Le Tre Tesi + la "Quarta Tesi" (by Nemo)
Inviato: lun 27/feb/2012 20:33:37
Sottotitolo: perché anche Nemo, ogni tanto, pensa.
(Ante Scriptum: Si ringrazia Ranieri per avermi rotto i c*****ni e avermi così convinto a postare. Ti voglio bene )
Salve popolo!
Come promesso, qui di seguito stenderò il frutto di riflessioni, discussioni filosofiche, esperienza personale ed esperienza diretta con tantissimi novizi che ho cercato d'avvicinare al daimonismo e di chiacchierate con daemian veterani.
Dispostissimo a discutere e ritrattare ove mi sembrerà opportuno e convincente xD.
Si attende molta partecipazione, e si invita la folla a non linciarmi u_u.
INTRODUZIONE NECESSARIA
Durante questo periodo di tempo passato a riflettere e confrontarmi (ed è stato abbastanza lungo...xD), ho notato che gli aspetti concernenti il daimon e la relazione uomo-daimon sono quasi totalmente soggettivi e riferibili al singolo caso particolare. Le caratteristiche comuni tra uomini sono veramente poche, a mio avviso, e le si possono riassumere in tre tesi generalissime, che mi sono premurato di stendere ed argomentare qui sotto: Esistenza Vitale Indipendente, Comunicazione/Forma e Principio d'Aiuto.
Dopo la stesura di essi, che sono i principali argomenti delle mie riflessioni, proporrò anche una mia idea per certi versi innovativa sul concetto stesso di daimon, che io chiamo ironicamente Quarta Tesi xD.
Buona lettura!
LA PRIMA TESI: L’ESISTENZA VITALE INDIPENDENTE
Semplicissimo, senza troppi fronzoli: il daimon c’è, a prescindere se l'uomo lo sente presente o meno.
Poniamo ad esempio coloro che non ascoltano loro stessi: il loro daimon è comunque presente, non li abbandona né tantomeno scompare, semplicemente i segnali che dà per confermare la sua esistenza hanno meno risonanza nella coscienza della persona che, ignorandolo, identifica i segnali da lui mandatigli come “altro” non meglio definito.
Da quest’idea nascono due legittime domande:
Se il daimon esiste a prescindere, è parte vitale dell'uomo?
Sì, altrimenti l’uomo non avrebbe autocoscienza. Un uomo senza daimon è come un motore senza scintilla: l'impalcatura c'è, ma non può attivarsi. Allo stesso modo, la psiche della persona ci sarebbe ma non avrebbe alcuna manifestazione concreta nell'uomo, riducendolo ad un mero contenitore di emozioni/impulsi/pensieri/ricordi/traumi senza sfogo reale.
Se il daimon si può ignorare, è reprimibile del tutto?
Sì, ma non distruttibile. Si possono coprire, reprimere e ignorare le nostre vere volontà anche per tutta la durata della nostra vita, ma non cancellarle del tutto. A tal proposito c'è da notare un dato derivante dalle esperienze: tutti coloro che hanno iniziato ad ascoltare il loro daimon sono sempre migliorati interiormente e a volte, di riflesso, anche esteriormente. Questo perchè la repressione non è causata dalla necessità di sopravvivenza (come avviene per un trauma censurato dalla psiche) ma per altri fattori esterni di diversa natura.
LA SECONDA TESI: COMUNICAZIONE E FORMA
Noi sappiamo dell'esistenza del daimon perché esso si manifesta a noi, altrimenti la ipotizzeremmo solo a livello teorico. Ma come comunica?
Ogni daimon lo fa in maniera diversa secondo un principio che chiameremo “naturalità”, e probabilmente alla “formae mentis” dell’uomo. Per naturalità s'intende ciò che "viene naturale", cioè che avviene senza forzature, pensieri preconcetti o imposizioni esterne (se si visualizzasse il daimon, ad esempio, come l'Arcangelo Gabriele, sarebbe chiara una decisa influenza ecclesiastica ). Ci sono persone che prediligono la comunicazione verbale, altri quella visiva-corporea, altri ancora semplicemente "impulsi" non meglio definiti, oppure tutti insieme, o solo alcuni, o nessuno, e usano altri elementi che non sono elencati o non si è in grado di elencare.
Il tipo di comunicazione è totalmente e puramente soggettivo, quindi è difficile stabilire una matrice. Tuttavia, a livello empirico, si è notato come spesso è influenzato dal carattere della ''intelligenza" predominante (considerando come “intelligenza” qualcosa non dissimile dalla teoria delle Intelligenze Multiple di Howard Gardner, cioè che l’abilità mentale è divisa in diversi macro insiemi: Intelligenza Linguistica, Intelligenza Logico/Matematica, Intelligenza Spazio/Visiva, Intelligenza Cinestetica...). Ad esempio, il daimon degli artisti visivi, come pittori o disegnatori, prediligerà le immagini, quello dei musicisti i suoni e così via.
Si tratta ovviamente di generalizzazioni, poiché gli elementi caratterizzanti la comunicazione sono vari e complessi e non comprendono solo la “intelligenza”, e non si può stabilire con precisione quanto essa influisca sulla comunicazione. Le esperienze finora raccolte, comunque, confermano abbastanza quest'idea iniziale, e danno alla "intelligenza" un ruolo di decisa importanza.
L'importante rimane, comunque, ciò che è stato detto circa la naturalità, cioè che la comunicazione è conforme alla sola persona, che prediligerà un tipo o un altro a seconda della sua predisposizione.
Un discorso simile vale per la forma del daimon: anche qui, a livello empirico s'è osservato che la forma predominante, se il daimon ne assume una, è riferito alla persona stessa tramite processi psichici non sempre chiari e definibili (chi vede il daimon come se stesso, chi come un globo viola, chi come una goccia d'acqua...). Volendo riferirsi alla teoria circa la forma animale, può avvenire che la forma assunta spontaneamente sia di un animale, ma deve sempre accordarsi all'assioma generale della naturalità, e quindi non essere imposta da elementi terzi; inoltre, considerata quest'idea, le analisi delle forme assumono una valenza praticamente nulla, in quanto nessuna forma arbitrariamente analizzata potrà sostituire la forma naturale che il daimon assume per facilitare il contatto con l'uomo; qualora non ne assumesse spontaneamente alcuna non vi sarebbe motivo apparente di forzare una forma precisa in nome di una presunta "facilità di contatto", che sarebbe come imporre anche dove non vi è necessità.
Se l’uomo vuole dare una forma al suo daimon, lo farà in maniera del tutto spontanea, senza prendere schemi o idee predefinite: daimon e uomo, infatti, comunicano con e senza forma con la stessa intensità e qualità.
Riguardo alla visualizzazione/proiezione, idem discorso: se una persona ha in sé la naturale tendenza a formare immagini mentali e riprodurle, allora la visualizzazione/proiezione gli risulterà naturale, e sarà uno strumento come un altro che useranno in più per comunicare. Di nuovo, se non si riesce a visualizzare/proiettare è semplicemente perché l’uomo non ne sente necessità.
LA TERZA TESI: IL PRINCIPIO D’AIUTO
L'ultimo elemento che si è trovato in comune tra tutti i daimon e i rapporti uomo-daimon è quello che definiamo Principio d'Aiuto: il daimon, comunicando con l'uomo, lo sostiene e lo aiuta così nella comprensione di sé tanto nelle più banali difficoltà quotidiane. Ovviamente, ognuno a modo suo, con i suoi metodi, linguaggi e tecniche, ma sempre al fine ultimo di miglioramento dell'individuo o al suo sostentamento.
C'è da chiedersi tuttavia perché il daimon agisce in questo modo. Inizialmente si era pensato a pura filantropia (che è paradossale, non essendo un essere umano xD), poi al fatto che "se l'uomo sta bene, sta bene anche il daimon" in quanto sono un sol corpo e un sol spirito. Quest'ultima è probabilmente veritiera (anche se c'è da sottolineare come daimon e uomo non si possano disgiungere in maniera così netta e che hanno più cose in comune che differenti) ma è un po' riduttiva: parlando a livello più ampio, si ritiene che il daimon intenda il benessere dell'uomo come un fattore determinante della sua esistenza e della corretta funzione di ogni parte di sé.
E’ un po’ come l’istinto di sopravvivenza, ma più allargato: l’uomo, nella sua tendenza a sopravvivere e ad auto-conservarsi, contiene la naturale tendenza al non nuocere volontariamente se stesso (la tendenza autolesionistica -da non confondere con masochistica xD- è appunto oggetto delle devianze mentali). Il daimon, in questo senso, è la più spontanea dimostrazione della semplice volontà al non farsi del male, al sanarsi ogniqualvolta vi è del dolore che minaccia la nostra esistenza.
LA “QUARTA TESI”
Dopo aver abbondantemente parlato di come il daimon è, di come si manifesta e di cosa fa, viene implicito chiedersi cos’è il daimon.
Per introdurre la mia idea, citerò dal neo-gruppo di Facebook sul Daimonismo Italiano la parte inerente alla suddivisione della psiche -negli omissis ci sono i collegamenti con Platone, che sono inutili ai fini della tesi xD- secondo Sigismund Schlomo Freud (il nome completo è troppo faigo ):
“ES, ovvero l'inconscio inaccessibile ed infinito, intrinseco e buio, [...] l'IO, ossia la parte di noi che viviamo coscientemente ogni giorno nel nostro vivere sociale, infine [...]SUPER-IO, cioè la parte eticizzante dentro di noi che ci suggerisce cosa fare e non fare, come comportarci moralmente per star bene con noi stessi. Ed è proprio a quest'ultima parte della psiche umana che il daimonismo dona una centralità oltremodo importante: l'autocoscienza e il rapporto libero con se stessi si sviluppa nella consapevolezza dell'intima moltitudine in noi.”
Si vede dunque generalmente il daimon come il Super-Io, vista la sua natura primaria di consigliere etico. Ma è solo questo, il daimon?
Io ritengo che il daimon abbia una funzione ancora più ampia di quel che inizialmente credevamo fosse e di quella che si ritiene tutt’ora essere. Egli, io penso, è un Eremita dell’Anima: per così dire, “viaggia” all’interno della nostra interiorità ed è in grado di comprendere sia l’Es (infatti conosce le parti più oscure di noi), che l’Io (la nostra coscienza non gli è per niente sconosciuta) per poi utilizzare il Super-Io per la questione etica e per mostrarci ogni elemento di noi stessi, perché è appunto in grado di possedere le informazioni di manifestarle alla nostra coscienza tramite i più vari sistemi comunicativi. Dunque, non è solo Super-Io, ma anche acuto conoscitore di Io ed Es.
Sorge spontanea la domanda: per quanto riguarda l’Io è sempre chiaro come il daimon possa conoscere gli elementi, e del Super-Io fa il suo tramite, ma l’Es, che essendo appunto inconsapevole ed inconscio non si mostra sempre in maniera evidente?
L’arduo quesito si risolve con una considerazione, diciamo così, di carattere “epistemologico” circa la comunicazione uomo-daimon: la nostra coscienza non comprende razionalmente l’inconscio (sarebbe un ossimoro, dopotutto), ma il daimon riesce ad andare al di là della coscienza, ci manifesta anche l’inconscio con i suoi segnali, soltanto che noi non riusciamo a captarlo con le corde razionali. E’ un po’ come lo spettro elettromagnetico: l’occhio umano non riesce a percepire ogni sfumatura, ma il fatto che ci siano infinite varianti è dimostrato. L’attenta indagine psicanalitica, non a caso, funge da “microscopio dell’anima” ed è in grado di tirare fuori buona parte degli elementi dell’Es, che il daimon per sua natura già conosce ma non è in grado da solo di renderli completamente coscienti e razionali.
Questo, chiaramente, costituisce un limite del daimon nei confronti della psiche dell’uomo: la conosce, ma non è in grado di manifestarla tutta quanta a livello razionale: ritengo, infatti, che una parte dell’Es sia conoscibile a livello razionale col l’ausilio del solo daimon, ma non tutto. Inoltre, la stessa equazione “Daimon = Anima” diviene così incompleta e quindi fallace, poiché il daimon non è propriamente l’anima, ma colui che la comprende in ogni suo minuscolo aspetto.
Che comunque questa capacità del daimon di vedere ogni aspetto dell’anima, anche il più oscuro, sia in qualche modo una dimostrazione dell’essere lui stesso la nostra anima? La si può leggere anche in questo modo, ma personalmente credo sia una definizione troppo accomodante e, per i versi spiegati sopra, leggermente errata in quanto dà più l’impressione di essere un elemento “esterno” alla psiche, nonostante sia così ben inserito nel contesto dell’anima da sembrarla lui stesso.
***
Detto ciò, attendo numerosi responsi (se riuscite ad arrivare fino a qui...xD)
(Ante Scriptum: Si ringrazia Ranieri per avermi rotto i c*****ni e avermi così convinto a postare. Ti voglio bene )
Salve popolo!
Come promesso, qui di seguito stenderò il frutto di riflessioni, discussioni filosofiche, esperienza personale ed esperienza diretta con tantissimi novizi che ho cercato d'avvicinare al daimonismo e di chiacchierate con daemian veterani.
Dispostissimo a discutere e ritrattare ove mi sembrerà opportuno e convincente xD.
Si attende molta partecipazione, e si invita la folla a non linciarmi u_u.
INTRODUZIONE NECESSARIA
Durante questo periodo di tempo passato a riflettere e confrontarmi (ed è stato abbastanza lungo...xD), ho notato che gli aspetti concernenti il daimon e la relazione uomo-daimon sono quasi totalmente soggettivi e riferibili al singolo caso particolare. Le caratteristiche comuni tra uomini sono veramente poche, a mio avviso, e le si possono riassumere in tre tesi generalissime, che mi sono premurato di stendere ed argomentare qui sotto: Esistenza Vitale Indipendente, Comunicazione/Forma e Principio d'Aiuto.
Dopo la stesura di essi, che sono i principali argomenti delle mie riflessioni, proporrò anche una mia idea per certi versi innovativa sul concetto stesso di daimon, che io chiamo ironicamente Quarta Tesi xD.
Buona lettura!
LA PRIMA TESI: L’ESISTENZA VITALE INDIPENDENTE
Semplicissimo, senza troppi fronzoli: il daimon c’è, a prescindere se l'uomo lo sente presente o meno.
Poniamo ad esempio coloro che non ascoltano loro stessi: il loro daimon è comunque presente, non li abbandona né tantomeno scompare, semplicemente i segnali che dà per confermare la sua esistenza hanno meno risonanza nella coscienza della persona che, ignorandolo, identifica i segnali da lui mandatigli come “altro” non meglio definito.
Da quest’idea nascono due legittime domande:
Se il daimon esiste a prescindere, è parte vitale dell'uomo?
Sì, altrimenti l’uomo non avrebbe autocoscienza. Un uomo senza daimon è come un motore senza scintilla: l'impalcatura c'è, ma non può attivarsi. Allo stesso modo, la psiche della persona ci sarebbe ma non avrebbe alcuna manifestazione concreta nell'uomo, riducendolo ad un mero contenitore di emozioni/impulsi/pensieri/ricordi/traumi senza sfogo reale.
Se il daimon si può ignorare, è reprimibile del tutto?
Sì, ma non distruttibile. Si possono coprire, reprimere e ignorare le nostre vere volontà anche per tutta la durata della nostra vita, ma non cancellarle del tutto. A tal proposito c'è da notare un dato derivante dalle esperienze: tutti coloro che hanno iniziato ad ascoltare il loro daimon sono sempre migliorati interiormente e a volte, di riflesso, anche esteriormente. Questo perchè la repressione non è causata dalla necessità di sopravvivenza (come avviene per un trauma censurato dalla psiche) ma per altri fattori esterni di diversa natura.
LA SECONDA TESI: COMUNICAZIONE E FORMA
Noi sappiamo dell'esistenza del daimon perché esso si manifesta a noi, altrimenti la ipotizzeremmo solo a livello teorico. Ma come comunica?
Ogni daimon lo fa in maniera diversa secondo un principio che chiameremo “naturalità”, e probabilmente alla “formae mentis” dell’uomo. Per naturalità s'intende ciò che "viene naturale", cioè che avviene senza forzature, pensieri preconcetti o imposizioni esterne (se si visualizzasse il daimon, ad esempio, come l'Arcangelo Gabriele, sarebbe chiara una decisa influenza ecclesiastica ). Ci sono persone che prediligono la comunicazione verbale, altri quella visiva-corporea, altri ancora semplicemente "impulsi" non meglio definiti, oppure tutti insieme, o solo alcuni, o nessuno, e usano altri elementi che non sono elencati o non si è in grado di elencare.
Il tipo di comunicazione è totalmente e puramente soggettivo, quindi è difficile stabilire una matrice. Tuttavia, a livello empirico, si è notato come spesso è influenzato dal carattere della ''intelligenza" predominante (considerando come “intelligenza” qualcosa non dissimile dalla teoria delle Intelligenze Multiple di Howard Gardner, cioè che l’abilità mentale è divisa in diversi macro insiemi: Intelligenza Linguistica, Intelligenza Logico/Matematica, Intelligenza Spazio/Visiva, Intelligenza Cinestetica...). Ad esempio, il daimon degli artisti visivi, come pittori o disegnatori, prediligerà le immagini, quello dei musicisti i suoni e così via.
Si tratta ovviamente di generalizzazioni, poiché gli elementi caratterizzanti la comunicazione sono vari e complessi e non comprendono solo la “intelligenza”, e non si può stabilire con precisione quanto essa influisca sulla comunicazione. Le esperienze finora raccolte, comunque, confermano abbastanza quest'idea iniziale, e danno alla "intelligenza" un ruolo di decisa importanza.
L'importante rimane, comunque, ciò che è stato detto circa la naturalità, cioè che la comunicazione è conforme alla sola persona, che prediligerà un tipo o un altro a seconda della sua predisposizione.
Un discorso simile vale per la forma del daimon: anche qui, a livello empirico s'è osservato che la forma predominante, se il daimon ne assume una, è riferito alla persona stessa tramite processi psichici non sempre chiari e definibili (chi vede il daimon come se stesso, chi come un globo viola, chi come una goccia d'acqua...). Volendo riferirsi alla teoria circa la forma animale, può avvenire che la forma assunta spontaneamente sia di un animale, ma deve sempre accordarsi all'assioma generale della naturalità, e quindi non essere imposta da elementi terzi; inoltre, considerata quest'idea, le analisi delle forme assumono una valenza praticamente nulla, in quanto nessuna forma arbitrariamente analizzata potrà sostituire la forma naturale che il daimon assume per facilitare il contatto con l'uomo; qualora non ne assumesse spontaneamente alcuna non vi sarebbe motivo apparente di forzare una forma precisa in nome di una presunta "facilità di contatto", che sarebbe come imporre anche dove non vi è necessità.
Se l’uomo vuole dare una forma al suo daimon, lo farà in maniera del tutto spontanea, senza prendere schemi o idee predefinite: daimon e uomo, infatti, comunicano con e senza forma con la stessa intensità e qualità.
Riguardo alla visualizzazione/proiezione, idem discorso: se una persona ha in sé la naturale tendenza a formare immagini mentali e riprodurle, allora la visualizzazione/proiezione gli risulterà naturale, e sarà uno strumento come un altro che useranno in più per comunicare. Di nuovo, se non si riesce a visualizzare/proiettare è semplicemente perché l’uomo non ne sente necessità.
LA TERZA TESI: IL PRINCIPIO D’AIUTO
L'ultimo elemento che si è trovato in comune tra tutti i daimon e i rapporti uomo-daimon è quello che definiamo Principio d'Aiuto: il daimon, comunicando con l'uomo, lo sostiene e lo aiuta così nella comprensione di sé tanto nelle più banali difficoltà quotidiane. Ovviamente, ognuno a modo suo, con i suoi metodi, linguaggi e tecniche, ma sempre al fine ultimo di miglioramento dell'individuo o al suo sostentamento.
C'è da chiedersi tuttavia perché il daimon agisce in questo modo. Inizialmente si era pensato a pura filantropia (che è paradossale, non essendo un essere umano xD), poi al fatto che "se l'uomo sta bene, sta bene anche il daimon" in quanto sono un sol corpo e un sol spirito. Quest'ultima è probabilmente veritiera (anche se c'è da sottolineare come daimon e uomo non si possano disgiungere in maniera così netta e che hanno più cose in comune che differenti) ma è un po' riduttiva: parlando a livello più ampio, si ritiene che il daimon intenda il benessere dell'uomo come un fattore determinante della sua esistenza e della corretta funzione di ogni parte di sé.
E’ un po’ come l’istinto di sopravvivenza, ma più allargato: l’uomo, nella sua tendenza a sopravvivere e ad auto-conservarsi, contiene la naturale tendenza al non nuocere volontariamente se stesso (la tendenza autolesionistica -da non confondere con masochistica xD- è appunto oggetto delle devianze mentali). Il daimon, in questo senso, è la più spontanea dimostrazione della semplice volontà al non farsi del male, al sanarsi ogniqualvolta vi è del dolore che minaccia la nostra esistenza.
LA “QUARTA TESI”
Dopo aver abbondantemente parlato di come il daimon è, di come si manifesta e di cosa fa, viene implicito chiedersi cos’è il daimon.
Per introdurre la mia idea, citerò dal neo-gruppo di Facebook sul Daimonismo Italiano la parte inerente alla suddivisione della psiche -negli omissis ci sono i collegamenti con Platone, che sono inutili ai fini della tesi xD- secondo Sigismund Schlomo Freud (il nome completo è troppo faigo ):
“ES, ovvero l'inconscio inaccessibile ed infinito, intrinseco e buio, [...] l'IO, ossia la parte di noi che viviamo coscientemente ogni giorno nel nostro vivere sociale, infine [...]SUPER-IO, cioè la parte eticizzante dentro di noi che ci suggerisce cosa fare e non fare, come comportarci moralmente per star bene con noi stessi. Ed è proprio a quest'ultima parte della psiche umana che il daimonismo dona una centralità oltremodo importante: l'autocoscienza e il rapporto libero con se stessi si sviluppa nella consapevolezza dell'intima moltitudine in noi.”
Si vede dunque generalmente il daimon come il Super-Io, vista la sua natura primaria di consigliere etico. Ma è solo questo, il daimon?
Io ritengo che il daimon abbia una funzione ancora più ampia di quel che inizialmente credevamo fosse e di quella che si ritiene tutt’ora essere. Egli, io penso, è un Eremita dell’Anima: per così dire, “viaggia” all’interno della nostra interiorità ed è in grado di comprendere sia l’Es (infatti conosce le parti più oscure di noi), che l’Io (la nostra coscienza non gli è per niente sconosciuta) per poi utilizzare il Super-Io per la questione etica e per mostrarci ogni elemento di noi stessi, perché è appunto in grado di possedere le informazioni di manifestarle alla nostra coscienza tramite i più vari sistemi comunicativi. Dunque, non è solo Super-Io, ma anche acuto conoscitore di Io ed Es.
Sorge spontanea la domanda: per quanto riguarda l’Io è sempre chiaro come il daimon possa conoscere gli elementi, e del Super-Io fa il suo tramite, ma l’Es, che essendo appunto inconsapevole ed inconscio non si mostra sempre in maniera evidente?
L’arduo quesito si risolve con una considerazione, diciamo così, di carattere “epistemologico” circa la comunicazione uomo-daimon: la nostra coscienza non comprende razionalmente l’inconscio (sarebbe un ossimoro, dopotutto), ma il daimon riesce ad andare al di là della coscienza, ci manifesta anche l’inconscio con i suoi segnali, soltanto che noi non riusciamo a captarlo con le corde razionali. E’ un po’ come lo spettro elettromagnetico: l’occhio umano non riesce a percepire ogni sfumatura, ma il fatto che ci siano infinite varianti è dimostrato. L’attenta indagine psicanalitica, non a caso, funge da “microscopio dell’anima” ed è in grado di tirare fuori buona parte degli elementi dell’Es, che il daimon per sua natura già conosce ma non è in grado da solo di renderli completamente coscienti e razionali.
Questo, chiaramente, costituisce un limite del daimon nei confronti della psiche dell’uomo: la conosce, ma non è in grado di manifestarla tutta quanta a livello razionale: ritengo, infatti, che una parte dell’Es sia conoscibile a livello razionale col l’ausilio del solo daimon, ma non tutto. Inoltre, la stessa equazione “Daimon = Anima” diviene così incompleta e quindi fallace, poiché il daimon non è propriamente l’anima, ma colui che la comprende in ogni suo minuscolo aspetto.
Che comunque questa capacità del daimon di vedere ogni aspetto dell’anima, anche il più oscuro, sia in qualche modo una dimostrazione dell’essere lui stesso la nostra anima? La si può leggere anche in questo modo, ma personalmente credo sia una definizione troppo accomodante e, per i versi spiegati sopra, leggermente errata in quanto dà più l’impressione di essere un elemento “esterno” alla psiche, nonostante sia così ben inserito nel contesto dell’anima da sembrarla lui stesso.
***
Detto ciò, attendo numerosi responsi (se riuscite ad arrivare fino a qui...xD)