Faccio un po' d'ordine perchè forse mi sono fatto fraintendere mantenendomi nel vago; io non sono un sostenitore della teoria per cui il daimon sia una sorta di entità staccata da un eventuale portatore; il daimon per quanto mi riguarda è totalmente identificabile con il suo portare e quando dico "totalmente" intendo sia quella che rispolverando un antico dualismo potremmo chiamare "anima", sia il corpo esteso; altrimenti il daimon perchè mai avvertirebbe il proprio portatore riguardo un pericolo? Dovremmo tirar fuori giustificazioni che farebbero diventare il daimon una sorta di custode o guardiano. Mentre è più semplice ed efficace pensare che anche il daimon sia esteso, esattamente lungo la stessa estensione occupata dal portatore, con la differenza che laddove i sensi del daemian si differenziano per qualità(la vista è diversa dall'udito), il daimon costituisce il proprio sentire come una semplice prassi intenzionale(sentire è sempre sentir di "qualcosa", indicare un contenuto). Il daimon è dunque - per quanto mi riguarda - quella parte in cui la passività empirica è piena attività o prassi, ovvero, un'esperienza sensibile viene registrata tramite una protensione attiva verso l'oggetto empirico, ma mentre consapevolmente necessitiamo in un secondo momento di ricordarla, la parte daimonica registra l'esperienza mantenendola attiva. Sia che siano appercepite, sia che si depositino come semplici percezioni non appercepite, il daimon le manterrà attive e comunicabili all'occorrenza o sotto il patrocinio di determinate condizioni empiriche. Il daimon è insomma un io-penso differente dall'io penso appercipiente che accompagna ogni materiale empirico.
Il pensiero può esser detto inesteso? In quanto alla forma non di certo, dato che ogni pensiero è null'altro(in quanto alla forma, appunto) una serie di processi elettrico-chimici e dunque assolutamente fisici. Lo stesso immaginare il daimon che cammina allegramente su un prato ha un estensione in quanto alla forma. Certo è che in quanto al contenuto non esiste estensione: l'immagine del daimon sul prato non è un oggetto esteso, lo è al massimo la forma chimico-elettrica da cui emerge. V'è dunque una emersione: non possiamo dire che la forma sia il contenuto, dato che effettivamente non è così; così come non possiamo dire che un panino sia identificabile con i suoi atomi o le sue molecole, perchè effettivamente non è quello che esperiamo. Vi è dunque una emersione di livelli e significati.
Ma ho detto(e non so se sarai d'accordo) che il pensiero in quanto alla forma è esteso; ciò è ovvio nel momento in cui coloro che portano degli arti artificiali altamente tecnologici, riescono ad utilizzare i propri impulsi celebrali - trasportati dai tessuti nervosi ancora presenti - per muovere qualcosa di inerte. Dunque il pensiero(nel caso della mano dovremmo parlare più che altro di impulsi), se preso nella sua forma fisico-formale è certamente esteso. Immaginiamo quindi che per uno stranissimo motivo sia possibile trasportare tali impulsi(attraverso particelle sconosciute X che fanno da medium) fuori da noi; se il daimon è lo stesso corpo, gli stessi impulsi, la stessa carne del daemian, è altrettanto facile affermare che il daimon potrebbe - attraverso la percezione permessa dagli impulsi + "particelle X" - muoversi fisicamente nell'estensione dello spazio, anche senza che il corpo anatomico del daemian si muovi di un solo passo. Ora, io non credo che ciò sia possibile, ma mi sembrava doveroso portare tale situazione evidentemente assurda per poter affermare in totale tranquillità che non è corretto identificare l'estensione occupabile dal "pensiero" o dal daimon, solo ed unicamente con il corpo del daemian. Se immaginassimo una situazione in cui vengano inventati droni che comunicano(tramite chi sa quale meccanismo) direttamente con il cervello di chi sta a terra(trasmettendogli suoni, immagini e sensazioni tattili), ci troveremmo in una situazione inversa rispetto a quella immaginata prima, ovvero, se prima eravamo noi tramite impulsi ad estenderci, ora sarebbe l'estensione a venire da noi(tramite impulsi artificiali inviati al nostro cervello): il risultato non cambierebbe, poichè in entrambi i casi vi sarebbe un'attività intenzionale del daimon(oltre che che dell'io penso appercipiente). Ma immaginiamo una terza situazione, più banale; siamo in un cinema e stiamo osservando una sacco di scene; se descrivessimo il tutto dal punto di vista fisico dovremmo dire che vi sono nella sala una cinquantina di uomini e donne che fissano un muro contro cui è proiettata una serie di fotoni. Vi sono dunque i corpi estesi all'interno del cinema(muri, sedili, umani, pop-corn, etc.) e altri corpi estesi(i fotoni) che costituiscono quanto gli uomini stanno osservando etc. etc. Effettivamente non è questa l'esperienza che noi abbiamo: per noi quelle immagini vogliono dire qualcosa, anzi, non pensiamo nemmeno che siano fotoni(o che tutto quello che osserviamo ci è possibile osservarlo in quanto esiste la luce) e magari ci emozionano tali immagini e la notte ci metteremo a sognare di antichi regni mai esistiti o di località mai visitate. E' dunque necessario che vi sia un'estensione perchè vi sia un oggetto verso cui la nostra prassi percettiva(e appercettiva) tenda? Ci interessa l'estensione quanto al camminare o in dunzione del dover schivare una pietra, ma non di certo quanto al contenuto dell'idea(utilizzo tale termine nel senso cartesiano), giacchè ci emoziona il cinema così come un paesaggio effettivamente esteso. E d'altra parte internet rappresenta una serie di immagini per nulla estese e che tuttavia sono da noi pensate come tali: "vai su quel sito", "scorri giù" etc. Dunque abbiamo l'esperienza quotidiana di estensioni non fisiche che non sono altro che imitazioni di quella prima estensione esperita che è la fisicità: per così dire ripetizioni molteplici(ma intenzionali, ovvero un percepir-qualcosa o un pensar-qualcosa) di una estensione primaria che viene da noi interiorizzata a tal punto da modificare lo stesso pensare e anzi, facendolo emergere tout-court(ad esempio la scrittura ha modificato, spazializzato il pensiero, rispetto a quello esistente nelle epoche più orali). L'estensione pensata o imitativa è una sorta di estensione(fisica)-che-era, un'estensione differita. Non v'è dunque una contrapposizione dualistica(quanto al nostro conoscere o pensare) se non in quanto al mezzo attraverso cui l'oggetto è effettivamente indicato dalla prassi intenzionale(ovvero un oggetto fisico, sarà appunto formalmente fisico, mentre quando sarà da noi pensato avrà un'estensione imitativa chiaramente non fisica in quanto al contenuto, o pensare un triceratopo sarebbe uguale all'averlo davanti agli occhi).
Conclusione: il daimon ha la stessa estensione fisica del daemian(o non potrebbe sentire, a meno che non glielo comunichi il daemian e ciò sarebbe assurdo, nè potrebbe vedere), l'estensione(come mostrato nei primi due esperimenti mentali, ma anche nell'esempio della mano robotica) della percezione e dell'appercezione, così come del pensare o degli impulsi del cervello, non debbono per forza coincidere con il corpo del percipiente/pensante e dunque il daimon(nel suo essere pura prassi intenzionale) può anche - in date condizioni - estendersi aldilà del corpo effettivo(muovendosi nello spazio come dicevi tu), così come può(sempre nella sua intenzionalità, nel suo essere coscienza-di-qualcosa) esplorare estensioni(imitative, emerse dall'estensione fisica) che il corpo effettivo non può - nel caso di un film horror, grazie al cielo - esplorare, ma che hanno effettivamente il contenuto di una estensione(tanto che cadere in un sogno ci crea una sensazione fisica simile a quella di una caduta effettiva, male e sfracellamento escluso). Dunque l'estensione non può essere identificata solo con quanto è fisico, poichè riguardo al contenuto esistono estensioni pensate, ma non fisiche(che sono imitazioni di quell'estensione formale che anche gli animali non pensanti, a modo loro, esperiscono tramite la resistenza che essa oppone).
Tornando al mio "non fisicamente" utilizzato abbastanza a casaccio, ipotizzavo eventuali teorie(da me non credute, ma amo il dialogo totale) spiritualistiche, alla maniera dei viaggi astrali et similia. Io non li credo veri, ma ero aperto a tale confronto.
Per quanto riguarda le intuizioni, la mia idea è che si tratti fondamentalmente di una sorta di bias di conferma:
Avevo notato tale intuizione come differente dalle altre nello stesso momento in cui la ebbi; sono abbastanza convinto che si sia trattata di una comunicazione del mio daimon che ha semplicemente unito due informazioni attive: la fermata posta a sinistra e il fatto che ultimamente ci troviamo da quella parte, generando un'intuizione efficace. Ma potrei fare molti esempi di questo tipo.
Quanto alla visione a distanza, non so che cosa dire, perchè cercando informazioni dettagliate, ma competenti, si trova solo ciarpame new age/finto-quantistico che ignoro a prescindere. Io so che al tempo spesero diverse migliaia di dollari e sterline in tale ricerca; non è escluso che si sia trattato di un colossale buco nell'acqua.
vogliamo solo evitare che chi arriva qui si faccia un'idea sbagliata.
Perfettamente d'accordo.