Il Daimon come psiche o come istinto?
- Riccardo
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Il Daimon come psiche o come istinto?
Ciao Daemian e Daimon,
vorrei introdurre un argomento che si lega relativamente alle riflessioni sulla valenza psicologica, il ruolo che ha nella nostra mente, il Daimon.
La psiche dell'uomo, indiscutibilmente molto più complessa di quella di tutti gli altri animali conosciuti, si è evoluta con l'uomo stesso ovviamente, cioè è stata anch'essa soggetta a quelle modifiche strutturali del codice genetico che ci hanno portato ad avere il cervello che oggi abbiamo.
Solo che questo corpo che è il cervello (non mi sento neppure capace di definirlo semplicisticamente un mero organo, dal momento che tutto dipende dal cervello, la nostra coscienza risiede in esso ed è il mio cervello, in questo istante, a comunicare al vostro) si è evoluto tanto da non solo divenire autocosciente (semplice struttura composta da cellule capaci solo di propagare, generare o reprimere impulsi elettrochimici) ma addirittura da generare strutture sociali piuttosto complesse, indipendenti dall'istinto, e la comunicazione non verbale, interpretazione di segni quali sono le lettere o i simboli.
Insomma l'evoluzione sulla Terra ha raggiunto un livello di complessità, qual è il cervello umano, da staccarsi dal percorso genetico per passare a quello astratto, psicologico. Vale a dire che dove non arrivano i vantaggi evolutivi genetici, interviene il pensiero umano che accelera di colpo l'evoluzione portandoci a divenire gli esseri che siamo oggi.
In questa recente quanto rapidissima evoluzione del pensiero umano, tutta astratta e portata avanti dalla cultura anziché dall'ereditarietà genetica, anche il Daimon deve aver subito uno sprint. Il nostro subconscio non può essere lo stesso che accompagnava i primi homo sapiens sapiens, sebbene apparteniamo alla stessa specie. Il nostro subconscio muta addirittura durante la vita, si evolve ad un ritmo impressionante, una velocità sbalorditiva se confrontata con quella genetica.
Allora chiedo a voi Daemian, di prendere il vostro Daimon e provare a spogliarlo di tutti i caratteri moderni: il linguaggio, la coscienza moderna, le riflessioni filosofiche e psicologiche. Provate a osservarlo nella sua forma più primitiva e profonda, quella più emozionale, quella che percepite nel petto o nella pancia. Provate per un attimo a legarvi con lui in un rapporto che non sia verbale o pensiero, ma che sia primitivo, ferino basato su sentimenti istintivi come tranquillità, fame, rabbia, aggressività, odio, rassegnazione.
Tenetelo così per un momento, riuscite a percepirne tutta l'essenza istintiva? Il Daimon è effettivamente costrutto della psiche moderna, così articolata da discernere aspetti freudiani, oppure è qualcosa che ci accompagna istintivamente, geneticamente?
A questo punto rientra un altro quesito: se il Daimon è istintivo, gli animali lo conoscono? Ne hanno uno? Se non gli animali tutti, i primati più vicini all'uomo?
vorrei introdurre un argomento che si lega relativamente alle riflessioni sulla valenza psicologica, il ruolo che ha nella nostra mente, il Daimon.
La psiche dell'uomo, indiscutibilmente molto più complessa di quella di tutti gli altri animali conosciuti, si è evoluta con l'uomo stesso ovviamente, cioè è stata anch'essa soggetta a quelle modifiche strutturali del codice genetico che ci hanno portato ad avere il cervello che oggi abbiamo.
Solo che questo corpo che è il cervello (non mi sento neppure capace di definirlo semplicisticamente un mero organo, dal momento che tutto dipende dal cervello, la nostra coscienza risiede in esso ed è il mio cervello, in questo istante, a comunicare al vostro) si è evoluto tanto da non solo divenire autocosciente (semplice struttura composta da cellule capaci solo di propagare, generare o reprimere impulsi elettrochimici) ma addirittura da generare strutture sociali piuttosto complesse, indipendenti dall'istinto, e la comunicazione non verbale, interpretazione di segni quali sono le lettere o i simboli.
Insomma l'evoluzione sulla Terra ha raggiunto un livello di complessità, qual è il cervello umano, da staccarsi dal percorso genetico per passare a quello astratto, psicologico. Vale a dire che dove non arrivano i vantaggi evolutivi genetici, interviene il pensiero umano che accelera di colpo l'evoluzione portandoci a divenire gli esseri che siamo oggi.
In questa recente quanto rapidissima evoluzione del pensiero umano, tutta astratta e portata avanti dalla cultura anziché dall'ereditarietà genetica, anche il Daimon deve aver subito uno sprint. Il nostro subconscio non può essere lo stesso che accompagnava i primi homo sapiens sapiens, sebbene apparteniamo alla stessa specie. Il nostro subconscio muta addirittura durante la vita, si evolve ad un ritmo impressionante, una velocità sbalorditiva se confrontata con quella genetica.
Allora chiedo a voi Daemian, di prendere il vostro Daimon e provare a spogliarlo di tutti i caratteri moderni: il linguaggio, la coscienza moderna, le riflessioni filosofiche e psicologiche. Provate a osservarlo nella sua forma più primitiva e profonda, quella più emozionale, quella che percepite nel petto o nella pancia. Provate per un attimo a legarvi con lui in un rapporto che non sia verbale o pensiero, ma che sia primitivo, ferino basato su sentimenti istintivi come tranquillità, fame, rabbia, aggressività, odio, rassegnazione.
Tenetelo così per un momento, riuscite a percepirne tutta l'essenza istintiva? Il Daimon è effettivamente costrutto della psiche moderna, così articolata da discernere aspetti freudiani, oppure è qualcosa che ci accompagna istintivamente, geneticamente?
A questo punto rientra un altro quesito: se il Daimon è istintivo, gli animali lo conoscono? Ne hanno uno? Se non gli animali tutti, i primati più vicini all'uomo?
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Re: Evoluzione del Daimon
Hmmm, la discussione che tu hai posto è di un interesse estremo, e sinceramente è un quesito che mi attanaglia da un po', nonostante io la organizzi in maniera differente:
quando il daimon si sviluppa nel bambino?
Il che non è molto più diverso dalle tue domande, in quanto con la crescita ripercorriamo l'evoluzione. XD
Da un certo punto di vista, credo che la psicologia freudiana metta troppi pochi elementi in ballo: siamo così imprescindibilmente legati alla cultura, al linguaggio e all'evoluzione che sono diventati parte stessa della nostra evoluzione.
Fisicamente non andremo più avanti di così, ma la mente cambia, si evolve.
Non puoi però spogliare l'umanità del linguaggio, non interamente almeno, e perchè?
La creazione del linguaggio è uno degli elementi che ha permesso di svilupparci come esseri umani: vi sono areee del cervello deputate all'ascolto, codifica e produzione, e sono aree intere. Diciamo che buona parte del cervello lavora per il linguaggio: homunculus motorio (area frontale), aree temporali e parietali, e anche le aree più profonde del cervello, sistema limbico e amigdala per le emozioni e la memoria.
Non puoi districare quella che è la psiche dal cervello, almeno a mio parere.
Quindi, tornando al discorso di Freud: gli elementi inseriti nella suddetta psicologia non riescono a spiegare l'ìnfinita complessità della psiche umana, talmente interconnessa con l'evoluzione, ferina e non, da essere irriconoscibile rispetto a quella di un animale.
Mi piace pensare alla psiche come una serie di piani sovrapposti, o ad un'opera di Escher, un po' come questa:
http://www.mcescher.com/Gallery/recogn-bmp/LW399.jpg
Trova il bandolo della matassa e avrai finalmente dissolto i dubbi della psicologia moderna.
Comunque, io credo che gli animali, essendosi sviluppati in maniera differente da noi, non abbiano costrutti psichici abbastanza complicati da presupporre qualcosa di profondo come il daimon.
quando il daimon si sviluppa nel bambino?
Il che non è molto più diverso dalle tue domande, in quanto con la crescita ripercorriamo l'evoluzione. XD
Da un certo punto di vista, credo che la psicologia freudiana metta troppi pochi elementi in ballo: siamo così imprescindibilmente legati alla cultura, al linguaggio e all'evoluzione che sono diventati parte stessa della nostra evoluzione.
Fisicamente non andremo più avanti di così, ma la mente cambia, si evolve.
Non puoi però spogliare l'umanità del linguaggio, non interamente almeno, e perchè?
La creazione del linguaggio è uno degli elementi che ha permesso di svilupparci come esseri umani: vi sono areee del cervello deputate all'ascolto, codifica e produzione, e sono aree intere. Diciamo che buona parte del cervello lavora per il linguaggio: homunculus motorio (area frontale), aree temporali e parietali, e anche le aree più profonde del cervello, sistema limbico e amigdala per le emozioni e la memoria.
Non puoi districare quella che è la psiche dal cervello, almeno a mio parere.
Quindi, tornando al discorso di Freud: gli elementi inseriti nella suddetta psicologia non riescono a spiegare l'ìnfinita complessità della psiche umana, talmente interconnessa con l'evoluzione, ferina e non, da essere irriconoscibile rispetto a quella di un animale.
Mi piace pensare alla psiche come una serie di piani sovrapposti, o ad un'opera di Escher, un po' come questa:
http://www.mcescher.com/Gallery/recogn-bmp/LW399.jpg
Trova il bandolo della matassa e avrai finalmente dissolto i dubbi della psicologia moderna.
Comunque, io credo che gli animali, essendosi sviluppati in maniera differente da noi, non abbiano costrutti psichici abbastanza complicati da presupporre qualcosa di profondo come il daimon.
I'll shake the ground with all my might
I will pull my whole heart up to the surface
For the innocent, for the vulnerable
I'll show up on the front lines with a purpose
And I'll give all I have, I'll give my blood, I'll give my sweat-
An ocean of tears will spill for what is broken
I'm shattered porcelain, glued back together again
Invincible like I've never been
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- Riccardo
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Re: Evoluzione del Daimon
@Akita
Oddio, non vorrei tirare in ballo completamente Freud, ho solo fatto un accenno ^^" anche perché la psicanalisi moderna, pur essendo nata dalle teorie di Freud, in larga parte non le considera più attendibili.
Comprendo molto bene che si tratti di una situazione quasi impossibile scindere la nostra parte evoluta per apprendimento da quella istintiva, ma chiedo uno sforzo di immaginazione, probabilmente servirebbe meditare a lungo prima.
Il Daimon si è certamente evoluto accanto all'uomo, perché così ha fatto la psiche, ma è un costrutto di quell'evoluzione astratta di cui parlavo (della quale unico motore è il pensiero)? Oppure è qualcosa di intrinseco, legato profondamente alla struttura del nostro cervello, quindi genetico?
Sì, la domanda si lega perfettamente alla tua perché se il Daimon è del tutto astratto, frutto di schemi di pensiero e comportamento allora si sviluppa nel corso dell'esistenza di un individuo, dal neonato che apprende grazie alle prime esperienze, fino agli ultimi istanti di vita quando si è la somma di tutti gli eventi vissuti e le elaborazioni degli stessi; se invece il Daimon è istintivo, genetico, lo si possiede dalla nascita e antecede ogni esperienza, potrebbe addirittura significare che il nostro carattere (per lo meno quello inconscio) è già stabilito quando veniamo al mondo.
P.S. La scienza ha dimostrato che il codice genetico di ognuno di noi ci predispone alla felicità, alla tristezza o ad altre forme di sentimento. Che la depressione può essere ereditaria e così via.
Oddio, non vorrei tirare in ballo completamente Freud, ho solo fatto un accenno ^^" anche perché la psicanalisi moderna, pur essendo nata dalle teorie di Freud, in larga parte non le considera più attendibili.
Comprendo molto bene che si tratti di una situazione quasi impossibile scindere la nostra parte evoluta per apprendimento da quella istintiva, ma chiedo uno sforzo di immaginazione, probabilmente servirebbe meditare a lungo prima.
Il Daimon si è certamente evoluto accanto all'uomo, perché così ha fatto la psiche, ma è un costrutto di quell'evoluzione astratta di cui parlavo (della quale unico motore è il pensiero)? Oppure è qualcosa di intrinseco, legato profondamente alla struttura del nostro cervello, quindi genetico?
Sì, la domanda si lega perfettamente alla tua perché se il Daimon è del tutto astratto, frutto di schemi di pensiero e comportamento allora si sviluppa nel corso dell'esistenza di un individuo, dal neonato che apprende grazie alle prime esperienze, fino agli ultimi istanti di vita quando si è la somma di tutti gli eventi vissuti e le elaborazioni degli stessi; se invece il Daimon è istintivo, genetico, lo si possiede dalla nascita e antecede ogni esperienza, potrebbe addirittura significare che il nostro carattere (per lo meno quello inconscio) è già stabilito quando veniamo al mondo.
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Re: Evoluzione del Daimon
A mio modo di vedere, il daimon non ha collegamenti diretti cogli istinti primari (sopravvivenza, suzione...): questi sono comuni a tutti gli animali (la suzione ai mammiferi) neonati e rappresentano meccanismi automatici, preimpostati, di difesa dai pericoli e di soddisfacimento delle esigenze vitali, nei quali non v'è alcun barlume di autocoscienza. Non colgo differenze apprezzabili tra l'insetto che fugge alla vista di una presenza ostile e l'infante che piange se sente urla o stimoli sintomatici di un pericolo: sia l'uno che l'altro caso sono espressione di una reazione iscritta nei geni e, nella seconda ipotesi, controllata da porzioni del sistema nervoso diverse da quelle che presiedono alle funzioni cognitive e volitive superiori. Dove sarebbe il daimon in un agire meccanico, necessitato, eguale per tutti? Il daimon è la finestra verso un livello più alto di esistenza, connotata dalla consapevolezza di sé e della propria differenza dall'alterità, sia essa inconscia ed intuitiva o prodotta da complesse speculazioni ed astrazioni razionali.
Il neonato, a mio avviso, non ha daimon. Come ne è (momentaneamente) privo l'uomo in coma profondo o in stato vegetativo, capaci soltanto di svolgere le funzioni essenziali per la vita (respirazione, digestione, ciclo mestruale...). Vi è un daimon, ma è fortemente compromesso, o è compromessa l'attitudine dell'uomo di relazionarsi con luii, nei malati mentali giunti ad uno stadio così avanzato da delirare senza freni e senza alcun senso residuo della realtà. Infatti, il daimon è ciò che contraddistingue l'uomo (e forse pochissimi altri animali) come capace di attività uniche, precluse agli altri, e tali attività non possono consistere nei meccanismi biologici elementari.
Se vogliamo porre un discrimen tra chi è dotato e chi è sprovvisto di daimon, io suggerisco la prova dello specchio: l'abilità di distinguere tra alterità effettiva e proiezione visiva del sé potrebbe costituire un valido parametro di valutazione.
Il processo che determina la genesi e lo sviluppo del daimon nell'uomo e dei rapporti fra daimon e uomo ho cercato di analizzarlo nella Teoria della Monade e della Stabilizzazione.
Il neonato, a mio avviso, non ha daimon. Come ne è (momentaneamente) privo l'uomo in coma profondo o in stato vegetativo, capaci soltanto di svolgere le funzioni essenziali per la vita (respirazione, digestione, ciclo mestruale...). Vi è un daimon, ma è fortemente compromesso, o è compromessa l'attitudine dell'uomo di relazionarsi con luii, nei malati mentali giunti ad uno stadio così avanzato da delirare senza freni e senza alcun senso residuo della realtà. Infatti, il daimon è ciò che contraddistingue l'uomo (e forse pochissimi altri animali) come capace di attività uniche, precluse agli altri, e tali attività non possono consistere nei meccanismi biologici elementari.
Se vogliamo porre un discrimen tra chi è dotato e chi è sprovvisto di daimon, io suggerisco la prova dello specchio: l'abilità di distinguere tra alterità effettiva e proiezione visiva del sé potrebbe costituire un valido parametro di valutazione.
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Re: Il Daimon come psiche o come istinto?
Non mi sembra un buon parametro in quanto è una prova che non funziona. Un cane o un gatto non valutano neanche per un secondo l'immagine allo specchio perchè sanno che lì dentro non c'è un animale vero. Pensala così: gli animali perlopiù vivono in una realtà molto diversa dalla nostra. Noi usiamo la vista per orientarci e loro invece usano altri sensi, chi olfatto e chi udito. Difficile dire se il cane o il gatto non si riconoscono: non sappiamo di preciso cosa vedano in uno specchio! Allo stesso tempo, potrebbero anche riconoscersi, ma proprio perchè non sentono odore di animale, capiscono che non vale la pena di darsi pensiero. Come dice il mio profe di neuroanatomia: "lasciamo la storia dell'animale che è intelligente o autocosciente perchè si riconosce allo specchio agli psicologi che comprano i libri di neuroanatomia ma non li leggono perchè sono troppo lunghi"Se vogliamo porre un discrimen tra chi è dotato e chi è sprovvisto di daimon, io suggerisco la prova dello specchio: l'abilità di distinguere tra alterità effettiva e proiezione visiva del sé potrebbe costituire un valido parametro di valutazione
Direi piuttosto che, visto che sotto certi punti di vista il nostro cervello è più o meno sviluppato di quello di altri animali, bisogna capire in quale punto fisico uno piazzerebbe il daimon e verificare in quali animali esso è sviluppato. Dal momento che ho un esame di neuro tra venti giorni, posso provare a fare questa cosa magica, se volete
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Re: Il Daimon come psiche o come istinto?
Il daimon non è identificabile con una specifica area cerebrale, essendo il prodotto di attività neurologiche complesse che involgono memoria, sensazione, intuizione, raziocinio e quant'altro: l'autocoscienza non è una grandezza divisibile in unità elementari, sì da potersene affermare l'inesistenza quando tali unità scendano al di sotto di un certo numero, bensì un'abilità olistica, che nasce come prodotto unico di fattori di per sé profondamente diversi, che non è dato sapere in che modo e in quale misura esattamente interagiscano a comporre il tutto rappresentato dall'autocoscienza stessa. La conseguenza è che la fissazione di una soglia, superata la quale può ammettersi l'autocoscienza e, dunque, il daimon, non è che una convenzione: prova dello specchio o di qualunque altro genere, rischiamo di ingarbugliarci nella stessa trappola mentale del numero di capelli necessari per non essere definiti calvi. Allora io dico: prendiamo atto che alla nascita dell'uomo il daimon non è presente se non come abilità potenziale della mente e non curiamoci di identificare il momento esatto della sua comparsa, ché lo sviluppo psicofisico non è un processo discreto ed una discontinuità evidente non può essere ravvisata nel suo corso, specialmente se parliamo di funzioni cognitive e volitive superiori.
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Re: Il Daimon come psiche o come istinto?
Cla, non me la puoi fare breve xD? Comunque ci sono nuclei e strutture ben precise che fanno capo all'autocoscienza e a tutte le funzioni superiori (gangli della base, corteccia prefrontale, cortecci associativa). Personalmente ritengo che il daimon derivi da queste strutture, assai meno sviluppate negli altri animali
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Re: Il Daimon come psiche o come istinto?
Sarò brevissimo: se intendi fare ricerche sull'esatto istante in cui "nasce" il daimon nel corso della crescita dell'uomo, alla luce del grado di sviluppo di certe strutture cerebrali, o sugli esatti tessuti neuronali che svolgono l'attività psichica nota come "daimon", temo che morirai prima di esserne venuta a capo. L'autocoscienza è una categoria concettuale: come tutte le categorie, semplifica una complessità altrimenti indefinibile, sacrificando la precisione sull'altare della comprensibilità. Dubito, per esempio, che qualcuno abbia indagato su quali regioni dell'encefalo ospitino Es, Io e Super-Io, o l'Ombra di Jung, o chissà cosa...
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Re: Il Daimon come psiche o come istinto?
Ma io credo nel potere della scienza scherzi a parte, non voglio arrivare a tanto, solo ad avere un'idea approssimata delle varie strutture coinvolte nel fenomeno. Prendere in considerazione, ad esempio, gangli della base e varie parti corticali mi pare un buon inizio.
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