo, identifica i segnali da lui mandatigli come “altro” non meglio definito.
Da quest’idea nascono due legittime domande:
Se il daimon esiste a prescindere, è parte vitale dell'uomo?
Sì, altrimenti l’uomo non avrebbe autocoscienza. Un uomo senza daimon è come un motore senza scintilla: l'impalcatura c'è, ma non può attivarsi. Allo stesso modo, la psiche della persona ci sarebbe ma non avrebbe alcuna manifestazione concreta nell'uomo, riducendolo ad un mero contenitore di emozioni/impulsi/pensieri/ricordi/traumi senza sfogo reale.
Se il daimon si può ignorare, è reprimibile del tutto?
Sì, ma non distruttibile. Si possono coprire, reprimere e ignorare le nostre vere volontà anche per tutta la durata della nostra vita, ma non cancellarle del tutto. A tal proposito c'è da notare un dato derivante dalle esperienze: tutti coloro che hanno iniziato ad ascoltare il loro daimon sono sempre migliorati interiormente e a volte, di riflesso, anche esteriormente. Questo perchè la repressione non è causata dalla necessità di sopravvivenza (come avviene per un trauma censurato dalla psiche) ma per altri fattori esterni di diversa natura.
Un'ottima sintesi dell'elemento caratteristico della scuola classica: la parità ontologica tra uomo e daimon, la loro coessenzialità sincronica, diacronica ed esistenziale. Uomo e daimon sono sincronicamente coessenziali per il fatto di coesistere in un qualunque istante della vita; sono diacronicamente coessenziali per il fatto di evolversi ed arricchirsi in parallelo, sia tramite l'esperienza empirica che per effetto di riflessioni intellettuali e vicende emotive e sentimentali; sono esistenzialmente coessenziali perché la natura e le capacità, intrinseche e relazionali, di entrambi sarebbero inevitabilmente snaturate in caso di ipotetica scissione tra uomo e daimon (la c.d. intercisione, esulando per il momento la questione dei mezzi e delle modalità attraverso cui potrebbe attuarsi, sui quali, peraltro, sussiste appena un dibattito embrionale). L'uomo gode della piena autocoscienza, della capacità di parziale affrancazione dalle dinamiche istintuali e di un approccio finalistico alla vita anche in virtù della presenza del suo daimon, senza il quale verrebbe ridotto ad una condizione paraferina non dissimile da quella degli animali inferiori. Da ciò discende, come hai acutamente sintetizzato, l'esistenza del daimon a prescindere da un atto di volontà dell'uomo, il quale, pur avendo facoltà di ignorarlo o escluderlo da ogni relazione cosciente, non può annullarne l'essere, cioè sopprimerne la dimensione ontologica. Vero è, altresì, che la deliberata o involontaria dimenticanza del daimon da parte dell'uomo può cagionare, o acuire, o cronicizzare, disarmonie e conflitti interiori, ossia strappi tra la propensione verso determinate scelte esistenziali, scolastiche o professionali e le scelte effettivamente compiute. Vivere in antinomia con le proprie inclinazioni, con le attitudini tipiche del proprio corpo e della propria mente, è senz'altro un modo efficace per complicarsi la vita e ridurre la soglia della felicità massima raggiungibile, senza contare il rischio che queste spine acuminate, queste frustrazioni, queste lacerazioni, emergano in forme depressive, violente o altrimenti patologiche. I problemi non si affogano nell'alcol, né scompaiono ignorandoli, dunque è savio studiarli ed affrontarli di petto, per il tramite dell'introspezione, piuttosto che lasciarli languire e prosperare al di sotto della coscienza. In breve, sottoscrivo pienamente il tuo primo assunto, che d'altronde ricorre, se non erro, nell'impostazione concettuale di tutti (o quasi) i daemian italiani. :D
Nemo-Cassandra ha scritto:LA SECONDA TESI: COMUNICAZIONE E FORMA
Noi sappiamo dell'esistenza del daimon perché esso si manifesta a noi, altrimenti la ipotizzeremmo solo a livello teorico. Ma come comunica?
Ogni daimon lo fa in maniera diversa secondo un principio che chiameremo “naturalità”, e probabilmente alla “formae mentis” dell’uomo. Per naturalità s'intende ciò che "viene naturale", cioè che avviene senza forzature, pensieri preconcetti o imposizioni esterne (se si visualizzasse il daimon, ad esempio, come l'Arcangelo Gabriele, sarebbe chiara una decisa influenza ecclesiastica :lol:). Ci sono persone che prediligono la comunicazione verbale, altri quella visiva-corporea, altri ancora semplicemente "impulsi" non meglio definiti, oppure tutti insieme, o solo alcuni, o nessuno, e usano altri elementi che non sono elencati o non si è in grado di elencare.
Il tipo di comunicazione è totalmente e puramente soggettivo, quindi è difficile stabilire una matrice. Tuttavia, a livello empirico, si è notato come spesso è influenzato dal carattere della ''intelligenza" predominante (considerando come “intelligenza” qualcosa non dissimile dalla teoria delle Intelligenze Multiple di Howard Gardner, cioè che l’abilità mentale è divisa in diversi macro insiemi: Intelligenza Linguistica, Intelligenza Logico/Matematica, Intelligenza Spazio/Visiva, Intelligenza Cinestetica...). Ad esempio, il daimon degli artisti visivi, come pittori o disegnatori, prediligerà le immagini, quello dei musicisti i suoni e così via.
Si tratta ovviamente di generalizzazioni, poiché gli elementi caratterizzanti la comunicazione sono vari e complessi e non comprendono solo la “intelligenza”, e non si può stabilire con precisione quanto essa influisca sulla comunicazione. Le esperienze finora raccolte, comunque, confermano abbastanza quest'idea iniziale, e danno alla "intelligenza" un ruolo di decisa importanza.
L'importante rimane, comunque, ciò che è stato detto circa la naturalità, cioè che la comunicazione è conforme alla sola persona, che prediligerà un tipo o un altro a seconda della sua predisposizione.
Quanto precede è un eccellente sviluppo del passo del secondo (v. sezione Pilastri) e terzo (v. Daimonismo Wikia) articolo per Wikipedia relativo ai contatti introspettivi. Tali contatti rispondono alle preferenze ed attitudini soggettive del daemian e del daimon coinvolti nel rapporto e, malgrado alcune tendenze di massima, non sono generalizzabili se non a prezzo di svilire l'unicità dell'approccio di volta in volta concordato. Scopo primario del dialogo introspettivo è quello di accrescere l'aliegofilia (= l'amore e la stima reciproca tra uomo e daimon, per chi è nuovo o non ne serba memoria) e l'autocoscienza, tramite la rimozione o la drastica riduzione degli schermi sociologici, moralistici, familiari e culturali che coprono l'autenticità del soggetto nelle sue manifestazioni esistenziali, nei suoi desideri e nelle sue relazioni. Finché si è infanti, poco avvezzi alla socialità e chiusi nella propria onnipotenza, l'essere individuale si esprime in tutta la sua pienezza e dirompenza, indifferente alle conseguenze cagionate negli altri. Quantunque sia parte cruciale della maturità e della crescita il sapersi limitare ed adattare all'alterità, alla relazionalità, al rispetto interindividuale, è bene conservare (o recuperare) l'abilità di enucleare se stessi senza mistificazioni di sorta, se non nelle manifestazioni esteriori, potenzialmente lesive del prossimo, quantomeno a livello di cognizione interiore delle proprie passioni, debolezze, criticità ed aspirazioni, sì da potersi regolare di conseguenza nelle scelte di vita. Ora, è evidente che, per far affiorare la personalità autentica, i mezzi adoperati devono quanto più è possibile assecondarla, e vieppiù perfezionarsi a mano a mano che nuovi "pezzi" di carattere emergono dalle pieghe della psiche. Insomma, il metodo dell'introspezione, oltre ad essere tipicamente soggettivo, è connotato dall'evolutività in ragione dei risultati via via ottenuti, talché esso si affina tramite i suoi prodotti, in un sistema circolare di potenziamento virtuoso. Il principiante adotterà un approccio classico, standardizzato, osservando i princìpi generali e seguendo i consigli che gli altri daemian gli avranno fornito, poi, col progredire dello scavo psicologico, lo personalizzerà fino a renderlo non sussumibile in categorie astratte (dialogo verbale, per immagini, per emozioni, per suoni etc.). Infatti, se sono tendenzialmente eguali per tutti gli uomini i mezzi conoscitivi ed espressivi, nondimeno la loro combinazione rispecchierà assetti personalissimi ed irripetibili, a misura dei gusti e delle abilità individuali. Resta così spiegata la ragione del favore accordato dai daemian poeti ed artisti al confronto simbolico, metaforico, allusivo e sinestetico e della preferenza dei daemian riflessivi e metodici per la comunicazione denotativa, icastica, rigorosa e talora formalizzata in un vero e proprio linguaggio personale. Anche qui, pertanto, è d'uopo corroborare le tue parole. 8-)
Nemo-Cassandra ha scritto:Un discorso simile vale per la forma del daimon: anche qui, a livello empirico s'è osservato che la forma predominante, se il daimon ne assume una, è riferito alla persona stessa tramite processi psichici non sempre chiari e definibili (chi vede il daimon come se stesso, chi come un globo viola, chi come una goccia d'acqua...). Volendo riferirsi alla teoria circa la forma animale, può avvenire che la forma assunta spontaneamente sia di un animale, ma deve sempre accordarsi all'assioma generale della naturalità, e quindi non essere imposta da elementi terzi; inoltre, considerata quest'idea, le analisi delle forme assumono una valenza praticamente nulla, in quanto nessuna forma arbitrariamente analizzata potrà sostituire la forma naturale che il daimon assume per facilitare il contatto con l'uomo; qualora non ne assumesse spontaneamente alcuna non vi sarebbe motivo apparente di forzare una forma precisa in nome di una presunta "facilità di contatto", che sarebbe come imporre anche dove non vi è necessità.
Se l’uomo vuole dare una forma al suo daimon, lo farà in maniera del tutto spontanea, senza prendere schemi o idee predefinite: daimon e uomo, infatti, comunicano con e senza forma con la stessa intensità e qualità.
La forma naturalmente assunta è una contraddizione terminologica. Ferma restando l'assoluta libertà comunicativa uomo-daimon, come acclarato nel precedente paragrafo, la forma può essere reale o simbolica. Va da sé che un'entità immateriale, qual è il daimon, non possieda forma reale, essendo, più a monte, sprovvista di consistenza empiricamente percepibile coi sensi, che della forma è il presupposto necessario. Il simbolo, d'altro canto, per definizione esula dall'ambito dei caratteri intrinseci dell'ente, dipendendo da fattori estranei di natura culturale, tradizionale ed esistenziale. Ci sono i simboli che nascono per effetto di modellizzazioni semplificatorie di realtà scientifiche complesse (v. la massa di pallini centrale coi pallini piccoli in orbita, che raffigura, sia pur grossolanamente, l'atomo). Esistono, poi, simboli riconducibili al patrimonio delle consuetudini di un popolo, aventi matrice religiosa, storica, politica o d'altro genere. Esistono, infine, simboli icastici per il solo soggetto che li adotta, essendo legati a specifiche esperienze da lui vissute in un certo contesto ambientale e personale. L'unica cosa che con certezza può escludersi è che il simbolo sia un dato intrinseco ed immutabile dell'oggetto cui allude. Fatte queste doverose premesse, e rammentando lo scopo primario del Daimonismo, cioè aiutare le persone a conoscersi davvero, appare ragionevole sfruttare, in assenza di un approccio universalmente valido ed autentico, quello che maggiormente svetti per obiettività e riscontrabilità, quello, in altre parole, idoneo a minimizzare l'incidenza di fattori deformanti. Ciascun daemian è naturalmente libero di impostare la questione in termini diversi, tuttavia, a mio avviso, la forma animale non è puramente convenzionale ed opinabile, fungibile rispetto ad altre forme: la preminenza riconosciutale si spiega con l'agevole verificabilità dei tratti costitutivi di quel simbolo per mezzo di studi biologici, ambientali ed etologici, della cui rilevanza scientifica non può dubitarsi. Nulla astrattamente impedisce di utilizzare forme vegetali, inanimate, umane, mitologiche e fantastiche, ma il loro coefficiente di inquinamento, ad opera di quegli autoinganni che il daemian vuole divellere, è senz'altro maggiore, e maggiore la loro inattendibilità, vuoi per la carenza di conoscenze rigorose al riguardo (pokemon, mostri del cinema, polipi venusiani dalle sei bocche e ventotto mammelle...), vuoi per l'estrema difficoltà di desumere, dalle informazioni scientifiche pure esistenti, tratti caratteriali rilevanti per l'uomo (sfido chiunque a stilare l'analisi dell'alga azzurra, dell'ameba, del porcino, del rododendro, dell'uomo caucasico medio, delle rocce metamorfiche, del quarzo citrino e dell'ammoniaca, nonostante l'ampio ventaglio di dati biologici, antropometrici, geologici e chimici a disposizione!). In definitiva, giudico qualitativamente più efficaci le forme animali rispetto alle altre, non senza precisare, ovviamente, che i venti, trenta, quaranta punti di una qualunque analisi, anche accurata e pregevole, non sono che la base di partenza per un approfondimento individuale del simbolo. :)
Nemo-Cassandra ha scritto:Riguardo alla visualizzazione, idem discorso: se una persona ha in sé la naturale tendenza a formare immagini mentali e riprodurle, allora la visualizzazione gli risulterà naturale, e sarà uno strumento come un altro che useranno in più per comunicare. Di nuovo, se non si riesce a visualizzare è semplicemente perché l’uomo non ne sente necessità.
Questo rientra nell'ambito della libertà comunicativa sopracitata, e non necessita di ulteriori specificazioni. ;)
Nemo-Cassandra ha scritto:LA TERZA TESI: IL PRINCIPIO D’AIUTO
L'ultimo elemento che si è trovato in comune tra tutti i daimon e i rapporti uomo-daimon è quello che definiamo Principio d'Aiuto: il daimon, comunicando con l'uomo, lo sostiene e lo aiuta così nella comprensione di sé tanto nelle più banali difficoltà quotidiane. Ovviamente, ognuno a modo suo, con i suoi metodi, linguaggi e tecniche, ma sempre al fine ultimo di miglioramento dell'individuo o al suo sostentamento.
C'è da chiedersi tuttavia perché il daimon agisce in questo modo. Inizialmente si era pensato a pura filantropia (che è paradossale, non essendo un essere umano xD), poi al fatto che "se l'uomo sta bene, sta bene anche il daimon" in quanto sono un sol corpo e un sol spirito. Quest'ultima è probabilmente veritiera (anche se c'è da sottolineare come daimon e uomo non si possano disgiungere in maniera così netta e che hanno più cose in comune che differenti) ma è un po' riduttiva: parlando a livello più ampio, si ritiene che il daimon intenda il benessere dell'uomo come un fattore determinante della sua esistenza e della corretta funzione di ogni parte di sé.
E’ un po’ come l’istinto di sopravvivenza, ma più allargato: l’uomo, nella sua tendenza a sopravvivere e ad auto-conservarsi, contiene la naturale tendenza al non nuocere volontariamente se stesso (la tendenza autolesionistica -da non confondere con masochistica xD- è appunto oggetto delle devianze mentali). Il daimon, in questo senso, è la più spontanea dimostrazione della semplice volontà al non farsi del male, al sanarsi ogniqualvolta vi è del dolore che minaccia la nostra esistenza.
Una brillante premessa, che personalmente svilupperei nel senso della Teoria della Volontà, cui faccio rinvio per non appesantire il messaggio. :P
Nemo-Cassandra ha scritto:LA “QUARTA TESI”
Dopo aver abbondantemente parlato di come il daimon è, di come si manifesta e di cosa fa, viene implicito chiedersi cos’è il daimon.
Per introdurre la mia idea, citerò dal neo-gruppo di Facebook sul Daimonismo Italiano la parte inerente alla suddivisione della psiche -negli omissis ci sono i collegamenti con Platone, che sono inutili ai fini della tesi xD- secondo Sigismund Schlomo Freud (il nome completo è troppo faigo :D ):
“ES, ovvero l'inconscio inaccessibile ed infinito, intrinseco e buio, [...] l'IO, ossia la parte di noi che viviamo coscientemente ogni giorno nel nostro vivere sociale, infine [...]SUPER-IO, cioè la parte eticizzante dentro di noi che ci suggerisce cosa fare e non fare, come comportarci moralmente per star bene con noi stessi. Ed è proprio a quest'ultima parte della psiche umana che il daimonismo dona una centralità oltremodo importante: l'autocoscienza e il rapporto libero con se stessi si sviluppa nella consapevolezza dell'intima moltitudine in noi. ”
Si vede dunque generalmente il daimon come il Super-Io, vista la sua natura primaria di consigliere etico. Ma è solo questo, il daimon?

Io ritengo che il daimon abbia una funzione ancora più ampia di quel che inizialmente credevamo fosse e di quella che si ritiene tutt’ora essere. Egli, io penso, è un Eremita dell’Anima: per così dire, “viaggia” all’interno della nostra interiorità ed è in grado di comprendere sia l’Es (infatti conosce le parti più oscure di noi), che l’Io (la nostra coscienza non gli è per niente sconosciuta) per poi utilizzare il Super-Io per la questione etica e per mostrarci ogni elemento di noi stessi, perché è appunto in grado di possedere le informazioni di manifestarle alla nostra coscienza tramite i più vari sistemi comunicativi. Dunque, non è solo Super-Io, ma anche acuto conoscitore di Io ed Es.
Sorge spontanea la domanda: per quanto riguarda l’Io è sempre chiaro come il daimon possa conoscere gli elementi, e del Super-Io fa il suo tramite, ma l’Es, che essendo appunto inconsapevole ed inconscio non si mostra sempre in maniera evidente?
L’arduo quesito si risolve con una considerazione di tipo, diciamo così, di carattere “epistemologico” circa la comunicazione uomo-daimon: la nostra coscienza non comprende razionalmente l’inconscio (sarebbe un ossimoro, dopotutto), ma il daimon riesce ad andare al di là della coscienza, ci manifesta anche l’inconscio con i suoi segnali, soltanto che noi non riusciamo a captarlo con le corde razionali. E’ un po’ come lo spettro elettromagnetico: l’occhio umano non riesce a percepire ogni sfumatura, ma il fatto che ci siano infinite varianti è dimostrato. L’attenta indagine psicanalitica, non a caso, funge da “microscopio dell’anima” ed è in grado di tirare fuori buona parte degli elementi dell’Es, che il daimon per sua natura già conosce ma non è in grado da solo di renderli completamente coscienti e razionali.
Questo, chiaramente, costituisce un limite del daimon nei confronti della psiche dell’uomo: la conosce, ma non è in grado di manifestarla tutta quanta a livello razionale: ritengo, infatti, che una parte dell’Es sia conoscibile a livello razionale col l’ausilio del solo daimon, ma non tutto. Inoltre, la stessa equazione “Daimon = Anima” diviene così incompleta e quindi fallace, poiché il daimon non è propriamente l’anima, ma colui che la comprende in ogni suo minuscolo aspetto.
Che comunque questa capacità del daimon di vedere ogni aspetto dell’anima, anche il più oscuro, sia in qualche modo una dimostrazione dell’essere lui stesso la nostra anima? La si può leggere anche in questo modo, ma personalmente credo sia una definizione troppo accomodante e, per i versi spiegati sopra, leggermente errata in quanto dà più l’impressione di essere un elemento “esterno” alla psiche, nonostante sia così ben inserito nel contesto dell’anima da sembrarla lui stesso.
E concludi davvero in pompa magna, con una squisita ed encomiabile riformulazione, ineccepibile nei contenuti e persino poetica nella forma, della Teoria della Moneta. :D

Meriti sincere e vive congratulazioni per la qualità, la sottigliezza e la complessità delle tue speculazioni. E ti conferisco mandato di riversare una quota di questo credito in favore di chi ti ha sostenuto e spronato al compimento di cotali ragionamenti. 8-)


Giunti infine a questo punto, mi preme esprimere l'auspicio che i novizi non si lascino intimidire da simili riflessioni, ma partecipino con coraggio, acume e spontaneità. ;)
Daimon uniuscuiusque humanitatis caput et fundamentum est semperque esto!

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Re: Le Teorie di Nemo

Messaggio da Nemo-Cassandra » mar 28/feb/2012 17:01:44

Premettendo che c’ho messo mezz’ora e passa per leggere e capire tutto (parlare potabile ti è davvero così difficile? :lol:), concentrerò nella risposta solo su quei punti dove non si elogia in maniera magniloquente il mio lavoro (elogi comunque decisamente apprezzati :D) ma gli si muovono le giuste critiche xD.
Claudio-Olyandra ha scritto:Ferma restando l'assoluta libertà comunicativa uomo-daimon, come acclarato nel precedente paragrafo, la forma può essere reale o simbolica. Va da sé che un'entità immateriale, qual è il daimon, non possieda forma reale, essendo, più a monte, sprovvista di consistenza empiricamente percepibile coi sensi, che della forma è il presupposto necessario. Il simbolo, d'altro canto, per definizione esula dall'ambito dei caratteri intrinseci dell'ente, dipendendo da fattori estranei di natura culturale, tradizionale ed esistenziale. Ci sono i simboli che nascono per effetto di modellizzazioni semplificatorie di realtà scientifiche complesse (v. la massa di pallini centrale coi pallini piccoli in orbita, che raffigura, sia pur grossolanamente, l'atomo). Esistono, poi, simboli riconducibili al patrimonio delle consuetudini di un popolo, aventi matrice religiosa, storica, politica o d'altro genere. Esistono, infine, simboli icastici per il solo soggetto che li adotta, essendo legati a specifiche esperienze da lui vissute in un certo contesto ambientale e personale. L'unica cosa che con certezza può escludersi è che il simbolo sia un dato intrinseco ed immutabile dell'oggetto cui allude. Fatte queste doverose premesse, e rammentando lo scopo primario del Daimonismo, cioè aiutare le persone a conoscersi davvero, appare ragionevole sfruttare, in assenza di un approccio universalmente valido ed autentico, quello che maggiormente svetti per obiettività e riscontrabilità, quello, in altre parole, idoneo a minimizzare l'incidenza di fattori deformanti.
Premessa semplicemente chiarificatrice del mio concetto, in quanto è ovvio che quella che io chiamo naturalità è ovviamente simbolica, non avendo appunto il daimon una forma, e ciò non fa cadere nel contraddittorio perché è comunque un simbolo che nasce spontaneo dall'uomo stesso ;)
Claudio-Olyandra ha scritto:Ciascun daemian è naturalmente libero di impostare la questione in termini diversi, tuttavia, a mio avviso, la forma animale non è puramente convenzionale ed opinabile, fungibile rispetto ad altre forme: la preminenza riconosciutale si spiega con l'agevole verificabilità dei tratti costitutivi di quel simbolo per mezzo di studi biologici, ambientali ed etologici, della cui rilevanza scientifica non può dubitarsi. Nulla astrattamente impedisce di utilizzare forme vegetali, inanimate, umane, mitologiche e fantastiche, ma il loro coefficiente di inquinamento, ad opera di quegli autoinganni che il daemian vuole divellere, è senz'altro maggiore, e maggiore la loro inattendibilità, vuoi per la carenza di conoscenze rigorose al riguardo (pokemon, mostri del cinema, polipi venusiani dalle sei bocche e ventotto mammelle...), vuoi per l'estrema difficoltà di desumere, dalle informazioni scientifiche pure esistenti, tratti caratteriali rilevanti per l'uomo (sfido chiunque a stilare l'analisi dell'alga azzurra, dell'ameba, del porcino, del rododendro, dell'uomo caucasico medio, delle rocce metamorfiche, del quarzo citrino e dell'ammoniaca, nonostante l'ampio ventaglio di dati biologici, antropometrici, geologici e chimici a disposizione!). In definitiva, giudico qualitativamente più efficaci le forme animali rispetto alle altre, non senza precisare, ovviamente, che i venti, trenta, quaranta punti di una qualunque analisi, anche accurata e pregevole, non sono che la base di partenza per un approfondimento individuale del simbolo. :)
Per l’appunto, la critica mossa è anche questa: gli studi biologici/etologici/ambientali vengono trasportati nella caratterizzazione umana in maniera a mio avviso arbitrari e senza rilevanza scientifico/psicologica, e per questo mancante della validità di schema di partenza che gli si vuole attribuire per poi facilitare l’approfondimento dell’introspezione.
Le forme paradossali che hai citato tu (il polipo perverso polimorfo mi ha fatto davvero sganasciare dalle risa :lol:) sono esattamente quel che intendevo io per forma influenzata da preconcetti esterni, mentre la forma che intendevo descrivere era qualcosa di più variegato e complesso, che si rifà a lavori psichici interni all’uomo non sempre chiari, e sottolineo lavori psichici proprio per spiegare come non sia qualcosa di così banale e riferibile ad un semplicissimo gioco/cartone/fumetto al quale qualsiasi novizio male indirizzato si potrebbe attaccare. Capisco la volontà di non voler banalizzare il concetto di forma (specie in questi tempi di crisi :lol:), ma proprio per evitare questo equivoco interpretativo che ho fatto l’esempio dell’Arcangelo Gabriele :).
Ora, circa la difficoltà dello studiare le eventuali diverse forme; è ovvio che non si possono analizzare queste forme create dalla persona stessa ma soprattutto, a mio parere (parlando di una eventuale forma analizzabile) non vi sarebbe motivo di farne alcuna, in quanto sarebbe una inutile schematizzazione di un concetto totalmente personale e soggettivo, che come tale non può rientrare in nessuna matrice creabile da un altro uomo o collegio di uomini.

Concludo dicendo come a mio parere noi, come gruppo daemian, siamo sempre stati abituati a dare una forma animale al daimon, oltre che per le presunte facilità comunicative, più che altro per dare agli altri daemian un richiamo diretto al nostro daimon (Olyandra-Gufo, Sibilin-Faina, Kyriax-Gatto, Xanto-CaneoquelcheèperdonamiSilvia, ecc.), tuttavia ritengo che sia senza alcun fondamento pratico-speculativo dietro, che serva appunto solo all’uso-consumo della comunità daemian ma non serva affatto al singolo individuo :)
Claudio-Olyandra ha scritto:l'auspicio che i novizi non si lascino intimidire da simili riflessioni, ma partecipino con coraggio, acume e spontaneità.
Io lo scriverei in calce al forum, enorme e in bella vista.
Sarebbe un incentivo niente male, volendo pensarci seriamente. Con magari al seguito tutti i link alle teorie filosofiche salienti, per far capire come si lavora qui dentro :D
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Re: Le Teorie di Nemo

Messaggio da Rani e Katya » ven 02/mar/2012 22:03:43

A mio parere, riguardo la forma, sarebbe inutile scervellarsi tanto alla ricerca di una forma che sia caratterialmente simile all'umano. Il daimon non ha forma, e questo mi pare sia un dato di fatto. Pertanto mi sembra inutile cercare di trovare "quella giusta".
Dire che il daimon è senza forma e allo stesso tempo scervellarsi per analizzare la forma del daimon è una contraddizione così evidente che non sto neanche a parlarne :lol:
Ovviamente si resta liberi di proiettare il daimon in forma animale e tutto il resto, anche perché è ovviamente più semplice (e magari questo potrebbe ricondursi alla faccenda delle persone artistiche e pragmatiche) visualizzarlo in una forma reale, terrena, che in una forma astratta o in un sasso :roll: Ciò che sia Nemo (a quanto mi è parso di capire, almeno, purtroppo ho letto solo un po' i punti più importanti dei vostri post, ché se no non mi bastavano 90 anni a leggere tutto :mrgreen:) che io è che sforzarsi a cercare delle corrispondenze caratteriali tra una forma che viene attribuita dall'uomo e l'umano stesso è... inutile °3°
E ritengo che se noi siamo così abituati a dare al daimon una forma di animale è perché siamo in qualche modo legati a QOM in cui appunto viene fatto :roll: Socrate, psicologi e filosofi non hanno mai accennato a forme animali per il daimon, il Super-Io, il Superman (giusto per sottolineare la mia preparazione in materia (?)) e così via :roll:
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Re: Le Teorie di Nemo

Messaggio da Nemo-Cassandra » sab 03/mar/2012 15:23:05

Ho un'annotazione che mi ero scordato di fare, quindi la faccio adesso:
Claudio-Olyandra ha scritto:Una brillante premessa, che personalmente svilupperei nel senso della Teoria della Volontà, cui faccio rinvio per non appesantire il messaggio. :P

[...]

E concludi davvero in pompa magna, con una squisita ed encomiabile riformulazione, ineccepibile nei contenuti e persino poetica nella forma, della Teoria della Moneta. :D
Le mie teorie non sono riformulazioni delle tue, né sono pensate per essere dei loro prosegui o per allacciarsi ad esse. Sicuramente hanno dei punti in comune, ma ne hanno anche di contrastanti (specie la Quarta Tesi e la Teoria della Moneta, hanno delle basi quasi totalmente differenti) :)
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