Il daimon è una manifestazione della coscienza?
Inviato: ven 13/ago/2010 14:38:36
Secondo voi il daimon può essere una manifestazione della coscienza?
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Non sono totalmente d'accordo.Claudio-Olyandra ha scritto:In via preliminare, distinguerei nettamente il cervello dalla mente, come va distinto il Procuratore della Repubblica dal pubblico ministero. I primi della coppia sono entità tangibili (rispettivamente, una massa neuronale e una persona fisica avente certe qualità professionali), mentre i secondi sono le attività, le operazioni, il risultato dell'agire dei primi (rispettivamente, l'attività di pensare e l'attività di rappresentare gli interessi obiettivi dello Stato nei processi). Sostenere che la coscienza sia una frazione del cervello è perciò una contraddizione concettuale fra "ente" ed "attività" che accresce soltanto la confusione.
A mio parere, si sta facendo una grande confusione con quella che è la mente e quella che è l'anima. Spesso, soprattutto nelle religioni occidentali come quella cristiana, abbiamo una sovrapposizione dei due concetti, entrambi indicati con il concetto di Anima. Ma possiamo benissimo scindere queste due concezioni.Claudio-Olyandra ha scritto:Per "anima" s'intende, etimologicamente, un "soffio vitale" da cui discende la vita umana, dunque qualcosa di sottile, di impercettibile, che sta alla base dell'essere umano. Questo "soffio" può attenere alle funzioni organiche della sopravvivenza? No, altrimenti pure i batteri, i più elementari esseri viventi, avrebbero un'anima, la quale è invece sempre apparsa, nel corso della storia del pensiero umano, una prerogativa esclusiva di noi bipedi intelligenti.
Sempre processi mentali sono. La consapevolezza di sè, in particolare, è materialmente osservabile, ubicata, secondo alcuni studi, in corrispondenza della ghiandola pineale.D'altronde, a riprova di ciò, il funzionamento dell'organismo si fonda essenzialmente su meccanismi fisici e chimici (impulsi elettrici tra le sinapsi, ormoni, enzimi etc.) di per sé "neutri", che non denotano alcuna speciale consapevolezza esistenziale: volendo, potrebbero essere artificialmente riprodotti, mentre il "sapere di sé" e il "sapersi giudicare, correggere e migliorare" non sono riproducibili o, meglio, sono riproducibili in astratto, ma non con riferimento ad una persona in particolare (detto altrimenti, si può programmare un robot perché apprenda dai suoi errori, ma non si può programmare un robot affinché abbia lo stesso carattere di Tizio).
Il termine "intercisione funzionale" mi piace, ma lo utilizzerei in maniera differente.Claudio-Olyandra ha scritto:Alla luce di queste considerazioni, il Parkinson, l'Alzheimer e simili costituiscono esempi concreti di "intercisione funzionale", ossia di morbi che impediscono, finché perdurano, l'interazione uomo-daimon, cioè il funzionamento del legame fra gli speculari (un uomo ed il suo proprio daimon sono ciascuno speculare dell'altro).
Stai ripetendo con parole tue la mia concezione: il cervello come "ente" (macchina, organo, insieme di tessuti etc.: ogni definizione è appropriata) e la mente come "attività" (il pensare in tutte le sue forme). Siamo d'accordo che i processi mentali vengono svolti da determinate aree del cervello, ma non per questo sono "collocabili" o "riconducibili" a quelle aree, in una sorta di corrispondenza biunivoca, altrimenti non si spiegherebbe come mai i pazzi abbiano un cervello strutturalmente sano e funzionante ed una mente malata: se il legame fra cervello e mente fosse forte come tu lo intendi, una mente malata dovrebbe necessariamente presupporre un cervello guasto, degenerato, lacerato, traumatizzato, ma non è così.Raven & Antares ha scritto:Non sono totalmente d'accordo.
Hai fatto bene a mettere in luce la distinzione tra "mente" e "cervello". Ci sono alcune posizioni che tendono a considerare questi due termini una cosa sola, le cosiddette posizioni moniste, ma non le prenderei neanche in considerazione. La mia posizione, al riguardo, è più intermedia. Ritengo che il cervello sia una specie di macchina in grado di produrre i fenomeni che possiamo considerare mentali, come appunto la coscienza o l'intenzionalità.
Non per questo, però, non si può supporre una collocazione ipotetica ad un processo mentale, considerando che deriva direttamente dal lavoro neurologico.
A mio parere, la coscienza occupa più aree del cervello umano. Questo perchè ogni area ed emisfero è specializzato per un determinato compito. La coscienza, quindi, partirebbe prima di tutto da una concezione sensoriale (come possiamo esprimere un giudizio se non veniamo prima a contatto con il mondo esterno?) e poi da un assemblamento delle varie sensazioni e rielaborazioni mentali (se non capiamo ciò che ci viene posto dinnanzi, non possiamo porre un parere). Quindi non ci sono grandi possibilità di scissione, anche solo ideologiche, tra cervello, mente e coscienza.
L'anima di cui parlo non è quella cristiana: la mia è una visione laica, che prescinde dall'origine dell'anima e si concentra unicamente sulla sua natura. Innanzitutto, non concordo nell'identificazione dell'anima coi viventi in generale: la vita è l'insieme di una serie di processi chimici, fisici e biologici che possono essere artificialmente riprodotti in laboratorio (clonazione di batteri, ibridazione tra animali di specie diversa etc.). La vita è, perciò, l'operatività, il funzionamento di un sistema complesso, ossia una cellula o un organismo pluricellulare. L'anima va oltre la mera vita, il mero persistere delle funzioni vitali. L'anima è coscienza di sé e del mondo, giudizio etico e capacità di libera volizione. L'anima è il saper rielaborare gli stimoli in modo creativo, assumendo decisioni sulla base di valutazioni etiche e pragmatiche. Un lobotomizzato, un malato di Alzheimer in fase terminale e simili non sono più se stessi, perché perdono quelle abilità e perciò "vegetano", cioè vivono e basta: non serbano memoria, non possono apprendere, non possono decidere, sono "spenti", "morti dentro", privati di ogni consapevolezza. Per fare un paragone fantasy, hanno subito il bacio del Dissennatore (Harry Potter) o sono stati attaccati dagli Spettri (Queste Oscure Materie).Raven e Antares ha scritto:A mio parere, si sta facendo una grande confusione con quella che è la mente e quella che è l'anima. Spesso, soprattutto nelle religioni occidentali come quella cristiana, abbiamo una sovrapposizione dei due concetti, entrambi indicati con il concetto di Anima. Ma possiamo benissimo scindere queste due concezioni.
Il termine Anima deriva dal greco "ànemos" che significa "vento" o "soffio". Insisto quindi a dire che l'anima non è altro che l'input che dà vita. Solo all'uomo? No.
Sappiamo quanto l'essere umano, sin dall'antichità, abbia circoscritto qualunque termine trascendentale soltanto alla sua specie, per ovvia mancanza di informazioni riguardo alle altre.
Ma perchè, in sostanza, anche ai giorni nostri viene automatico considerare l'anima un prerogativo dell'uomo?
La risposta è semplice: l'anima non viene soltanto considerata con il suo significato puro e semplice, ossia "soffio di vita", ma viene integrata con la definizione di mente. Perchè infatti, quando pensiamo all'anima, pensiamo anche ai pensieri, ai sentimenti e ai desideri di una persona: tutti processi che possiamo ritrovare nella sfera della mente.
Quindi, se vogliamo proprio dire che nessun animale tranne l'uomo ha capacità di provare emozioni, sentimenti, desideri, e agisce solo per "istinto", possiamo dire che non ha una sfera mentale sviluppata. L'anima, fino a prova contraria, ce l'ha anche un batterio eucariota.
Poi, avrei anche da ridire sulla sfera mentale, in quanto come ben sapete non condivido il fatto che un animale venga considerato diversamente dall'uomo, ma non mi voglio dilungare troppo, soprattutto perchè temo di abbandonare il concetto principale.
Puoi osservare quali zone si attivano quando qualcuno pensa a se stesso, ma non le emozioni e i pensieri che scorrono in quel momento nella sua testa. Puoi vedere l'aspetto esteriore di un gruppo di sinapsi che trasmettono impulsi elettrici, ma non puoi cogliere le sensazioni che questo meccanismo produce nell'individuo. La mente si fonda sul cervello ma non si appiattisce sullo stesso: è un'attività che presuppone il cervello ma va oltre il medesimo e questo "oltre" non è osservabile se non dal diretto interessato.Raven e Antares ha scritto:Sempre processi mentali sono. La consapevolezza di sè, in particolare, è materialmente osservabile, ubicata, secondo alcuni studi, in corrispondenza della ghiandola pineale.
C'è un film, I ragazzi venuti dal Brasile, in cui uno scienziato tenta di creare tanti nuovi Hitler, clonandoli fisicamente da materiale genetico debitamente conservato e facendo vivere loro la stessa esperienza traumatica (morte violenta del padre). Ora, se anche fosse possibile far rivivere a un clone le stesse, identiche esperienze dell'originale, io dubito che verrebbe fuori la stessa, identica personalità: ciascuno elabora gli stimoli a modo proprio, perciò a stimoli uguali in tempi e circostanze uguali non corrisponde necessariamente una reazione uguale. Ecco perché l'anima non può essere il semplice impulso vitale, caratteristico di tutti i viventi: la vita si può riprodurre in laboratorio, la personalità neanche a parlarne.Raven e Antares ha scritto:Il fatto che un robot con lo stesso carattere di un altro non si possa riprodurre dipende dal fatto che, mentre uno ha avuto un certo tipo di esperienza, nella vita, l'altro ne ha avuta un'altra. Di conseguenza, muteranno la modalità in cui l'uno e l'altro si porranno nei confronti della vita e delle difficoltà e, coerentemente, le loro personalità.
Io invece credo che il daimon sia a monte dei singoli processi mentali, come generatore degli stessi. Perché un uomo dovrebbe pensare? Perché dovrebbe prendere decisioni diverse da quelle elementari che garantiscono la sopravvivenza? Perché dovrebbe porsi il problema etico? Il daimon lo spinge a fare questo. Non è perciò un processo mentale fra tanti, bensì la ragione ultima per cui il cervello si attiva, cioè l'anima unica ed irripetibile di quell'essere umano. Il singolo processo mentale non è esclusivo di nessuno, mentre l'anima è tipica e differenziata per ogni uomo. Detto questo, appare evidente che i batteri non abbiano anima, né conseguentemente daimon, e lo stesso può dirsi per moltissimi altri viventi. Sospendo il giudizio sui mammiferi superiori, ai quali credo che sia comunque estranea ogni forma di eticità.Raven e Antares ha scritto:Il termine "intercisione funzionale" mi piace, ma lo utilizzerei in maniera differente.
E' vero che durante alcune malattie, la connessione tra uomo-daimon è evidentemente inverosimile, ma è anche effettivo che, in quelle condizioni, è inverosimile un qualunque processo mentale.
E' per questo che, dopo tutte queste riflessioni per dare credito alla tesi, mi sento di considerare il daimon nient'altro che un processo mentale particolarmente complesso, che si serve di una parte inconscia (ossia non controllabile razionalmente).
In questo modo, si spiegherebbe il motivo per cui abbiamo periodi di difficoltà di comunicazione con il daimon: i processi psichici non funzionano sempre allo stesso modo, cambiano da persona a persona e si modificano nel corso del tempo, con l'utilità di aiutare emotivamente l'individuo.
D'accordissimo sul daimon come coscienza morale, già ipotizzato da Anna, e concordo pure che il daimon dia aiuto emotivo e conforto: eglii ha pur sempre una sua personalità, distinta da quella dell'uomo e spesso complementare rispetto ad essa. La conclusione mi trova perplesso: il daimon non È un processo mentale: tutt'al più, interagisce con l'uomo PER MEZZO di processi mentali. L'uomo e il daimon sono due poli che si completano a vicenda ed hanno come punto di contatto la mente: poiché questa presuppone un cervello ma non si appiattisce sullo stesso, costituisce il collegamento ideale fra la materialità dell'uomo e del suo cervello e la spiritualità del daimon e della sua eticità intrinseca. Possiamo pertanto affermare, in definitiva, che il mistico legame fra uomo e daimon, fra corpo (incluso il cervello) e anima, è la mente.Raven e Antares ha scritto:Torniamo, quindi, alla domanda principale.
Daimon è sinonimo di coscienza, come già Socrate aveva ipotizzato?
No, ma ci siamo vicini.
Per "coscienza" prendo in considerazione la cosiddetta "coscienza morale", ovvero la capacità di distinguere cosa è bene e cosa è male, per sè e per gli altri.
Dico che "daimon ≠ coscienza" proprio perchè il primo non si limita a dare delle indicazioni su cosa è giusto e cosa non è giusto fare, ma ha anche un rapporto di aiuto emotivo, ossia conforto, nei confronti del daemian.
Ritengo, comunque, che coscienza e daimon siano molto simili, se non per alcuni punti coincidenti. Ciò non significa che siano la stessa cosa, ma che abbiano una provenienza simile: entrambi sono un processo mentale.