Allorché si presentano difficoltà o anomalie nel primo contatto, rispetto alle vicende statisticamente più comuni, subito si ha la tentazione di fare a brandelli la propria situazione specifica, per ispezionarla, per capirla, per classificarla, per catalogarla come innocua, ma questa comprensibile esigenza di rassicurazioni può condurre a falsare il rapporto, ad introdurvi ciò che si vuole vedere e sentire, a forzarlo in una direzione che diradi i dubbi. Alla descrizione anteponi l'esperienza, alla spiegazione anteponi l'indagine: le risposte ai dilemmi non possono che provenire da te stessa, all'esito di un dialogo costante col tuo Io più profondo, col daimon, con la scintilla autentica che non risente, se non in minima parte, delle induzioni sociali. Valorizza l'esame critico delle tue emozioni, ricercane l'origine, interrogati sulle cause remote degli impulsi inspiegabili che avverti, approfondisci la genesi delle tue preferenze, prendi atto delle fobie che albergano negli abissi della tua mente, setaccia il tuo linguaggio, le tue movenze, i tuoi atteggiamenti, e di tutto questo passa in rassegna ogni singolo aspetto, ogni legame causale, ogni associazione. Questa è la via che ti permetterà di scoprirti e di guardare con serenità all'area sepolta sotto il piano della coscienza: alla fine saprai il perché della voce femminile, se nei primi tempi hai interagito con un
headmate o no e quant'altro. Non mirare subito alle risposte: applicati, invece, al percorso necessario per conseguirle.
Il dialogo sterile si può distinguere da quello introspettivo per gli effetti che produce: quando la parte più superficiale della tua mente, cioè maggiormente sensibile alla società ed ai compromessi che questa impone, si confronta con se stessa, ne ricavi una sensazione di vuoto, di inutilità, in quanto l'ingranaggio gira senza costrutto, macinando gli stessi dati che già possedevi quando lo hai azionato. Al contrario, se ti confronti col daimon, con quella parte di te che giace nell'intimo, che occorre riportare alla luce rimuovendo gradatamente le stratificazioni sociali, avverti piacere, armonia, soddisfazione, compiutezza, giacché recuperi da una spelonca sotterranea alcuni tasselli utili ad una comprensione più ampia del mosaico della tua vita. Intendiamoci, l'introspezione può anche provocare paura, vergogna o impotenza, qualora dall'inconscio affiorino verità scomode, difficili da accettare, da metabolizzare, ma alla fine prevale la sensazione di essere più completi, di avere guadagnato profondità di pensiero e di autocoscienza, di essere maggiormente protagonisti del proprio destino e meno succubi di moti psichici ignoti.
