Fino alla fine
Inviato: mar 11/feb/2014 16:12:25
Ero moooolto ispirata quando mi è venuto in mente questo.
Boh, la mia mente malata lavora sempre troppo
(Ho usato il nome che ho qui sul forum perchè mi fa troppo strano usare il mio nome reale
)
Successe tutto molto in fretta.
Così in fretta che non ci fu neanche tempo per sorprendersi. Un attimo prima stava uscendo dalla porta di casa, cuffie già nelle orecchie, ascensore che saliva al terzo piano dopo essere stato chiamato, tranquilla perché non ci sarebbero stati compiti o interrogazioni quel giorno; un attimo dopo era il panico.
La porta di casa si era chiusa al momento sbagliato, troppo, veramente troppo presto per luii. Non era riuscito a passare in tempo.
Shirara cominciò a sentirsi soffocare, no, macché soffocare, era peggio, molto peggio, come se qualcuno, o qualcosa le stesse strappando via la parte di sé più intima e profonda.
Nel terrore, udì sua madre urlare, dall’altro lato della porta, urlare come mai l’aveva sentita prima: anche lei doveva essere terrorizzata.
La donna però si trovava ancora in casa, aveva la fortuna di essere con luii. Buffo, la prima persona al mondo a vedere il suo daimon diventare corporeo non era lei stessa, ma sua madre.
Non si spiegava come aveva capito che luii si stava materializzando, lo sapeva e basta.
Non riusciva nemmeno a pensare lucidamente, un solo pensiero le attorcigliava lo stomaco e la faceva stare male: raggiungere luii.
Mentre sua madre urlava (ma come faceva a sentirla, se il suo dolore era così forte che isolava tutto il resto?), cominciò a sentir grattare la porta. Graffi, zampate. Disperate, come le sue mani, che di riflesso si accostarono alla porta e cominciarono a prenderla a pugni.
Era luii di là, che graffiava e soffiava, non certo il gatto. La madre continuava a gridare, ma ora le urla si erano fatte più distinte.
-Cosa sono questi?! Cosa è successo? Dannazione, non mi toccare, mostro!-
Non aveva capito, non aveva capito niente. Possibile che non la riconoscesse in luii? E se c’era luii, perché non avrebbe dovuto esserci anche il daimon di sua madre? Quello di ogni singola persona al mondo?
-Mamma! Mam….ma, no…ti prego!- cominciò ad articolare la ragazza, ansimando. Doveva raggiungerlo, doveva aprire quella dannata porta.
-Mamma, fer…ma, lascialo stare!-
-Che succede? Stai bene tesoro? Stai…soffocando?! Non mi toccare, allontanati!- gridò la madre, alla fine rivolgendosi a luii. O al suo luii.
Lei continuava a battere i pugni sulla porta e continuava a sentire i graffi dall’altra parte.
-Ti prego, mamma, apri… la porta! Per favore mamma, sbrigati! Fa….male…-
Non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a sopportare il dolore. Forse non ce l’avrebbe fatta proprio. Forse sarebbe morta, senza mai vederlo.
-No..No!- un grido dall’altra parte, e poi lo strano suono che quella porta faceva sempre ogni volta che si apriva.
Qualcosa schizzò fuori correndo. Verso di lei.
Non la buttò a terra solo per il semplice fatto che era già a terra, ancora ansimando. Il grosso felino le si avventò addosso e piantò ogni singolo artiglio nel giubbotto, incurante del fatto che era quasi nuovo.
Improvvisamente il senso di soffocamento sparì, e le sue braccia si chiusero automaticamente attorno al corpo dell’animale, salde, decise.
Decise a non lasciarlo mai più.
-Mai più, mai più…- sospirò la ragazza nella pelliccia di luii.
-Mai più, mai più…- fece luii di rimando, rispondendole a voce e nel cuore.
Gli artigli del felino non si erano ancora ritratti, ma non le importava. Sarebbe stata felice di assaggiare quel dolore, per rendersi conto che era vero, era tutto vero.
Si scostò appena, senza sciogliere l’abbraccio, per guardarlo finalmente negli occhi, quei meravigliosi occhi che solo una persona al mondo possedeva veramente.
-Auryn…-mormorò sorridendo.
-Ehi Liv. - rispose luii, usando il nomignolo con cui la chiamava quando al mattino le dava il buongiorno.
Lei rise stavolta, e come da copione, non riuscì a trattenere le lacrime. Luii fece una smorfia equivalente all’alzare gli occhi al cielo.
-Sapevo avresti pianto, ragazza.-
-Certo, ora che ho il mio capitano Lee qui con me come potevo non piangere di gioia?- rispose cercando di asciugarsi le lacrime, sempre però sorridendo.
-Ma il tuo capitano Lee è sempre stato qui con te, sciocca umana.- disse il daimon strofinando il muso sul viso della ragazza.
-Vero- asserì lei- e non se ne andrà mai, giusto?-
-Solo quando te ne andrai anche tu. Saremo insieme fino alla fine.-
E Shirara seppe, nel suo cuore, che era la pura verità.
Boh, la mia mente malata lavora sempre troppo
(Ho usato il nome che ho qui sul forum perchè mi fa troppo strano usare il mio nome reale
)Successe tutto molto in fretta.
Così in fretta che non ci fu neanche tempo per sorprendersi. Un attimo prima stava uscendo dalla porta di casa, cuffie già nelle orecchie, ascensore che saliva al terzo piano dopo essere stato chiamato, tranquilla perché non ci sarebbero stati compiti o interrogazioni quel giorno; un attimo dopo era il panico.
La porta di casa si era chiusa al momento sbagliato, troppo, veramente troppo presto per luii. Non era riuscito a passare in tempo.
Shirara cominciò a sentirsi soffocare, no, macché soffocare, era peggio, molto peggio, come se qualcuno, o qualcosa le stesse strappando via la parte di sé più intima e profonda.
Nel terrore, udì sua madre urlare, dall’altro lato della porta, urlare come mai l’aveva sentita prima: anche lei doveva essere terrorizzata.
La donna però si trovava ancora in casa, aveva la fortuna di essere con luii. Buffo, la prima persona al mondo a vedere il suo daimon diventare corporeo non era lei stessa, ma sua madre.
Non si spiegava come aveva capito che luii si stava materializzando, lo sapeva e basta.
Non riusciva nemmeno a pensare lucidamente, un solo pensiero le attorcigliava lo stomaco e la faceva stare male: raggiungere luii.
Mentre sua madre urlava (ma come faceva a sentirla, se il suo dolore era così forte che isolava tutto il resto?), cominciò a sentir grattare la porta. Graffi, zampate. Disperate, come le sue mani, che di riflesso si accostarono alla porta e cominciarono a prenderla a pugni.
Era luii di là, che graffiava e soffiava, non certo il gatto. La madre continuava a gridare, ma ora le urla si erano fatte più distinte.
-Cosa sono questi?! Cosa è successo? Dannazione, non mi toccare, mostro!-
Non aveva capito, non aveva capito niente. Possibile che non la riconoscesse in luii? E se c’era luii, perché non avrebbe dovuto esserci anche il daimon di sua madre? Quello di ogni singola persona al mondo?
-Mamma! Mam….ma, no…ti prego!- cominciò ad articolare la ragazza, ansimando. Doveva raggiungerlo, doveva aprire quella dannata porta.
-Mamma, fer…ma, lascialo stare!-
-Che succede? Stai bene tesoro? Stai…soffocando?! Non mi toccare, allontanati!- gridò la madre, alla fine rivolgendosi a luii. O al suo luii.
Lei continuava a battere i pugni sulla porta e continuava a sentire i graffi dall’altra parte.
-Ti prego, mamma, apri… la porta! Per favore mamma, sbrigati! Fa….male…-
Non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a sopportare il dolore. Forse non ce l’avrebbe fatta proprio. Forse sarebbe morta, senza mai vederlo.
-No..No!- un grido dall’altra parte, e poi lo strano suono che quella porta faceva sempre ogni volta che si apriva.
Qualcosa schizzò fuori correndo. Verso di lei.
Non la buttò a terra solo per il semplice fatto che era già a terra, ancora ansimando. Il grosso felino le si avventò addosso e piantò ogni singolo artiglio nel giubbotto, incurante del fatto che era quasi nuovo.
Improvvisamente il senso di soffocamento sparì, e le sue braccia si chiusero automaticamente attorno al corpo dell’animale, salde, decise.
Decise a non lasciarlo mai più.
-Mai più, mai più…- sospirò la ragazza nella pelliccia di luii.
-Mai più, mai più…- fece luii di rimando, rispondendole a voce e nel cuore.
Gli artigli del felino non si erano ancora ritratti, ma non le importava. Sarebbe stata felice di assaggiare quel dolore, per rendersi conto che era vero, era tutto vero.
Si scostò appena, senza sciogliere l’abbraccio, per guardarlo finalmente negli occhi, quei meravigliosi occhi che solo una persona al mondo possedeva veramente.
-Auryn…-mormorò sorridendo.
-Ehi Liv. - rispose luii, usando il nomignolo con cui la chiamava quando al mattino le dava il buongiorno.
Lei rise stavolta, e come da copione, non riuscì a trattenere le lacrime. Luii fece una smorfia equivalente all’alzare gli occhi al cielo.
-Sapevo avresti pianto, ragazza.-
-Certo, ora che ho il mio capitano Lee qui con me come potevo non piangere di gioia?- rispose cercando di asciugarsi le lacrime, sempre però sorridendo.
-Ma il tuo capitano Lee è sempre stato qui con te, sciocca umana.- disse il daimon strofinando il muso sul viso della ragazza.
-Vero- asserì lei- e non se ne andrà mai, giusto?-
-Solo quando te ne andrai anche tu. Saremo insieme fino alla fine.-
E Shirara seppe, nel suo cuore, che era la pura verità.
