Teoria del Ricordo

Meditiamo sugli aspetti filosofici e formuliamo ipotesi ragionevoli sul Daimonismo!
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_behindmysoul_
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Re: Teoria del Ricordo

Messaggio da _behindmysoul_ » mer 31/ago/2016 00:44:45

Io penso che la mente umana sia una specie di...come spiegare?...abitazione. Facciamo finta che la mente umana sia un'abitazione. Ci sono stanze, corridoi, scaline e scalette, ma ovviamente ci sono anche le fondamenta e tutto ciò che tiene su la casa. Ora, figuriamoci un'abitazione dall'esterno e cominciamo a costruire: per le fondamenta usiamo i ricordi su cui abbiamo costruito la nostra personalità e saliamo via discorrendo elevando la nostra casa di piani e piani. Adesso la nostra abitazione è dotata di più livelli, di più piani. Sul primo piano metti le informazioni più utili e poi scendi verso il basso secondo il livello di importanza e utilità. Con il tempo però potremmo dimenticare cosa c'è alla base ed è lì che interviene il Daimon, secondo me. Ripesca dalle fondamenta (o subconscio) i ricordi che consideravano perduti e ce li riproietta, magari in un momento particolare perché ci servivano per, che ne so, risollevarci il morale. Ecco come la vedo io...
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Re: Teoria del Ricordo

Messaggio da IlTengu » ven 30/dic/2016 23:37:28

Ho spesso l'impressione(anche se solo ultimamente sto ritentando da 0 un approccio) che il daimon sia qualcosa di ben più profondo di una natura innata fuori-convenzione(teoria che il mio professore di teoretica definirebbe "pentecostale") e possa dunque essere assimilato - per quel che ancora rimane di fondato della psicanalisi freudiana - ad una singolare sintesi di Es, Super-Io e inconscio e preconscio. Il che porterebbe ad affermare che il daimon sia un ente individuato del tutto identico alla persona portatrice. Dunque rimarremmo spaesati. Ma questo dubbio si risolve se introduciamo il concetto di registrazione: l'Es cos'è se non un nastro di registrazione filogenetico? Ogni cosa accaduta alla specie umana è immagazzinata e coservata in ogni individuo appartenente alla specie umana. E il super-Io non è forse un nastro di registrazione di quello che Hegel avrebbe definito "spirito"? Non sarei così duro nei confronti delle convenzioni e delle usanze, anche perchè il daimon non può che agire all'interno di un linguaggio che gli perviene dall'esterno(si vedano i bambini allevati da animali: non sviluppano nessun tipo di introspezione). L'inconscio infine è un nastro di registrazione di tutto ciò che è successo a livello individuale(anche del rimosso inacessibile) e il preconscio idem con la differenza che l'accesso è permesso anche al temporaneamente rimosso. In questo senso l'individuo stesso non è un corpo guidato dall'anima, nè un anima che si riduce al corpo, ma è un tener-traccia complessivo. Il daimon dunque cos'è? Un accesso immediato a se stesso in quanto traccia, accesso che per quella parte non daimonica non è immediato, ma mediato da memoria e riflessioni. Il daimon riflette, certo, ma non mostra sempre il discorrere di tale pensiero, è come se ci mettesse davanti a delle tesi già ben costruite, senza averci informato della loro costruzione. Anche quando la nostra risposta è istintiva, c'è sempre un qualcosa che dialoga in noi, così come quando noi siamo più calmi, qualcosa di più istintivo potrebbe dirci di fare il contrario. Non distinguerei dunque il daimon a seconda di differenze qualitative, ma porrei una prova della sua esistenza nel fatto che nel nostro modo di ragionare ci troviamo di fronte a tesi di cui siamo consci della costruzione e tesi di cui ignoriamo la costruzione; questi due tipi di tesi e ragionamenti costituiscono la natura essenzialmente dialogica del nostro pensiero e reagire, ed hanno entrambi alla base il tener-traccia; la loro costruzione è posta a partire da una gran quantità di materiale registrato cui il daimon accede(anche in ciò che Freud definiva inconscio) in maniera immediata, mentre l'individuo non daimonico accede tramite la memoria a lungo e breve termine(e ciò che non risiede in queste due fasce gli risulta quasi impossibile da raggiungere).
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Re: Teoria del Ricordo

Messaggio da Bird » sab 31/dic/2016 13:37:11

Credo di aver capito cosa intendi, ma correggimi se sbaglio: il daimon è quindi ciò che si pone "in opposizione" (senza alcuna accezione negativa) al pensiero dell'individuo? O meglio, è quella parte di pensiero che si oppone al resto?
Ovviamente tu intendevi "dialogico" nel senso di "presenza di due istanze" e non nel senso proprio di dialogare/parlare/comunicare, ma è certo che sia così per ogni individuo? Io so che questo vale per me, perché ho questa impostazione di pensiero da che ho memoria, ma so di persone che, tra le altre cose, facevano/fanno fatica a comunicare con il daimon poiché la loro impostazione di pensiero non è dialogica ma monologica. Quindi non saprei come spiegare il daimon per il loro caso.
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Re: Teoria del Ricordo

Messaggio da IlTengu » sab 31/dic/2016 15:10:05

Il daimon è quella parte del dialogo interiore che porta tesi di cui ignoriamo la costruzione; ce le ritroviamo lì, senza averle ragionate e costruite noi stessi. Quindi sì, oppone, nel senso in cui si pone dinnanzi al pensiero di cui conosciamo la costruzione e che funziona su basi mnemoniche fisse. La parte più difficile da dirimere è quella riguardante gli istinti, poichè gli istinti si pongono davanti a noi senza esser in nessun modo costruiti da noi, ma non possiamo nemmeno attribuirli tutti al daimon visto che può capitare che questo opponga una tesi logicamente costruita di cui ignoriamo(di nuovo) la costruzione.
Quanto al pensiero monologico, non lo so; io tenterei di basarmi su un fatto abbastanza lampante(aldilà delle dichiarazioni di ognuno: descrivere se stessi a volte è fuorviante): tutti da bambini parlano con i propri pupazzi e se non sono i pupazzi sarà qualcos'altro, umani compresi. Quando il bambino attribuisce un ruolo al fratello e lo costringe a giocare o lo tratta in base al ruolo che gli ha attribuito, sta proiettando all'esterno un qualcosa che non era già fuori e che va a costituire un dialogo posto esternamente. Se questo dialogo non fosse già dentro, come sarebbe possibile proiettarlo? Dunque penso che anche le persone che si definiscono monologiche, abbiano dialoghi interiori, specie di tipo morale o finalistico, o dovremmo pensare che non si prendano affatto del tempo per le loro decisioni, nè abbiano alcun tipo di rimorso.
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