A me sembra che stai ingigantendo un evento banale e che tu stia facendo un volo pindarico assurdo. Innanzitutto, non puoi collegare questa premessa:
...il daimon [...] sia quella che rispolverando un antico dualismo potremmo chiamare "anima"
A questa conclusione:
L'anima, ammesso e concesso che esista, non ha questi poteri. Se l'anima è insita e legata al corpo, non avrebbe altro strumento per conoscere il mondo se non tramite lo stesso e quest'ultimo non ha il dono della preveggenza.il daimon perchè mai avvertirebbe il proprio portatore riguardo un pericolo
Per verificare e per valutare veramente quello che dici, bisognerebbe farci un semplice studio statistico e valutare tutti i casi in cui consideri di dover fare una decisione. Un evento aleatorio come quello che hai descritto non influenza assolutamente la media di scelte che fai. Il daimon, per definizione, sa quello che sai tu e usa il daemian come "strumento" per analizzare la realtà (siamo d'accordo che il daimon non ha un corpo fisico, giusto?), di conseguenza è assurdo che abbia un informazione in più rispetto a quelle già in tuo possesso (...a meno che il daimon non attinga dettagli visivi e/o sonori -o altro- dall'inconscio: fatto che devi a prescindere dimostrare).
Beh, questo non capita solo al daimon. Il cervello, per come è costituito, manda via le informazioni inutili e le fa passare sotto profilo (i vostri nervi sensoriali sentono continuamente la pressione del tessuto sulla pelle, ma siccome è un'informazione ininfluente e inutile viene bypassata): esistono dunque e vengono immagazzinate e "inconsciamente" spesso il daemian (o meglio: l'essere umano generico) li ricaccia, in special modo quando ci sono situazioni simili. Questa proprietà non è sola del daimon allora. Hai presente quando canticchi un motivetto ma non sai dove l'hai sentito? Probabilmente l'hai sentito nell'ultimo centro commerciale in cui sei stato, ma siccome parlavi con tua madre il tuo cervello l'ha bypassato e lo ha ripigliato in un secondo momento, magari mentre camminavi con un amico.Il daimon è dunque - per quanto mi riguarda - quella parte in cui la passività empirica è piena attività o prassi, ovvero, un'esperienza sensibile viene registrata tramite una protensione attiva verso l'oggetto empirico, ma mentre consapevolmente necessitiamo in un secondo momento di ricordarla, la parte daimonica registra l'esperienza mantenendola attiva. Sia che siano appercepite, sia che si depositino come semplici percezioni non appercepite, il daimon le manterrà attive e comunicabili all'occorrenza o sotto il patrocinio di determinate condizioni empiriche. Il daimon è insomma un io-penso differente dall'io penso appercipiente che accompagna ogni materiale empirico.
Tutto questo per dire che non c'è bisogno di dare questa proprietà al daimon, ovvero "daimon esteso", perché è anche una proprietà del daemian, so... perché dovrebbe essere una cosa nuova?
...E fin qui siamo tutti d'accordo.Il pensiero può esser detto inesteso? [...] Lo stesso immaginare il daimon che cammina allegramente su un prato ha un estensione in quanto alla forma. Certo è che in quanto al contenuto non esiste estensione: l'immagine del daimon sul prato non è un oggetto esteso, lo è al massimo la forma chimico-elettrica da cui emerge.
Se non ci sono connessioni neuronali ad hoc, il pensiero daemonico (chiamiamolo così) non avrebbe ragione di connettersi o di recepire cose che il daemian non è in grado di recepire. Non c'è niente che permetta al daimon di esplorare l'ambiente o di assimilare informazione che non sia il corpo umano.Dunque il pensiero(nel caso della mano dovremmo parlare più che altro di impulsi), se preso nella sua forma fisico-formale è certamente esteso. Immaginiamo quindi che per uno stranissimo motivo sia possibile trasportare tali impulsi(attraverso particelle sconosciute X che fanno da medium) fuori da noi; se il daimon è lo stesso corpo, gli stessi impulsi, la stessa carne del daemian, è altrettanto facile affermare che il daimon potrebbe - attraverso la percezione permessa dagli impulsi + "particelle X" - muoversi fisicamente nell'estensione dello spazio, anche senza che il corpo anatomico del daemian si muovi di un solo passo. Ora, io non credo che ciò sia possibile, ma mi sembrava doveroso portare tale situazione evidentemente assurda per poter affermare in totale tranquillità che non è corretto identificare l'estensione occupabile dal "pensiero" o dal daimon, solo ed unicamente con il corpo del daemian.
L'esempio non è minimamente calzante: il drone ha mezzi per percepire l'ambiente che non sono quelli dell'umano che ottiene le informazioni, sono mezzi secondari: il daimon non ha scelta se non usare le informazioni già acquisite, coscienti o meno.Se immaginassimo una situazione in cui vengano inventati droni che comunicano(tramite chi sa quale meccanismo) direttamente con il cervello di chi sta a terra(trasmettendogli suoni, immagini e sensazioni tattili), ci troveremmo in una situazione inversa rispetto a quella immaginata prima, ovvero, se prima eravamo noi tramite impulsi ad estenderci, ora sarebbe l'estensione a venire da noi(tramite impulsi artificiali inviati al nostro cervello): il risultato non cambierebbe, poichè in entrambi i casi vi sarebbe un'attività intenzionale del daimon(oltre che che dell'io penso appercipiente).
Ma immaginiamo una terza situazione, più banale; siamo in un cinema e stiamo osservando una sacco di scene; se descrivessimo il tutto dal punto di vista fisico dovremmo dire che vi sono nella sala una cinquantina di uomini e donne che fissano un muro contro cui è proiettata una serie di fotoni. Vi sono dunque i corpi estesi all'interno del cinema(muri, sedili, umani, pop-corn, etc.) e altri corpi estesi(i fotoni) che costituiscono quanto gli uomini stanno osservando etc. etc. Effettivamente non è questa l'esperienza che noi abbiamo: per noi quelle immagini vogliono dire qualcosa, anzi, non pensiamo nemmeno che siano fotoni(o che tutto quello che osserviamo ci è possibile osservarlo in quanto esiste la luce) e magari ci emozionano tali immagini e la notte ci metteremo a sognare di antichi regni mai esistiti o di località mai visitate.
Qui hai confuso le immagini del film con quelle del cinema. Spiegati un po' meglio, c'ho messo tre letture per capire quale fosse il problema: non mi emoziona vedere gente al cinema che vede il film che dovrei vedere io (?).
Non ti quoto la parte restante perché cerchi di fare un'estrema rappresentazione che però esula dal tema principale, ti sei un po' perso mi pare.
Vedi sopra, quello che dice è semplicemente implausibile per mancanza letterale di mezzi....l'estensione (come mostrato nei primi due esperimenti mentali, ma anche nell'esempio della mano robotica) della percezione e dell'appercezione, così come del pensare o degli impulsi del cervello, non debbono per forza coincidere con il corpo del percipiente/pensante e dunque il daimon(nel suo essere pura prassi intenzionale) può anche - in date condizioni - estendersi aldilà del corpo effettivo(muovendosi nello spazio come dicevi tu), così come può(sempre nella sua intenzionalità, nel suo essere coscienza-di-qualcosa) esplorare estensioni(imitative, emerse dall'estensione fisica) che il corpo effettivo non può.[...]