Cronache degli Shanti - I Doni dei Draghi

tasso85

Messaggio da tasso85 » dom 02/mar/2008 10:21:00

Claudio-Olyandra ha scritto:Macabro...
un pochino :D ma lo prendo come un complimento... sto pensand a come proseguirla, ho un paio di idee ma molto sparse, quindi aspetto prima di metterle per iscritto :D

tasso85

Messaggio da tasso85 » mer 05/mar/2008 19:47:00

(CONTINUA)

Ma l'idilliaco Regno dei Draghi non era destinato a durare in eterno... pochi secoli dopo la loro venuta, e la nascita delle prime progenie draconiche, nacque nei draghi il desiderio di sapere chi, tra i sei Primogeniti, fosse il favorito agli occhi dei Creatori... E questo si tradusse prima in semplici discussioni, e poi in vere e proprie lotte tra i figli dei Sei, ognuno dei quali parteggiava per il proprio genitore... e fu così che fu sparso il primo sangue nel mondo, e la Morte si presentò a portare via con sè l'anima di un giovane drago figlio di Sormil...

In questa cruenta quanto inutile guerra, la stirpe dei Draghi andava via via assottigliandosi, ed allora i Sei crearono delle nuove creature, con l'intento di farne burattini da mandare in battaglia al posto dei draghi, controllati per mezzo della magia...

Trakatos creò gli Umani, la cui vita è breve come il fuoco di una candela, ma nel cui cuore la passione brucia intensa come le fiamme di un vulcano...

Perilinas generò gli Gnomi, la cui mente è veloce come il vento ed il cui spirito leggero li porta ad essere molto propensi al viaggio...

Da Erdain nacquero i Nani, il cui spirito è forte come il cuore delle montagne, e che dalle rocce e dai tesori che esse nascondono traggono il loro massimo piacere...

Ardalion diede vita agli Elfi, signori dei boschi, della natura, e di tutto ciò che è vivo e vitale, e la cui vita è lunga come quella delle querce più longeve...

Sormil, infine, portò nel mondo i Sirenidi, popolo acquatico dall'animo mutevole, ma saggi come nessuno dei popoli terrestri...

E tutte queste genti ricevettero, da Malys, il Dono della mortalità, per cui con il tempo i loro corpi invecchiavano, alcuni più velocemente (come gli umani od i sirenidi, che molto raramente raggiungevano il secolo di vita) ed altri più lentamente (come gli elfi, la cui vita si estende nell'arco di molti secoli)...

Ma accadde qualcosa che nessuno aveva previsto: quando i primi esemplari di ognuna di queste nuove razze fu creata, la Ruota delle Anime creò un'anima per ciascuna di essi, così che i draghi capirono che i Creatori non volevano che questi nuovi esseri fossero usati come semplici burattini, ma che diventassero a tutti gli effetti figli del nuovo mondo... Fu così che i Sei abbandonarono il mondo, andando ad abitare tra le stelle, ed il ricordo della loro esistenza vive nelle nuove costellazioni che sorsero ad illuminare il cielo, ed il Regno dei Draghi ebbe fine, ed iniziò l'Era dei Mortali...

[10.000 anni dopo]

Click.
La porta della camera, al secondo piano di una piccola taverna, si aprì lentamente alla luce delle torce, e ne uscì un uomo all'apparenza giovane, ma il cui sguardo tradiva il fatto che era effettivamente più vecchio di quanto non sembrasse. Il suo nome era Elyran.
Aveva lunghi capelli color dell'argento, ed indossava una tunica di seta rossa, decorata con rune argentee sui bordi e sulle maniche. Ma la sua caratteristica più impressionante erano sicuramente gli occhi: non mostravano iride, pupilla o cornea, ma sembravano la superficie di uno specchio, più perfetto di qualunque specchio mai creato dall'uomo. Egli era infatti uno Shanti, uno stregone, tra i pochissimi nati con il Dono della magia, e questo, insieme alla pelle di una lieve sfumatura dorata, era il segno che li rendeva differenti dagli altri.
Si dice inoltre che il sangue di uno Shanti risplenda come se un fuoco vi bruciasse all'interno, un fuoco che si estingue solo con la morte della persona, ma per pochi che siano gli stregoni, ancora meno sono quelli che hanno spillato il loro sangue con la violenza e sono sopravvissuti per raccontarlo.

Sul suo viso aleggiava un sorriso soddisfatto, e si accentuò mentre scendeva le scale dirigendosi verso la sala comune della locanda, che era vuota, tranne per il taverniere, un nano dalla lunga barba rossa striata di grigio per l'età, appisolato sul bancone. Era infatti molto presto, nella città sotterranea di Ardur, ed in superficie, molte centinaia di metri più in alto, i soli stavano lentamente sorgendo, portandosi alti sopra l'orizzonte.
"Buongiorno" disse Elyran rivolto al vecchio taverniere, che era stato svegliato dai passi dell'inatteso ospite. Quando si fu completamente svegliato, lo guardò con un'espressione stupita, come se non credesse a quanto stava vedendo.
"E tu chi..." iniziò a dire, ma fu interrotto quando Elyran gli lanciò una moneta d'oro dicendogli "Grazie per avermi ospitato questa notte, mio buon nano. Ora ti saluto."
Il nano afferrò distrattamente la moneta, e la sua espressione era sempre più meravigliata: non gli era mai accaduto di vedere tanto oro tutto insieme. Mentre il nano guardava incredulo la piccola fortuna tra le sue mani, Elyran si diresse verso la porta, uscendo nel grande tunnel sotterraneo che ospitava, oltre alla locanda, la bottega di un maniscalco e, all'estremità più lontana, un forno da cui proveniva un delizioso profumo di pane fresco appena sfornato.
Era una splendida giornata, per quanto potesse esserlo nella grande città sotterranea, sempre nascosta dalla luce del giorno e rischiarata solo dal chiarore di poche torce, di cui i nani non hanno bisogno, essendo in grado di vedere al buio, ed Elyran aveva un compito da portare a termine, e voleva farlo il più in fretta possibile, in modo da poter lasciare presto quella città per recarsi al più presto in superficie, dove la primavera da poco iniziata aveva portato i primi fiori a coprire la vallata, ed il fiume Rahorn diventava via via più impetuoso con il progressivo sciogliersi della neve.
Ma prima, aveva qualcosa da fare.

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Messaggio da Bec *bory* » mer 05/mar/2008 19:51:00

Bravo!Finalmente hai continuato xD

tasso85

Messaggio da tasso85 » mer 05/mar/2008 19:57:00

già, purtroppo prima mancavano due cose fondamentali:

-tempo
-idee

adesso, le idee ci sono, il tempo poco ma meglio che niente, quindi ci si prova a portarlo avanti... però non sono soddisfatto di come ho chiuso la parentesi "biblica", mi pare troppo poco chiaro...

tasso85

Messaggio da tasso85 » gio 06/mar/2008 15:33:00

Il popolo degli Shantil era relativamente giovane, se comparato con l'età del mondo: i primi membri di questo popolo erano comparsi meno di mille anni prima, per ragioni del tutto sconosciute anche ai più saggi tra i Saggi, anche se si ritiene che essi (o meglio, il loro Dono) siano nati in seguito all'immensa esplosione di energia magica che si scatenò sulle pianure di Bertelan nell'ultima battaglia della Guerra dei Soli. Da allora, quelle pianure sono diventate uno sterminato deserto dove la vita non può sopravvivvere, e poco dopo comparve il primo degli Shanti, un elfo di nome Dalathin. Infatti gli Shanti non sono una razza a parte, ma annoverano membri di tutte le cinque razze, il cui aspetto è stato modificato dalla potente magia che scorre nelle loro vene.

Tempo dopo l'apparizione dei primi stregoni, non si conosce ancora il modo in cui essi vengono al mondo, che pare infatti essere del tutto casuale: il figlio di uno Shanti non è necessariamente uno Shanti, che può invece nascere da genitori che non avevano mai sviluppato abilità magiche e nemmeno interesse al riguardo. L'unica cosa certa è che essi dispongono di grandi poteri magici che ottengono senza alcun bisogno di spendere anni ed anni a studiare le vie della magia, e ciò ha causato l'invidia dei maghi, che inizialmente tentarono di eliminare queste aberrazioni, vittime dell'invidia che provavano. Ma non vi riuscirono, perchè gli Shantil erano, e sono sempre stati, molto pochi, e sanno rendersi irreperibili se lo desiderano. Così, il popolo Shantil sopravvisse, pur contando meno di cento membri, ed ora sono rispettati e temuti in tutti i regni dei quattro continenti.

Elyran proseguì lungo il cunicolo fino a giungere in una grande caverna, il cui soffitto si perdeva in alto, nell'oscurità, e si diresse deciso verso una bottega che mostrava solo una semplice insegna, una stella a sei punte, simbolo della magia.
Aprì la porta di legno ed entrò in una piccola stanza, le cui pareti erano ricoperte di scaffali sui quali si trovavano gli oggetti più disparati, tra cui anelli, amuleti, e bacchette fatte di legni pregiati e gemme preziose. Dentro non c'era nessuno, ma da una stanza attigua, separata da una semplice tenda quasi trasparente, venne una voce burbera
"Arrivo, arrivo, solo un momento." e pochi secondi dopo dalla stanza ne uscì un nano, basso anche rispetto alla normale statura di un nano, e dal girovita molto pronunciato, con una lunga barba bianca che portava infilata nella cintura. Si guardò intorno cercando con gli occhietti cisposi per scoprire chi fosse il suo primo cliente della giornata, e quando il suo sguardo si posò su Elyran, una smorfia di sorpresa, prima, e di rabbia, poi, passarono rapide sul suo volto.
"TU! Tu, maledetto..." cominciò a dire, ma fu prontamente interrotto
"Calmati, mio buon amico nano..."
"Amico? con quale diritto mi chiami amico? Sì, una volta avevo un amico che ti somigliava, Shanti, ma deve essere sicuramente morto, perchè mi rifiuto di credere che non si sia fatto sentire, nè una visita nè una parola di saluto per oltre centocinquanta anni!". Gli occhi del nano erano spalancati, la bocca digrignata in una smorfia di rabbia che metteva in mostra i denti ben curati al pari della sua fluente barba.
"Hai ragione, non è stata una cosa gentile da farsi. Ma sai bene quanto me che c'erano delle faccende che solo io potevo sbrigare, e nessuno di noi due sapeva quanto tempo ciò avrebbe richiesto." replicò Elyran nel tentativo di difendersi, ma fu interrotto con uno sbuffo da parte del vecchio nano, che gli chiese:
"Cosa vuoi?"
"Io credo che tu sappia cosa mi porta qui, Durokan. L'ultima volta che ci siamo visti, prima della nostra lunga separazione, ti affidai un piccolo anello d'argento. Ho bisogno che tu me lo restituisca."
"Lo sapevo! Lo sapevo fin dal momento che si entrato da quella porta che non eri venuto semplicemente ad incontrare un vecchio amico! No, deve sempre esserci uno scopo, in tutto quello che fai, altrimenti non avresti sprecato il tuo tempo venendo fin qui"
"Io preferisco pensare di aver unito l'utile al dilettevole."
"Bah!", e con questo, il nano fece per tornare nella stanza da cui era venuto, come se per lui la conversazione fosse finita, ma prima che potesse muoversi Elyran gli domandò
"Hai ancora l'anello, vero?"
"Certo che ho ancora l'anello. Stavo andando a prenderlo, così potrai andartene e non farti più vedere per altri centocinquanta anni. Peccato che per allora sarò morto." rispose burbero il vecchio nano, ed entrò nella stanza.

Per qualche minuto, l'unico suono nella bottega fu quello di oggetti spostati con malagrazie, e di imprecazioni da parte del nano, finchè non se ne uscì con una esclamazione soddisfatta.
"Ecco l'anello di cui tanto ti preoccupi." disse, porgendo allo stregone un semplice anello d'argento, senza decorazioni. Elyran lo prese, ed iniziò ad esaminarlo con molta attenzione: i suoi occhi a specchio erano infatti in grado di vedere cose che risultano invisibili agli occhi dei comuni mortali.
"Dimmi, Elyran, cosa è cambiato?" incominciò a domandare il nano "Una volta non eri così, eri più estroverso, pronto a divertirti e ad andare all'avventura. Ora sembri solo un cinico mercante di gioielli alle prese con un nuovo acquisto."
"Sono cambiate molte cose, mio buon amico. In primo luogo, sono invecchiato, e ho scoperto di non potermi permettere le spericolate avventure che usavo concedermi un tempo, insieme a te e agli altri nostri vecchi amici..."
"Al diavolo l'età, Elyran, sai bene quanto me che non c'entra niente! Tu eri già vecchio quando il padre di mio padre era ancora uno sbarbatello! Diamine, devi avere più di cinque secoli sulle spalle!"
"Ne ho molti di più, se è per questo. Percorro le vie di questo mondo da oltre novecento anni..."
"Non male, per un umano dalla vita breve. E dimostri a malapena quarant'anni!"
"E' la magia che scorre nelle mie vene a mantenermi giovane, e non ho mai sentito dire di uno Shanti morto di vecchiaia, anche se è sicuramente possibile. Di solito noi non moriamo mai di morte naturale." spiegò con voce lugubre "Ora ti prego, lasciami concentrare, devo capire se questo è l'anello per cui sono venuto."
Così dicendo, assunse un'espressione di intensa concentrazione, ed i suoi occhi si illuminarono di una tenue luce dorata quando con voce profonda ordinò "Rivelati!".
Pronunciò quest'ultima parola nella lingua della Magia, una lingua molto difficile da apprendere, che i maghi e gli stregoni usano per dominare la magia, e attraverso di essa, la realtà stessa. Essa era la lingua che dava il Vero Nome a tutte le cose, e che consentiva di comandare la realtà stessa, ma per quanto fosse difficile da apprendere, era invece compresa da tutte le creature viventi, poichè non è la mente di una persona a capire questa lingua, che invece parla direttamente all'anima.
A quel comando, piccole rune risplendenti come di luce lunare cominciarono ad apparire sulla superficie dell'anello. Era ormai ricoperto circa per metà quando, all'improvviso, si spezzò, cadendo a terra in pezzi.
"Maledizione! Era una semplice copia!" imprecò Elyran. "Ma allora, dove si trova l'originale?" aggiunse più calmo
"Cosa?! una copia? Per tutti questi anni, ho custodito una misera copia di quello che doveva essere uno dei Sei doni?" aggiunse il nano sbigottito.
"Purtroppo, così pare. Ciò significa che dovrò ricominciare a cercare... E dire che ero convinto che fosse proprio lui, quando lo abbiamo trovato la prima volta... Allora il mio incantesimo aveva avuto esito positivo, mentre adesso l'anello si è spezzato... Mi domando come mai..."
"Ahah! questo significa che si va nuovamente all'avventura?" disse Durokan, speranzoso
"Sì amico, ma per te il tempo delle avventure è finito, ti meriti di passare in pace il resto della tua vita."
"Ma un po' di magia in più potrebbe farti comodo!" obiettò il vecchio mago
"Non è la forza della tua magia che metto in dubbio amico, ma quella del tuo vecchio corpo. Mi dispiace, questa volta devo andare da solo.", così dicendo si avvicinò alla porta della bottega, estraendo da una tasca una sottile chiave dorata. La inserì ed inizio a girarla, a volte in senso orario altre in senso antiorario, con un'espressione di intensa concentrazione sul suo volto.
"Non posso crederci! Non credo ai miei occhi! E' la Chiave Omnia, quella? La Chiave dei Venti? Uno dei Sei doni? Non avrei mai creduto di vederne uno..."
"Sì Durokan, è uno dei Sei, e ti sarei grato se tu non dicessi a nessuno che è in mio possesso, soprattutto considerando quanta fatica mi è costato recuperarla"
"Chi la aveva?"
"Un drago nero, che pur non conoscendone il potere, non era esattamente felice di separarsene, come puoi bene immaginare."
"E come hai fatto ad ottenerla?"
"Semplice, ho dovuto ucciderlo. Mi è dispiaciuto enormemente, ma avevo bisogno della Chiave, e lui non mi lasciò altra scelta... Ah, ecco qui" disse, e così dicendo spalancò la porta, che ora non dava più nella grande caverna della città sotterranea, ma su una radura fiorita in mezzo a quello che pareva essere un bosco di sempreverdi.
"Ora devo andare Durokan", disse, sfilando la Chiave dalla serratura, "ma prometto che tornerò presto a farti visita"
"Uhm..." bofonchiò il nano, dubbioso, "malgrado tutto voglio credere alla tua parola, Elyran. Così sia, e possano le nostre strade tornare ad incrociarsi presto".
"Arrivederci, amico" disse lo stregone. Varcò la porta, e con un ultimo sorriso in direzione del nano, la richiuse alle sue spalle.
"Arrivederci, amico" sussurrò il nano nella stanza ormai vuota, le guance rigate dalle lacrime.

tasso85

Messaggio da tasso85 » ven 07/mar/2008 10:01:00

nessun commento? :(

prima di proseguire con la storia, mi piacerebbe sapere se almeno a qualcuno di voi interessa, altrimenti lascio perdere...

tasso85

Messaggio da tasso85 » gio 13/mar/2008 15:54:00

vedo con (dis)piacere che nessuno di voi ha risposto... vabbè, ho deciso che stavolta la storia continua lo stesso...

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La Chiave, con il suo potere, aveva condotto Elyran in una radura nel mezzo di un bosco di conifere e sempreverdi, con l'erba che arrivava alle caviglie, e dove magnifici fiori che erano sbocciati ovunque, bianchi, azzurri, rossi e gialli, creando una meravigliosa sinfonia di colori in quella soleggiata giornata di inizio primavera, e l'aria era fresca e frizzante.
Ma Elyran non aveva tempo da perdere con i fiori, perchè la sua ricerca era appena iniziata, e lui non sapeva dove si trovasse. Si guardò intorno, e si accorse di essere completamente solo nella radura, fatta eccezione per qualche ape ronzante e, in alto nel cielo, un falco che volteggiava in cerca di prede, lanciando il suo richiamo; ed un'idea gli si accese in mente.
"Falco, vieni a me." ordinò usando la sua innata magia. E subito il falco iniziò ad avvicinarsi, scendendo in lente spirali, fino a posarsi con i possenti artigli sul braccio teso dello stregone.
"Mi hai chiamato, sono venuto. Cosa vuoi da me, Shanti?" domandò il falco, nella sua propria lingua.
"Necessito il tuo aiuto, mio pennuto amico. La mia magia mi ha portato in questo luogo, ma non so dove mi trovo, nè cosa mi aspetta sul mio cammino. Allora ti chiedo, come favore, di lasciarmi usare i tuoi occhi. Vola alto per me, e mostrami in che luogo mi trovo, e quali pericoli possano nascondersi tra questi alberi." disse lo stregone, continuando ad usare la lingua della magia, in modo che il falco potesse comprenderlo.
"Lo farò se poi mi consentirai di proseguire la mia caccia senza disturbarmi ulteriormente."
"Così sarà." rispose infine Elyran, e l'accordo fu stabilito.
Subito il falco si levò in volo, maestoso sopra le cime degli alberi, ed Elyran invocò nuovamente la magia per vedere attraverso gli occhi del falco, udire attraverso le sue orecchie, e percepire gli odori nell'aria tramite il suo becco. Elyran vide che il bosco si estendeva per molte miglia verso nord ed ovest, mentre la radura in cui si trovava era poco distante dal confine sud-orientale. La foresta si trovava molto in alto sui bordi di una montagna, la stessa nella quale è nascosta la roccaforte nanica di Ardur, e da lontano giugeva il suono del ribollente fluire del fiume Rahorn.
Nel bosco vi era un'altra radura simile a quella in cui si trovava, distante un paio di miglia, e da lì proveniva intenso, trasportato dal forte vento, l'odore del sangue. Gli occhi del falco vedevano figure che si combattevano, e lampi di luce, ed udì il cozzare delle lame d'acciaio. Subito Elyran ruppe l'incantesimo, dopo aver memorizzato la direzione per raggiungere quella radura.
"Se la Chiave mi ha condotto qui deve esserci una ragione. Forse là potrò scoprirla." e con queste parole sulle labbra, si incamminò verso la battaglia.

Nonostante fosse un abile camminatore, gli ci vollero ben tre ore per percorrere la distanza che lo separava dalla radura, perchè non c'erano sentieri nella foresta, se non qualche pista battuta dagli animali che lì avevano dimora. Ma di questi animali, durante il suo cammino non ne incontrò alcuno. Poca luce filtrava dalla volta della foresta, complice il fatto che uno dei due soli era ormai tramontato, mentre il secondo si trovava a circa tre quarti del suo cammino verso oriente.
Quando infine giunse, stanco ed accaldato per la lunga camminata, vide che oramai la battaglia era finita da tempo, e cadaveri erano sparsi nella radura, il cui sangue fluiva lento da profonde ferite inflitte da qualcuno molto abile con la spada, ed andava a nutrire l'erba ed i fiori. Erano tutti elfi, morti per profondi tagli inflitti da una o più lame, tranne uno, un giovane umano che giaceva riverso su un fianco, il corpo trafitto da molte frecce, le cui mani ancora impugnavano una lunga spada, la lama color dell'argento che traeva riflessi alla luce del sole calante.
Avvicinandosi per osservare meglio quell'inspiegabile carneficina, si scoprì affascinato dalla spada del giovane uomo, ed osservandola meglio si accorse che colui che la impugnava non era ancora morto: nonostante tutte le frecce ricevute, ed il sangue perso, la sua scintilla vitale non aveva ancora abbandonato il corpo. Si mosse quindi più vicino, inginocchiandosi accanto a lui, e si concentrò per evocare un incantesimo abbastanza potente da guarirne le numerose ferite. Per prima cosa dovette togliere le frecce dalle ferite, e quando lo fece l'uomo sussultò, emettendo un fievole lamento di dolore.
"Guarisci il suo corpo." ordinò alla magia, ma questa volta, essa sembrò non obbedire al suo comando, come se lui non fosse potente abbastanza da piegarla al suo volere. Alcune ferite si erano richiuse, ma la maggior parte erano ancora aperte, e da queste fluiva copioso il sangue del ragazzo. Vedendò ciò, egli trasse fuori un coltello dal suo stivale destro, con la lama incisa di rune, e mormorando alcune parole, si incise un taglio sul palmo della mano, da cui fluirono gocce di sangue color rubino, splendenti alla luce morente del giorno. Lasciò cadere alcune gocce del suo sangue su ognuna delle ferite del giovane, e queste subito si richiusero, smettendo di sanguinare.
Fatto ciò, uso la magia per creare alcune bende sottili, con le quali pulì il taglio che si era inflitto, curandolo poi con una pozione a base di erbe che portava sempre con sè, per poi avvolgerle con cura attorno alla sua mano. Infatti Elyran sapeva che, se avesse provato ad usare la magia per guarire quella ferita, avrebbe solo peggiorato le cose: solo il tempo avrebbe potuto guarirla.
Infine, nonostante la stanchezza dovuta alla camminata ed all'intenso uso di magia che aveva fatto in quella giornata, preparò un piccolo accampamento, per sè e per l'uomo che aveva salvato, procurandosi della legna per accendere un bel fuoco, dopo aver fatto sparire i cadaveri degli elfi che erano caduti nella battaglia, e mettendo a cuocere, dopo averli accuratamente scuoiati con il suo pugnale, un paio di conigli che era riuscito a catturare mentre raccoglieva la legna.

Era notte fonda quando il giovane uomo che Elyran aveva salvato riprese i sensi. Aprendo gli occhi, vide con sorpresa lo stregone seduto accanto al fuoco, che lo guardava soddisfatto.
"Chi sei?" biascicò, la bocca impastata dal sonno e dal sangue. Sputò a terra, per cercare di scacciare l'orribile sapore che sentiva, il sapore del suo stesso sangue.
"Il mio nome è Elyran e... ti ho salvato la vita." rispose lo stregone, mostrando a titolo di spiegazione la sua mano fasciata. "Ora, posso sapere il tuo nome?"
"Arthur." fu tutto ciò che l'uomo riuscì a dire, in un bisbiglio.
"Bene, Arthur, dimmi..." incominciò Elyran, con una strana luce nei suoi occhi a specchio, "Dimmi, dove hai preso quella spada?"
Ma il giovane uomo si era nuovamente addormentato, il volto sereno illuminato dalla luce della mezza luna che splendeva alta nel cielo.

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Messaggio da Bec *bory* » dom 16/mar/2008 10:03:00

Continua! :)

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Messaggio da Claudio-Olyandra » dom 16/mar/2008 10:31:00

tasso85 ha scritto:nessun commento? :(
prima di proseguire con la storia, mi piacerebbe sapere se almeno a qualcuno di voi interessa, altrimenti lascio perdere...
Mi piacerebbe davvero leggere il tuo racconto come quello degli altri, ma non ho il tempo materiale per assaporarlo decentemente per poterlo valutare, capisci? Spero di poter dare il mio contributo fra qualche tempo, ok?
Daimon uniuscuiusque humanitatis caput et fundamentum est semperque esto!

tasso85

Messaggio da tasso85 » dom 16/mar/2008 21:44:00

Claudio-Olyandra ha scritto:Mi piacerebbe davvero leggere il tuo racconto come quello degli altri, ma non ho il tempo materiale per assaporarlo decentemente per poterlo valutare, capisci? Spero di poter dare il mio contributo fra qualche tempo, ok?
nessuna fretta, in realtà non è importante ricevere commenti, ma solo sapere se a qualcuno interessa la storia oppure no... e visto che a quanto pare vi interessa, se riesco domani la proseguo :D

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