Daimon, Anima e po' di filosofia

Meditiamo sugli aspetti filosofici e formuliamo ipotesi ragionevoli sul Daimonismo!
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Lorena & Shanghai
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Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da Lorena & Shanghai » dom 23/ago/2015 17:22:57

Buondì a tutti!
Penso che questo argomento sia già stato preso in mano alcune volte e che, forse, la mia piccola teoria vi sembrerà ripetitiva e scontata ma desideravo così ardentemente esporla che ad un certo punto il mio daimon mi ha quasi costretta a farlo per esasperazione.

Ad ogni modo, inizia tutto da un libro. Sto leggendo La Ladra di Libri di cui la voce narrante è la Morte in persona. Mi ritrovo alle pagine in cui Lei parla delle anime che deve prendere e portare via. Ad un certo punto del libro, verso la fine, mi fermo a pensare e BOOM, nasce la mia teoria.

Prima di continuare, voglio specificare alcune parole che dirò in seguito. Con "noi" generalmente intendo il nostro corpo e non intendo noi , come coscienza, sapere, carattere.

Ok, dopo questa piccola spiegazione, continuo.
Penso che il daimon sia la nostra anima, e noi ovviamente siamo il corpo. Quindi, di conseguenza, sarà in nostro daimon ad andare in Paradiso, o a rinascere, o tutte le altre cose che nelle varie religioni potrebbe fare la nostra anima. Mentre noi, ovviamente, restiamo nel mondo materiale. Allora, mi è sorta una domanda: se noi alla fine moriamo, che scopo abbiamo noi nella vita? Dobbiamo solo fare da "sacco contenitore" per il nostro daimon/anima oppure c'è qualcos'altro?

La solita domanda filosofica: che scopo ha l'uomo nella sua vita? Ebbene, oltre a fare da "sacco contenitore" (come, devo ammettere, molto deprimentemente - non esiste, lo so - io ho detto) penso che noi, nell'arco della nostra vita, cresciamo col daimon: con esperienze, sentimenti, sbagli e con tutto ciò che può far crescere una persona. Facendo così, in un certo senso, "invecchiare" la nostra anima. Al momento della morte, questa se ne va nel mondo spirituale insieme alle sue nuove conoscenze/esperienze e, portandosi anche, una piccola parte di noi . (Adesso, non so di preciso quale piccola parte, potrebbe essere una specie di "essenza" di noi o altro, ma il concetto è che luii ha ancora dentro di sè noi ).

Qualcuno dirà: ma lo scopo nella vita è lasciare traccia ai posteri, lasciare il segno nel mondo . Certo, va bene, non lo nego ma quando la Terra finirà e insieme a lei l'Universo, chi si ricorderà di noi ? Dove saranno le prove della nostra esistenza?

Ancora qualcuno chiederà: bene, ma dato che l'Universo finisce, anche l'anima finisce e non resterà più traccia di noi. Non risorgerà, non vivrà, non esisterà. Ecco, io penso che l'anima, non potendo risorgere resti comunque in un certo senso in "vita". Non so spiegare come o sotto forma di che cosa, ma esisterà sempre. In un certo modo, la nostra anima/daimon è immortale, è la nostra parte immortale. L'unico segno vero e proprio della nostra esistenza.

In breve, penso che il corpo insieme a noi faccia "crescere" l'anima. Alla morte, l'anima se ne va portandosi dietro qualcosa di noi e poi risorgerà. Se non ne fosse capace, e se non avesse "materiali" a disposizione, l'anima non risorgerà ma resterà "viva". L'anima/daimon è immortale.

Detto questo, credo di aver finito. Le mie idee erano così aggrovigliate che mi scuso se non sono stata chiara o in certi punti non sono stata abbastanza esplicita e comprensibile. Spero di non aver fatto arrabbiare/deprimere/ogni sentimento sgradevole che avete provato nessuno, non era mia intenzione.
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da Bird » dom 23/ago/2015 17:39:14

Quello che dici non è del tutto errato, ma volevo appuntare una cosa: uno può benissimo considerare il daimon come anima, separato dal corpo (cioè, non come entità esterna, ma proprio diverso dalla fisicità e concretezza del corpo) ma...anche noi siamo il daimon. Il daimon è noi. Siamo comunque una cosa sola. Se per anima si intende il soffio vitale, come la intendevano gli antichi, la psyché dei Greci o l'animus ("soffio, respiro") dei Romani, ovvero quello che dà vita alla carne...beh, siamo comunque noi. Non possiamo essere "contenitori" di nulla. Hai ragione quando dici che cresciamo con il daimon, e via via aggiungiamo esperienze su esperienze, ricordi e quant'altro.
Perciò, per chiunque creda nel Paradiso o cose simili, siamo noi ad andarci. La nostra anima siamo noi, arricchita di tutto quello che hai detto tu.
Ecco, io penso che l'anima, non potendo risorgere resti comunque in un certo senso in "vita". Non so spiegare come o sotto forma di che cosa, ma esisterà sempre. In un certo modo, la nostra anima/daimon è immortale, è la nostra parte immortale. L'unico segno vero e proprio della nostra esistenza.
Beh, questo è il punto focale, direi. Come fa a esistere? Cos'è l'esistenza di qualcosa di intangibile? Come fanno i ricordi, puri segmenti di pensiero, non concreti, a "rimanere"? Perché è vero, la materia non si crea e non si distrugge, ma si trasforma, e perciò se tu intendi anima come insieme delle esperienze umane, questo non vale.

Come può esistere un ricordo, senza un qualcuno che lo ricordi?

(...questo era anche il "punto debole", o meglio uno dei, della filosofia di Hegel, che, da idealista, riteneva che la realtà era l'Assoluto, o Spirito, ovvero il pensiero di pensiero. Il pensiero che pensa se stesso. Quindi, il ricordo che ricorda se stesso? Uhm).
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da IlTengu » dom 23/ago/2015 18:02:45

Io penso che l'anima sia qualcosa di differente dal Daimon stesso; l'anima è la coscienza sensibile e corporea, la mente corporea che è data nei suoi limiti dal corpo(e dalle funzioni chimiche del cervello). Il Daimon è quella parte mercuriale(spirituale, per dirla come gli antichi) che urla dentro il corpo alla formazione della coscienza. A seconda delle connessioni chimiche del cervello, verrà prodotto un'eco diverso: l'anima.
Dunque il Daimon siamo noi stessi, è la voce(una sovra-mente, un vero IO) che ha creato e plasmato l'eco iniziale che ancora oggi plasma e viene plasmato dal corpo e dal Daimon. Potremmo dire che l'anima è una sorta di sintesi.
Ovviamente è una mia teoria, elaborata in questi giorni di esperienza con il mio daimon.
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da Aylin » ven 28/ago/2015 21:47:32

Uh. Meraviglioso. Ti ammiro per la tua idea perché si avvicina molto alla mia, che non so se hai letto.
L'unica differenza si trova nel fatto che io considero il daimon come una parte dell'Anima che funge da "ponte" per comunicare con il Noi, che io suddivido in Mente e Corpo strettamente fisico e non il daimon come Anima. Tuttavia ritengo anch'io che l'Anima trasmigri alla morte, lasciando il corpo e la mente ma conservando un ricordo della vita vissuta, che le permette di elevarsi spiritualmente fino ad uno stato di Esistenza Perfetta. Se vuoi possiamo parlarne in privato per approfondire ^^
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da Claudio-Olyandra » mer 02/set/2015 01:48:21

Lorena & Shanghai ha scritto:La solita domanda filosofica: che scopo ha l'uomo nella sua vita?
Ti darò la mia, personale risposta a questo affascinante quesito. L'uomo non ha alcuno scopo, almeno se intendiamo l'avere come un possedere innato, cioè nella stessa accezione che assume nella frase "l'uomo ha una colonna vertebrale": invero, la somma tragedia ed incommensurabile bellezza dell'essere libero nell'autocoscienza e nell'autodeterminazione risiede proprio nell'inesistenza di uno scopo prefissato, eguale per tutti, certo da raggiungere e facile da conservare, perché un tale destino preconfezionato segnerebbe la morte della libertà e la comparsa di un determinismo esistenziale asfittico, nel quale il destino è retto da forze estranee all'uomo stesso e questi può solo obbedire ad una concatenazione di eventi rivolti verso un dato traguardo. Invece no, questa garanzia non c'è affatto e ciò consente l'esplicarsi della volontà umana, la quale sceglie, sia pur in armonia coi vincoli fisici, chimici e biologici e sulla base di esperienze non sempre liberamente vissute, con quali valori, con quali idee e con quali sentimenti progettare l'edificio della propria vita e, di conseguenza, quali percorsi intraprendere per raccogliere i mattoni necessari a costruirlo: vi è il rischio di fallire e di incappare nella sofferenza, nel senso di vuoto e di inutilità, nella noia che azzera gli orizzonti e schiaccia il soggetto su una malsana, ossessivamente ripetitiva quotidianità, ma è proprio questa la meraviglia della libertà: decidere (e, quindi, trionfare o sbagliare) con la propria testa, accettando le implicazioni che ne derivano. Postulare uno scopo prestabilito significa chiedere certezze esterne, una griglia eteronoma alla quale aggrapparsi, ossia consegnare le chiavi del proprio destino, del proprio senso, del proprio valore di essere unico ed irripetibile, nelle mani di un protettore terzo, che decide al posto dell'interessato e lo preserva - o, almeno, così si spera - dal fallimento. La verità è che il fallimento è una possibilità intrinseca nella finitudine umana (l'appello alla religione non supera questo limite: anche le religioni vivono tramite l'insegnamento e i riti praticati da un clero di uomini, non meno fallibili del singolo credente), sicché la scelta di affidare il timone della propria vita ad un soggetto esterno (direttamente, tramite l'obbedienza ai suoi comandi; o indirettamente, tramite l'osservanza di dottrine o pratiche accettate acriticamente) è disastrosa, in quanto non aggiunge un picogrammo di sicurezza (il terzo può sbagliare tanto quanto l'interessato, anzi il fatto di essere terzo lo rende meno consapevole e, inoltre, poiché non sopporta in prima persona le conseguenze delle decisioni prese, gli offre l'incredibile opportunità di abusare del ruolo per i propri comodi) e, tuttavia, distrugge miliardi di teragrammi di libertà per effetto della propria sottomissione, della volontaria mutilazione della propria dignità di essere intelligente (e, perciò, responsabile delle proprie azioni), della propria riduzione da persona a pedina.
In definitiva, il senso della vita è quello che ciascuno decide di costruirsi per sé: può essere la conoscenza, il sesso, la ricchezza, il volontariato, la carriera, la contemplazione, la religione, il potere etc. Non importa cosa si sceglie, ma averlo scelto liberamente: più che la meta, sono determinanti il viaggio e la compagnia del viaggiatore. :D

Quanto alla morte, potrà sembrare stupidamente banalizzante, ma la semplicità a volte è preferibile a cervellotiche ed improbabili soluzioni: piuttosto che inseguire spiegazioni falsamente rassicuranti di un'eternità quanto mai controfattuale, non è meglio godersi la vita, assaporandone le infinite opportunità e realizzandosi al meglio, senza sprecarne neppure un istante per interrogarsi su ciò che accadrà quando il corpo, ormai morto, non avrà alcuna coscienza per porsi delle domande e per soffrire delle mancate risposte? Ogni rovello mentale su questo tema è tempo sottratto alla vita, perché cinquant'anni di interrogativi non accresceranno di una virgola la tua sapienza, ma ti faranno invecchiare ed avvicinare alla morte di cinquant'anni: ha senso spendere la vita nella ricerca di una risposta impossibile al destino inesorabile del trapasso, quando invece si potrebbe accettare la propria condizione di mortalità e trascorrere il tempo a sentire la pienezza della vita che scorre nel proprio corpo e nella propria mente? Secondo me, no: lo trovo assurdo come pagare soldi in cambio di nulla, con l'aggravante che la vita è incomparabilmente più pregiata del denaro. ;)
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da IlTengu » mer 02/set/2015 20:42:23

Se osserviamo i casi di bambini che ricordano vite precedenti, alcune verificabili coi fatti, mi viene difficile smettere di pensare che forse la realtà materiale non sia altro che un risultato di un qualcosa a monte.
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da Bird » mer 02/set/2015 20:58:01

Verificabili...come? Con caramelle come premio? xD
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da Cassandra e Sibilin » mer 02/set/2015 21:08:15

Verificabile presuppone un metodo per verificare, a mio avviso rintracciabile nel più affidabile metodo scientifico.
Quindi boh. Caramelle gratis per tutti. (?)

Non ho anora parlato in questo topic, ma tendo ad essere dell'opinione di Claudio, anche se riduco ancora più all'osso le cose: mi interesso poco di dibattiti filosofici su qualcosa che interviene quando io non ci sarò più (cioè la morte). Se poi vogliamo dare a posteriori un significato alla nostra vita, ognuno tira le somme che vuole.
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da IlTengu » mer 02/set/2015 21:11:10

No; indagini. A meno che non sia una colossale bufala del tutto montata, vi fu il caso d'un ragazzino(Cameron Macaulay) i cui racconti dettagliati portarono a conoscere quelli che sarebbero stati i suoi parenti nella vita passata, con tanto di fatti e ricordi confermati da questi ultimi.
Non che io sia un gran sostenitore di queste teorie, ma tutto ciò spinge all'indagine.
E il caso, non è uno solo.

Qui l'articolo de La Stampa, per chi volesse farsi un'idea molto, molto generale: http://www.lastampa.it/2007/07/17/ester ... agina.html
Esiste un servizio splendido di Voyager(che può piacere o non piacere, ma spesso produce materiale di qualità) sul caso specifico di Macaulay.
Verificabile presuppone un metodo per verificare, a mio avviso rintracciabile nel più affidabile metodo scientifico.
E' ovvio che in questi casi, per ora, non si possono avere prove di tangibilità chimica o fisica, allo stesso modo in cui non esiste alcuna prova fisico-chimica dell'esistenza di Cesare o Nerone.
Ultima modifica di IlTengu il mer 02/set/2015 21:13:13, modificato 1 volta in totale.
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Re: Daimon, Anima e po' di filosofia

Messaggio da Cassandra e Sibilin » mer 02/set/2015 21:12:28

Ma...Tengu...Voyager. D=
Insomma.
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