Probabilmente è arrogante dire che è una teoria giusta, perché siamo nel campo delle ipotesi e non è certamente scienza, tuttavia ritengo che questa è per me un'ottima strada, e spero che possa dare uno spunto di riflessione a tutti voi.
Mi scuso con tutti ma l'ho scritta ora in maniera veloce e grossolana. Inoltre sono molto stanca. Spero di essere stata chiara. Fate domande e criticatemi in maniera costruttiva (non "fa schifo"/"a me non piace come idea"/"non mi piace perché sono più affezionata al vecchio" - argomentate).
... c'era un Platone che ci raccontava del mito di Er, e di come l'uomo possedesse al suo interno la ghianda. Questa storia narra di come il daimon e l'uomo si scelgano, in un presunto aldilà, concordando assieme ciò che l'umano farà in vita (*n.b. non parla solo di questo, ma taglio alle parti che ci interessano). A questo punto, l'anima umana si deve incarnare. Nel farlo, dimenticherà la sua memoria (e di conseguenza tutti i suoi piani per la nuova vita) ma il daimon manterrà questo ricordo e avrà dunque un ruolo fondamentale: far crescere la ghianda. Egli deve dunque nutrire i sogni del suo uomo per aiutarlo a realizzarlo. L'essere umano non sa, ma il daimon sì, quindi può agire.
Certamente può suonare una storia dalla dubbia credibilità, e ritengo che sarebbe alquanto triste se noi ci affidassimo in toto ad essa. Significherebbe che il daimon conosce il nostro destino? No.
Il daimon non conosce il nostro futuro, ma certamente conosce la nostra ghianda. Sa, in maniera naturale così come noi sappiamo appena nati che ciò che dobbiamo fare è respirare, per cosa siamo portati. Conosce la nostra vocazione. Conosce il nostro nucleo. Sa cosa siamo dentro, sa a cosa siamo portati. E tutto ciò che può fare, come una potente corsa alla vita, è andare avanti, fino in fondo, spingendoci con forza verso la nostra felicità ed autorealizzazione. Fa piovere sulla ghianda, prepara il terreno, canta al seme perché possa crescere.
Come può agire dunque questo daimon? Molto semplicemente, interviene smuovendo il nostro inconscio. All'interno de "Il codice dell'anima" di Hillman possiamo trovare un sacco di esempi calzanti della rappresentazione daemoniaca. Ad esempio, daimon di futuri artisti spingevano gli umani a dipingere, o a giocare con i colori, o ad essere attratti senza alcun motivo dai pennelli. Altri ancora invece ne erano disinteressati, se non addirittura schifati, ma dopo una certa età si è scoperto che erano letteralmente nati per quel mestiere in particolare. Questo dipende dalla "maturità" del daimon, ma è un discorso che affronterò più avanti.
Detta terra a terra, il daimon conosce la nostra vocazione e per questo motivo lotta per liberarla, renderla concreta. Può farlo in diversi modi. Persone non daemian in ogni caso hanno il loro daimon che sta svolgendo egregiamente il suo lavoro. Sono segnali sottili, dolci come una carezza materna, che ci conducono sulla strada giusta. Può essere quel bisogno irrefrenabile di prendere tra le mani proprio quel libro che poi ci stravolgerà la vita, può essere la curiosità nei confronti del teatro che diviene infine una passione redditizia (se non economicamente, almeno interiormente), la curiosità nei confronti dei numeri o della storia, ecc. Il daimon è molto molto forte nei bambini, motivo per cui gli hobby dei piccini sono normalmente dettati dal daimon: non è assurdo che futuri veterinari in passato fossero terribilmente attratti da fattorie e animali (e gli animali terribilmente attratti da loro), o che grandi artisti già nutrissero potente interesse nei confronti di pennelli, tempere, figure.
Non sempre il daimon conosce i tempi giusti per fare emergere la vocazione, però. Un daimon immaturo può essere quello di un futuro scrittore che invita il proprio umano a leggere prematuramente saggi di Nietzsche. In quel caso non è colpa dell'umano: egli ha semplicemente seguito il potente richiamo della ghianda che risiede in lui, ed è stato attratto dai libri che, in futuro, apprezzerà e amerà. Tuttavia, non era ancora tempo. Una quercia impiega molto tempo a crescere.
Un daimon maturo è invece colui che azzecca i tempi. Che possono essere quelli dell'infanzia (una bambina dotata nella recitazione, per esempio, che la coltiva fin dalla più tenera età), dell'adolescenza (solitamente tipica a causa dei grandi cambiamenti e dei nuovi ambienti con cui il ragazzo viene in contatto), o dell'età adulta. Non mette fretta alla ghianda, lascia che esprima il suo potenziale con calma, quando è momento.
Nessuno dei due tipi di daimon è migliore o peggiore, in nessun modo. Distaccandoci da Hillman e collegandoci invece alla nostra esperienza, scopriremo invece che il daimon ha effettivamente una sorta di personalità che lo può portare di conseguenza ad essere più paziente e meticoloso, o al contrario impaziente e evitante. Alcuni daimon interagiscono sempre, quando ne hanno la possibilità, altri intervengono di rado, ma quando lo fanno sono normalmente fermi e chiari. Così avviene anche con i daimon non espressi (termine che ho inventato sul momento per indicare i daimon di daemian non consapevoli).
Hillman sostiene che sarà il daimon stesso ad indicarci la strada, a suon di frecciatine quotidiane, normalmente lanciate nell'infanzia perché il bambino è più ricettivo.
La mia idea è tuttavia più complessa di così. Si tratta di sfruttare la comunicazione con il daimon per agevolare dunque il passaggio di informazioni e raggiungere quindi più facilmente la nostra autorealizzazione, il nostro io, e di conseguenza la felicità.
Vocazione è a tutti gli effetti un termine troppo specifico che fa troppo riferimento al mestiere o a una determinata idea politica o a una missione (religiosa o laica), ma non è solo questo. Vocazione non è solo capire di essere nata per fare l'infermiera, ma anche capire di non essere nati per vivere in campagna ma in una città grande e movimentata, vocazione è accettare la propria sessualità, è comprendere il proprio rapporto con il partner e gli amici, è capire quali sono i veleni nelle relazioni, è capire se stessi e trovare un equilibrio nell'occhio del ciclone che è la nostra persona.
Vocazione è tutto ciò, è il lungo e tortuoso percorso che conduce alla nostra quercia. Alla nostra realizzazione.
Per farlo è evidentemente necessaria la comunicazione con il proprio daimon. Dei metodi e della comunicazione ne abbiamo parlato ampiamente in altri topici inerenti e nei vademecum (https://daimonismo.altervista.org/forum ... m.php?f=70).
Certamente chi non ha un contatto con il proprio daimon può essere perfettamente equilibrato, felice, realizzato. Ma questo perché il proprio daimon ha trovato il modo di farsi udire, in qualche modo, dall'inconsapevole umano.
Fortemente collegata ai precedenti discorsi, vorrei parlarvi della forma-seme di cui teorizzavo tempo fa.
Cos'é? Innanzitutto si discosta dalle analisi tradizionali: non è detto che una forma-seme rappresenti noi stessi nel presente, o nel passato, nè tantomeno nel futuro. Apparentemente non ha alcun senso di esistere ed è normalmente evitata dai daemian. Essi non la accettano in quanto spesso non li rappresenta a livello di analisi. Nonostante ciò, il daimon riprende spontaneamente e fluidamente quella forma. La suddetta può apparire nei sogni, venire proiettata/visualizzata quando il daemian è distratto.
La forma-seme nasconde in sè un significato ben più profondo: un senso archetipo, il nucleo e il punto della persona in questione.
Probabilmente può sembrare una teoria strana, in quanto il forum è ben radicato sull'analisi tradizionale. Ciò che vi sto dicendo si discosta dal simbolismo e dal soggettivismo, ma al tempo stesso li racchiude.
La forma-seme del daimon ti rappresenta, ma non per come sei tu ora, nel presente, ma per come sei nella tua interiorità, per come saresti realmente, senza alcuna influenza dell'ambiente, della società o della cultura.
Il percorso per individuare la forma-seme può essere lungo o breve. Presumo non ci sia un limite di tempo, esattamente come non esiste per la vocazione, anche se sono più incline a credere che si manifesti in maniera seppur vaga nei bambini, per poi confermarsi nella giovinezza, allo stesso modo della vocazione. Non esiste tuttavia nulla di scritto. Semplicemente può rivelarsi quando la persona si sente pronta.
La forma-seme ti rappresenta pur senza un'analisi che ti dica per iscritto come sei. La forma-seme attinge dall'inconscio e può contenere un sacco di cose. L'analisi della forma-seme deve essere vista come un lungo percorso introspettivo in cui giorno dopo giorno si scoprono nuovi dettagli interessanti. Una persona con forma-seme cervo che vede in questo animale un simbolo di pace, purezza e innocenza può essere ben diverso da chi invece (pur possedendo la stessa forma-seme) lo vede come un animale dannoso, debole, fragile. L'analisi cambia, anche la conformazione del seme.
Esistono gli archetipi collettivi, che possono essere una ottima base per lo studio della forma in questione. E a riguardo prometto che farò delle analisi serie (dato che su queste cose il fattore individuale conta meno).